Capitolo 9

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«Quindi, in definitiva, il bilancio di oggi è positivo o negativo?»

Io e James stiamo tornando insieme a casa da scuola, terminata questa giornata impegnativa. 

Il cielo è nuvoloso e sta per piovere. Ogni tanto si sente qualche tuono in lontananza vibrare nell'aria pungente piena di cariche elettrostatiche. Spero di riuscire ad arrivare a casa in tempo. Ovviamente stamattina sono uscita senza ombrello.

Lui riflette qualche secondo prima di rispondere. «Direi abbastanza positivo. Ho avuto dei primi giorni di scuola decisamente peggiori di questo. E poi mi sono fatto un'amica.» si gira e mi fa l'occhiolino. «Forse due, se contiamo Drew. Anzi tre, con Katrina. Anche se sicuramente lei non posso ancora considerarla un'amica. Ha un carattere forse troppo diverso dal mio.»
Smette di parlare e inizia a vagare con lo sguardo. Dopo qualche secondo riprende. «Le scuole erano diverse dove vivevo prima.»

Faccio mente locale, poi ricordo. «Vieni dall'estremo Centro, giusto?»
Lui annuisce.

All'improvviso ripenso alle parole di Victor. A quella sera. 

«E...com'è lì?» domando incerta.

Lui si gira e mi sorride.

«Caldo.» fa una mezza risata e si gira di nuovo, ora lo vedo solo di profilo. Un minuscolo raggio di sole riesce a farsi strada tra la marea di nuvole sopra di noi e illumina un albero alla nostra destra. 

Proprio mentre sto per aprire bocca per fare altre domande sulla sua vecchia casa mi accorgo che siamo arrivati d'avanti a casa di James. Hanno piantato un piccolo alberello di mele nel giardino. La macchina dei suoi genitori è parcheggiata nel vialetto.

Mi volto verso di lui. «Beh, direi che qui ci salutiamo. Casa mia è più avanti.»

Appena mi giro sento la sua voce bloccarmi. «Ti accompagno.»

Mi volto di nuovo per guardarlo confusa. «Perché dovresti?»

Lui fa un mezzo sorriso impacciato, in imbarazzo.

Fa spallucce. «Perché mi va di farlo.» si avvicina di nuovo a me.
Riprendiamo a camminare in silenzio. Continuo a pensare che questa idea non abbia senso, visto che poi lui dovrà tornare indietro di nuovo. 

Lo ha fatto perchè gli va di farlo. 

Forse è questo che si prova ad avere degli amici.

Dopo qualche minuto di camminata arriviamo davanti a casa mia. Dalla finestra della cucina vedo mia madre intenta a decorare un vaso di terracotta con dei motivi floreali. Le sta venendo benissimo, ovviamente. Come tutte le cose che fa.

La voce di James mi riporta alla realtà. «Ora possiamo salutarci.» Un sorriso sbilenco gli compare sul volto.

Lo guardo attentamente. «Perché hai voluto riaccompagnarmi a casa, James?» Il suo sorriso si amplia ancora di più.

Imbocca il vialetto per tornare a casa. «Domani mattina ti passo a prendere alle sette e mezza, così andiamo a scuola insieme.»

Non è una domanda. 

E a me va bene così.

Annuisco. «Ci vediamo domani mattina allora.» 

Quando è ormai fuori dal cancello si blocca. «Dimenticavo, ho lasciato un biglietto con il mio numero di telefono nella tasca sotto della tua borsa, in caso di emergenza. A domani.» mi rivolge un cenno di saluto poi mi richiama, «E comunque...se un ragazzo insiste per riaccompagnarti a casa, no fargli tante domande. Accetta e basta.» Si volta e scompare dietro l'angolo del marciapiede.

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