Capitolo 15 - Victoria

36 3 0
                                    

La settimana scorre in fretta e lentamente allo stesso tempo.
Da un lato sono impegnatissima con lo studio, che aiuta a distrarmi, dall'altro non faccio altro che contare i minuti che mi separano dalla lezione di matematica.
Il che è da stupidi, visto che da lunedì scorso non ho alcuna notizia di Damon.
E questo è male, visto che ha tutti i miei contatti e sa anche dove abito.
Scioccamente, salgo le scale a due a due, impaziente di entrare in quell'aula dove vedrò il suo viso bellissimo.
Entro con un gruppo di studenti rumorosi, e mi siedo in una fila centrale.
Lui ancora non c'è.
L'ansia aumenta come se stessi per discutere la mia tesi di laurea.
Cosa farà? Sarà distante e professionale?
Sicuramente sì, in fondo siamo ad una lezione con più di venti studenti.
Ecco che la porta si apre.
Damon entra con la sua camminata spavalda senza salutare la classe. È esattamente bello come lo ricordavo, mascella squadrata coperta da un accenno di barba, labbra piene e occhi penetranti.
-C'è qualcosa che non vi è chiaro dalla volta scorsa?-
Beh, a me sì. Per esempio perché sei sparito.
Ah, ma intende della lezione?
-Ok, allora andiamo avanti.-
Per tutta l'ora il suo sguardo non incontra il mio neppure per sbaglio.
E comincia a darmi sui nervi, perché ovviamente mi sono fatta un'idea sbagliata.
Per fortuna la lezione finisce in fretta. Raccolgo la borsa e mi alzo.
-Miss Sanders, potrebbe trattenersi un momento?-
Il cuore mi salta in gola solo a sentirlo pronunciare il mio nome. Annuisco incerta, e torno a sedermi.
Quando tutti gli studenti sono usciti, Damon cammina lentamente verso il mio banco e vi si siede sopra.
Siamo troppo vicini perché la tensione nell'aria mi lasci respirare.
Non emette un suono, e spero che non voglia che cominci io. Non saprei che dire.
-Come stai?-
-Bene, tu?-
-Bene...scusa per la volta scorsa. Non so che mi è preso, ma quando ti sono vicino è difficile controllarmi.-
-Nessuno ha detto che devi.-
L'ho detto davvero?
Credo proprio di sì, visto che mi guarda basito.
-Hai sempre la battuta pronta, vero?-, mi sorride, ed io mi sciolgo.
-Cos'hai da fare oggi?-
-Nulla...la mia giornata universitaria finisce qui. Vorrei ringraziarti per l'auto, posso offrirti un caffè?-, dico un tono fin troppo nervoso, perfino alle mie orecchie.
Perché?Perché ho scollegato il cervello dalla bocca?
Lui fa no con la testa ed io... vorrei scomparire.
Poi, lentamente, mi sorride.
Avvicina la bocca al mio orecchio, -ah, che brutto vizio!- ,ed istantaneamente mi viene la pelle d'oca.
-Ti rendo nervosa.-
Non è una domanda, lo sa bene.
-Non mi piace metterti a disagio.-
-Non lo fai. È che non sono più...abituata alla vicinanza di un... uomo. -
Oh mio Dio! Sono così stupida! Cosa cavolo dico!?!?
Damon, però, mi rivolge un sorriso caldo. Dio, sono sicura che la sua bellezza sia illegale, mi sento come se avessi bevuto.
-Perché non lasci avvicinare nessuno? Non hai avuto relazioni serie da quando sei al college?-
Ops, dritto al personale.
-No.-
-E neppure qualcuna occasionale?-
-Non nel senso che intendi tu.-
-Non intendevo niente. Ti sto infastidendo?-
Annuisco. Semplicemente perché è la verità. Non mi va di raccontargli così su due piedi la mia storia.
-Non era mia intenzione. Perdonami.-
C'è un attimo di silenzio in cui sento vibrare il suo cellulare.
Lo caccia dalla tasca, guarda lo schermo, e lo riposa. E sono quasi certa di aver visto un lampo di indecisione nei sui occhi.
-La tua ragazza?-
-Non sarei qui con te se fossi impegnato. Non ti avrei neppure baciata due volte.-
Bella risposta.
-Monogamo?-
-Ovviamente. E pretendo che anche la mia donna lo sia. Non amo condividere.-
La sua donna? Mi sento un po' confusa.
-Mi piaci molto, credo che tu l'abbia capito.-
Non rispondo. Non lo guardo neppure. E credo che non sto neanche respirando.
-Victoria, ti penso molto. E non mi capitava da un po'. Da quando ti ho assaggiato, non faccio altro che pensare alla tua bocca.-
Sto sognando. Non lo sta dicendo davvero.
