Capitolo 4

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Guardo il signor Vickinsky con aria diffidente, cercando di decifrare il suo sguardo.

Poi la vedo. La disperazione nel suo viso, nella sua espressione. Gli occhi rossi dal pianto. Le occhiaie scure. Le rughe sempre più profonde.

Come ho fatto a non accorgermene prima?

Rimango ferma ancora qualche secondo interdetta, poi faccio come mi chiede, e mi siedo.

All'inizio nessuno dei due parla.
Lui continua a fissarmi con una certa urgenza nello sguardo.
Sposto l'attenzione sul paesaggio fuori dalla finestra. Sta per piovere.

«Roza sta morendo.»

Mi giro di scatto e lo guardo a mia volta.
Lui continua.
«Non pensavo fosse grave...» i miei genitori mi avevano raccontato ciò che tutti sapevano: la figlia dei nostri vicini era malata e loro stavano per partire per aiutarla. Nessuno aveva mai parlato di morte.

Victor ha un sussulto. «Nemmeno noi all'inizio. Una malattia al sangue, ci avevano detto. "Basterà farle qualche prelievo e darle qualche antibiotico, si rimetterà benissimo" e per i primi tempi ha funzionato, ci sembrava davvero una cosa da niente...» Si lascia andare ad una risata amara. «Poi, improvvisamente, non ha funzionato più. Le resta qualche mese di vita.»

Sono un uragano di emozioni.
Provo tristezza, rabbia, confusione, pietà.
Al centro di questo tornado c'è una domanda che mi tormenta, perché mi sta raccontando questo?
Perché a me? Perché ora?

«Te lo sto dicendo, Marlene» continua lui, come se mi potesse leggere nel pensiero, «perché voglio che tu sappia delle cose, prima della nostra partenza. Delle cose sulla Restaurazione. Voci che girano da qualche tempo ormai. Ne sarai sicuramente a conoscenza.»

«Voci?» chiedo. Ma so benissimo di cosa sta parlando.

La sua risposta mi lascia comunque basita.
«Il South, tesoro. La Resistenza.»

Mi guardo intorno preoccupata, Victor sta parlando di cose pericolose, e gli Scienziati sono sempre in ascolto.
Poi quasi mi viene da ridere, perché proprio io sto pensando al pericolo, proprio oggi che sono stata ripresa a scuola perché non so tenere la bocca chiusa.

«Sono solo voci.» rispondo. Ma c'è una piccola parte dentro di me che dice che non è vero, che le voci sono vere e io lo sapevo io lo sapevo io lo sapevo

Lui scuote la testa. «È tutto vero. Loro esistono. Qualcosa sta cambiando Marlene, e tu devi essere pronta ad affrontarlo.»

Mi alzo di scatto dalla sedia, sono spaventata dai discorsi che sta facendo, non dovrei essere io la persona a cui dire queste cose.
Sono solo una ragazza, una Talentuosa oltretutto, e anche per niente affidabile.
La curiosità però mi impedisce di scappare.

Questa volta parlo con più calma. «Perché io? Perché sta raccontando tutto a me?»
Mi sento un animale in trappola e non capisco perché. Come non capisco come sia possibile che parlare di queste cose proibite mi stia facendo sentire un brivido di emozione lungo la schiena.

Victor indica la sedia. «Siediti per favore.»

Mi siedo.
E lui inizia a spiegare.

«Sai cara, ormai ho quasi 60 anni. Vivo in questo quartiere da quando sono nato e amo questo posto. Quando presero Roza in quella compagnia di attori ero molto felice per lei, ma non volevo che se ne andasse. La produzione per cui lavorava era nel basso Centro e tutti sanno che quella zona è pericolosamente vicina al South. Quando chiamò me e Raide per avvisarci della scoperta della sua malattia, io e mia moglie partimmo subito per andare da lei. Al nostro arrivo, non riuscivamo a capire cos'era che non andava. Era bellissima come al solito, ma sembrava spenta, come se fosse perennemente stanca. La andammo a trovare ogni tre mesi e ogni volta lei peggiorava. Dimagriva sempre di più, le si arrossava la pelle, le...» la sua voce si spezza un attimo, quando riprende è poco più di un sussurro. «le cadevano i capelli.»

Fa una pausa. Chiude gli occhi. Se mai mi chiederanno di descrivere una persona che crolla, penso, descriverò Victor Vickinsky in questo istante.

Non sento niente, nessun suono.

Che rumore fa quindi una persona che crolla?

E se non fa rumore, chi va a raccoglierla?

Quando ricomincia a parlare sono passati minuti, e la sua voce è rassegnata. «Se c'è una cosa che ho imparato da tutto questo Marlene, è che alla fine tutto svanisce. Anche la bellezza.»

Ormai non riesco più a trattenere le lacrime e lo detesto, lo detesto perché mi sta raccontando queste cose e io non voglio saperle e non voglio che continui ma voglio saperle e voglio che continui

La curiosità uccise il gatto, dicevano. Mai proverbio mi sembrò più vero.

Non lo riconosco nemmeno più. La sua voce è urgente, disperata. Sembra stia per finire il tempo a sua disposizione, se mi sforzo riesco quasi a sentire le lancette di un orologio immaginario ticchettare nella mia testa. Quando parla la clessidra ha quasi svuotato tutta la sabbia. «Ci dividono in Classi e ci dicono di comportarci con determinati atteggiamenti ma nessuno ci dice che alla fine moriremo tutti uguali. Moriremo tutti stupidi, brutti e incapaci. Niente dura per sempre, tesoro. Niente.»

E mentre Victor mi dice queste cose penso che si, forse ha ragione. E capisco perchè me le sta raccontando. Perchè io capisco. Perchè lui mi conosce fin da quando ero piccola e conosce quello faccio, come penso, come agisco. Perché lui mi ha sempre considerata speciale, diversa agli occhi degli altri. Forse questo è il suo ultimo atto di estrema fiducia verso di me.

Mi sta raccontando tutto questo perchè sa che non rimarrò indifferente.
Perché sa che le sue parole non moriranno qui, con noi, in questa stanza. Me le porterò dentro. Farò qualcosa. Perché Victor mi conosce, sa quanto io possa essere testarda, impulsiva e curiosa. Curiosa.

Sono il gatto.

Fino ad oggi tutti gli adulti, gli insegnanti e persino i miei genitori mi hanno sempre tenuta sotto controllo. Per impedirmi di farmi male, di gettarmi a capofitto in qualcosa per farmi male. "Sei una fiamma pronta ad incendiare tutto" mia mamma lo ripete in continuazione. "Il nostro compito è impedire che ciò accada."

Lui vuole che io bruci.

Allora glielo chiedo. «Lei vuole che tutto questo cambi, non è vero? Per questo me ne sta parlando.»

Sembra diverso ora, come se si fosse liberato di un peso. Di una questione che aveva in sospeso.

Sospira. «Io vorrei poter dire a mia figlia che è bella. E intelligente. E talentuosa. Voglio poterglielo dire senza che mi considerino pazzo. O peggio.»

Dal piano di sotto arriva la voce di Raide che ci urla di scendere, si sta facendo buio e devo andare a casa.

Victor si alza.
«Devi trovarli. Se vuoi che le cose cambino, devi trovare la Resistenza.»

Mi giro e ci guardiamo fissi negli occhi. Ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma non c'è più tempo, e ogni minuto che passa diventa sempre più rischioso.
Come posso fare quello che mi chiede?

Mi fissa dritto negli occhi. «Addio Marlene. Sii talentuosa. E bella. E intelligente. Fa' che le cose cambino.»

Poco prima di scendere dalla soffitta mi volto un' ultima volta verso di lui.
Una ragazza speciale, diceva.
Non posso deluderlo.

«Cambieranno.»

Beautiful, Talented, Intelligent. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora