Capitolo 11

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«Cosa diavolo stavi facendo?»

Sono ancora sotto shock. Questa volta sono sicura di ciò che ho sentito, non posso aver capito male. Stanno succedendo troppe cose, non posso ignorarle tutte. Le parole di Victor, il messaggio, lo sguardo di Ivy e ora questo. Sta succedendo qualcosa. 

James mi volta nella sua direzione, senza smettere di fissare il punto dov'ero appostata fino a pochi istanti fa. Non riesco ad ignorare la sensazione che si sia qualcosa di sbagliato, qualcosa che vogliono tenermi nascosto.
«Non si origlia Marl, mai.» fa un sospiro preoccupato. «Cosa hai sentito?» 

Non voglio dirglielo. Non ancora. Voglio cavarmela da sola per una volta. Voglio cercare di comporre i pezzi di questo complicato puzzle senza l'aiuto di nessuno. Victor aveva cercato di mettermi in guardia, di dirmi qualcosa. Ora sto iniziando a notare cose che prima non avrei mai visto, cose insolite, piccoli segni. 

James.

«Niente. C'è polpettone di carne per cena, e io odio il polpettone di carne. Con tutta me stessa.»  Cerco di abbozzare un sorriso. Lui mi guarda scettico. 
«Niente, davvero.» ripeto.

Continua a fissarmi. «Va bene.»
Annuisce. Non ci ha creduto minimamente, lo so. 

Mi poggia una mano sulla spalla, stringendola leggermente. «Ascolta, lo so di non essere la persona migliore su questo pianeta e nemmeno la più affidabile, però sono tuo amico. E tu sei mia amica. Quindi se c'è qualcosa di cui hai bisogno di parlare io ci sono. Suona terribilmente come una frase fatta ma lo sai che non lo è. Sono sincero, puoi contare su di me.»  

Sono veramente colpita dalle sue parole, non si era mai rivolto a me in questo modo così sincero. Quasi...disperato. Come se mi stesse pregando con gli occhi di parlare con lui, di confidarmi. Di renderlo partecipe dei miei dubbi, delle cose che stanno accadendo.

Siamo amici, ha detto. Amici

E probabilmente siamo i soli che abbiamo.

 «Grazie.» Non saprei che altro dire. La mia mente è piena di pensieri, sentimenti, confusione.
Troppa confusione. Mi verrà un'emicrania. 

La voce squillante di mio padre ci fa sobbalzare entrambi. «Allora ragazzi, pronti per una cena sensazionale?» Si blocca. «Cosa stavate facendo?»

Mi accorgo solo ora di come possa sembrare equivoca la situazione. Sono appoggiata al muro, con James a tenermi una mano sulla spalla, dolcemente. Ci dividono solo pochi centimetri. 

Ci stacchiamo immediatamente. James si gratta il collo, a disagio. Io sto guardando a terra. 

Perchè mi sento così in imbarazzo?

«Non importa, sono troppo euforico per pensare a voi due. Poison Ivy e William hanno portato un sacco di regali, se ci raggiungete iniziamo a scartarli. Io adoro i regali.» Scompare dietro la porta della cucina, ancora sorridendo. 

Io e James ci scambiamo uno sguardo veloce, poi raggiungiamo mio padre in cucina, da dove provengono risate e voci felici. 
Per un momento quasi mi dimentico cosa stava accadendo poco fa.

Ci avviciniamo al tavolo e prendiamo posto, uno di fianco all'altra. Eureka è seduta a capo tavola, vicina a me. All'altro capo è seduto papà, vicino a James e William. Mia madre e Ivy di fronte a me.   

«Allora...» inizia mia sorella maggiore, ma viene interrotta da Eureka. «Posso sedermi io vicino a James?» 
Tutti ci giriamo a guardarla.
Lui annuisce. «Certo.» sfodera un ampio sorriso mentre ci scambiamo di posto.
Penso che Eureka si sia presa una cotta per lui, ma non ne sono sicura. Sarebbe decisamente divertente.

Ivy riprende. «Dicevo...io e William abbiamo portato qualche bel regalo per voi. Chi vuole il primo?»
La più piccola di casa irrompe in un gridolino di gioia. «Io! Io per favore!»
Ci mettiamo tutti a ridacchiare, papà ride rumorosamente. William le porge un piccolo pacchetto rettangolare ricoperto di carta rossa. In meno di 10 secondi il pacco è già scartato e la scatolina aperta. All'interno c'è un piccolo aggeggio nero pieno di pulsanti. Eureka salta in piedi sulla sedia. «Non ci credo non ci credo! È la nuova calcolatrice XZ2000! E in versione tascabile! Come avete fatto a trovarla?» Ivy e il suo ragazzo fanno spallucce, sorridendo. Lei contiua. «Devo andare subito a provarla! Posso mamma?»

Lei annuisce. «Ma certo, ti chiamiamo quando è pronta la cena» 

Eureka corre subito verso la sua camera, appena fuori dalla porta della cucina però si ferma. «James poi devi assolutamente vedere come funziona!» Lui la guarda e ride. 

Già, ha preso proprio una bella cotta.

La consegna dei regali continua, questa volta senza euforia esagerata. Per mia madre uno splendido set di pennelli da acquerelli nuovo di zecca, con tanto di incisione dorata su ogni manico. Una piccola fitta di gelosia mi attanaglia lo stomaco. A mio padre invece viene regalata una lunga e preziosa sciarpa di seta, interamente ricamata a mano con decori dai colori chiari e splendenti. Ovviamente lui è entusiasta, e la prova immediatamente. Tra Belli ci si intende.

«Ora è il turno di Marlene.» Mia sorella mi guarda maliziosa, con una luce impaziente negli occhi. Nello sguardo di William invece leggo un velo di preoccupazione, ma deve essere solo un'impressione vista la situazione tutt'altro che preoccupante. Decido di non farci caso.

Anche a me viene consegnata una scatola rettangolare, più piccola rispetto a quella di Eureka, incartata con un discreto fiocco azzurro. Mi tremano le mani mentre la scarto, cercando di non rovinare l'involucro blu scuro perfettamente confezionato. Scopro una piccola scatolina di velluto rosso, con incise sopra le iniziali M.C. in corsivo. È bellissima. La apro.

Quello che trovo all'interno mi lascia senza parole. 

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