Mi volto e incontro il suo sguardo caldo e passionale.
-E tu?-
-Io cosa?-
-Pensi a me?-
Non risponderò a questa domanda.
-Se è così perché non mi hai più cercata?-
Damon sospira. Non mi risponde subito come se stesse anche lui cercando di eludere la domanda.
-Stavo facendo la cosa giusta. Sono un uomo difficile. E tu sei una ragazza così dolce. Non vorrei mai ferirti.-
Oh, mi feriresti allontanandomi.
-Ma poi quando ti vedo non riesco a stare lontano da te. Sei diventata un'ossessione per me. Quando non ci sei penso a cosa stai facendo, se qualcuno ti sta tenendo compagnia....se qualcuno ti sta guardando come l'altra volta al locale. -
Mio Dio, sento che potrei svenire da un momento all'altro. Le corde vocali mi si sono di nuovo incollate. La forza e la passione delle sue parole mi spaventa ed emozionano contemporaneamente.
-Io non so più cosa significa avere una relazione, ma se non è troppo o troppo presto per te, vorrei tu fossi mia.-
Lo dice tutto d'un fiato, come se pensasse di dirmelo da sempre. Il che è contraddittorio, in fondo ci conosciamo da pochissimo. E comunque, non ha neppure accettato il mio stupido invito per un caffè.
-Ti prego, Victoria, guardami.-
Mi giro verso di lui e fisso i miei occhi nei suoi.
Mi ha davvero chiesto di essere la sua donna.
-Anche io non ho un carattere semplice. Non mi conosci così bene. Non siamo neppure usciti insieme qualche volta.-
-Stai cercando una scusa? Perché non la bevo. Sono sicuro che anche tu senti la stessa elettricità che sento io quando mi sfiori.-
Sì, quant'è vero. Quella corrente che mi fa ingoiare la lingua.
Allora eccomi qua, ti faccio entrare o no nella mia vita?
Ma che dico, ci sei già... e se non ci sei, ti penso. Non si scappa. Quest' uomo bellissimo vuole stare con me e io sto ancora pensando? Mi scappa un sorriso. Poi avvicino il viso al suo e gli sfioro delicatamente le labbra.
-Ti farò impazzire.-
-Lo fai già. Ma preferisco avere una petulante te, che nessuna te.-
Entrambi scoppiamo a ridere. Poi lui si ferma e mi guarda serissimo. Quello sguardo che mi mette a disagio. In un nanosecondo avvolta tra le sue braccia, le sue labbra che cercano affamate le mie. Il suo corpo contro il mio mi da una sensazione così bella che vorrei restare ferma in questo momento a vita.
Ma poi uno di noi due deve essersi ricordato che siamo in un aula del campus, dove chiunque, in qualsiasi momento, può entrare, e ci stacchiamo.
Sento di nuovo il suo telefono vibrare, ma stavolta non guarda neppure chi è.
Mi sento a disagio perché ci conosciamo da così poco e non mi pare il caso di pressarlo per sapere chi è che lo chiama in continuazione, ma la cosa già mi rode.
-Allora, che si fa? Posso inviarti ufficialmente a cena per un primo appuntamento?-, me lo dice così dolcemente che mi si scioglie il cuore.
-Mi sembra giusto, devo valutare la merce prima di acquistare, non credi?-, dico ammiccando.
-Ormai non si torna indietro, quando ti ho fatto la proposta se non sbaglio invece di declinare mi sei saltata addosso. Quindi ormai hai acquistato.-
-Oh, d'accordo, ma sei tu quello che mi è saltato addosso. -
Damon ride di gusto.
-Hai ragione, un punto per te. Allora, immagino che adesso dovrai fare tutte quelle cose da ragazza, tipo chiamare la tua migliore amica per aggiornarla, poi smontare l'armadio e stare tre ore avanti allo specchio.-
-Esattamente in quest'ordine.-
-Allora passo a prenderti alle otto. Non ti impegnare troppo avanti allo specchio, sei già bellissima.-
Il mio stomaco ricomincia a sfarfallare a quelle parole. Mi lascia senza fiato e non so che dire. Non mi esce neppure un grazie.
-Allora a dopo.-, dice lui, per destare almeno la minima reazione
-A dopo.-, riesco a dire.
Poi mi alzo sulle punte, mentre lui mi tira tra le sue braccia e mi bacia.
Lentamente, come sa fare benissimo. Quei baci che non nascondono il desiderio, la fame.
Mi sembra tutto così strano e così bello, che ho paura di svegliarmi e capire che è solo un sogno.

FallingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora