Capitolo 21

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«Tu lo sapevi?» 
James sobbalza al suono della mia voce. Alza la testa sorpreso, ho interrotto il silenzio che ci avvolgeva da quando siamo partiti.
«Potresti essere più specifica?» mi domanda. Gli angoli della sua bocca si alzano in un sorriso beffardo.
Sospiro. Mi alzo dall'angolo buio dove sono seduta da ore e mi avvicino alla porta semiaperta, guardando i campi che sorpassiamo veloci. 
Prendo un respiro profondo. «Di Katrina. Il suo tradimento.»

James ride amaramente. «Tecnicamente siamo stati noi, i traditori.» Gli lancio un'occhiataccia, lui sorride. «In ogni caso no, non lo sapevo. O meglio, non sapevo che la spia fosse lei. Penso abbia un ruolo importante nella Restaurazione, l'ho vista insieme ad uno Scienziato.» 
Sento un brivido scorrermi sulla schiena. Ecco chi era quell'uomo che l'ha trattenuta mentre noi scappavamo.
Come ho fatto a non accorgermene prima? Non ho mai notato qualcosa di diverso nel suo atteggiamento?
James sembra leggermi nel pensiero. «Non ti crucciare, non è stata colpa tua. Probabilmente è solo imparentata con uno di loro e ha semplicemente riportato il tuo comportamento strano degli ultimi giorni.» mi fissa per un attimo di troppo «Perché, diciamolo, non è che sei passata proprio inosservata. Ho perso il conto degli attacchi di panico che hai avuto da quando ti ho detto del piano.»

Sospiro, mi sento davvero colpevole ora. Non pensavo fosse colpa mia la nostra fuga anticipata. Ho destato troppo sospetto con il mio cambio repentino di umore.
Abbasso la voce. Mi sento leggermente paranoica ora, forse mi stava tenendo d'occhio fin dall'inizio io non me ne sono mai accorta. «Quindi non credi che fosse una spia mandata dal Governo a controllarmi? Perché io e Katrina siamo amiche da molto tempo e non sarebbe tanto assurda come ipotesi.»
Lo sento ridere alle mie spalle. «Invece si, è assurda.»
Si alza e mi raggiunge vicino alla porta, anche lui guarda i campi scorrere davanti a noi. «Con le persone vicine agli Scienziati è più difficile passarla liscia. Sono educate fin da piccole ad essere più attente ai comportamenti insoliti o anomali delle persone che le circondano. Non puoi mai sapere di chi poterti fidare.»
Lo guardo di sfuggita, la pelle intorno alla ferita sul braccio è arrossata. Se la caverà con qualche dolore e una bella cicatrice. È stata fortunato. Sempre che essere sfiorati da una pallottola indirizzata alla tua testa possa essere considerata fortuna. 
Mi siedo, le gambe sospese fuori dal vagone. Nemmeno a questa velocità si riesce a trovare un po' di sollievo dal caldo afoso che ci opprime. «Come fai a sapere tutte queste cose? Insomma, ricevete una specie di addestramento ribelle fin da piccoli oppure sei solo tu ad essere così informato? Non capisco.» 

La sua risata mi scuote fin nel profondo, sembra così tranquillo. Come se la scorsa notte non fosse successo nulla. Scuote la testa piano, ancora sorridendo. «Dio, Marlene...» un angolo della sua bocca si solleva più dell'altro «non siamo delle specie di selvaggi sporchi di terra che cacciano animali e vengono addestrati ad uccidere.»
Mi fingo sorpresa. «No?»
Lui abbassa lo sguardo su di me. «Sai cosa? Non importa.» Si siede al mio fianco, senza smettere di sorridere. 
Sono contenta che tra di noi sia tutto normale, soprattutto dopo tutte le cose successe negli ultimi due giorni. Siamo stati freddi e nervosi l'uno con l'altra, quasi come se tutto quello successo prima della fuga non fosse mai accaduto. Le passeggiate fino a scuola, le risate, il tempo passato insieme. 
Il bacio.
Il ricordo di quel momento compare improvvisamente nella mia testa, facendomi sentire imbarazzata. Sento le guance diventarmi rosse e bollenti. 
Lo sguardo di James si posa su di me, curioso. Deve aver notato il mio improvviso imbarazzo. Lo vedo di sfuggita mentre si lascia cadere all'indietro, appoggiato sui gomiti e con le gambe lasciate dondolare fuori dal vagone. Lo guardo anche io.
É lui il primo a parlare. «Tra di noi è tutto a posto, giusto?» mi chiede pensieroso.
Accenno un sorriso. «Certo, perché non dovrebbe?» 
Lui sembra sollevato, distoglie lo sguardo. «Sai, non ti ho mai chiesto veramente scusa per quel bacio. Era fuori luogo, e mi dispiace davvero. Non era mia intenzione confonderti o infastidirti.»

Il tono sincero della sua voce mi lascia perplessa. Pensavo di essere l'unica a pensarci ancora. Evidentemente mi sbagliavo. Sento il calore sulle guance sparire, così come l'imbarazzo. Mi sento sollevata, sono felice che la questione sia stata finalmente risolta. Detesto lasciare i problemi in sospeso.
«Non ti preoccupare.» dico sinceramente «Era solamente un bacio.»
Vedo gli occhi di James spalancarsi leggermente, poi si lascia andare ad un profondo sospiro. «Oh...menomale. Sai, per un momento ero convinto di averti rubato il tuo primo bacio e mi sono sentito un ragazzo orribile. Ora mi sento davvero sollevato.»
Scuoto la testa divertita. «Non lo era, quindi puoi tornare a considerarti un ragazzo per bene.» 
Un sorriso beffardo gli appare sul viso. «Chi ha mai detto che mi considero un bravo ragazzo?»
Mi lascio andare ad un leggera risatina. «Oh, giusto. Hai appena rapito una ragazza e fai parte di un'organizzazione che vuole rovesciare il governo, me l'ero scordato.» 
Mi tira una ciocca di capelli scherzosamente. «Non ti ho rapita. Sei venuta con me di tua spontanea iniziativa...più o meno. In ogni caso non si può certo parlare di rapimento.»
Alzo le mani in segno di resa. 
Passano alcuni istanti di silenzio in cui nessuno parla. Poi James continua. «Quindi...» mi chiede provocante «non ero il primo ragazzo?» 

Sospiro, ha proprio voglia di parlare di questo argomento, al contrario di me. «No, James. Ho baciato dei ragazzi, prima di te. Anche delle ragazze. In ogni modo, non capisco davvero come questo possa interessarti.» 
Lui ignora il mio tono leggermente seccato. «Ragazze?» mi chiede incuriosito.
Ora è il mio turno di sorridere scherzosamente. «Devi assaggiare tutti i piatti prima di decidere cosa ti piace e cosa no.»

Questo sembra zittirlo definitivamente. 

-- ♤♡♢♧ --

Spalanco gli occhi improvvisamente al rumore dallo stridere dei freni del treno. Mi alzo a sedere con uno scatto, i miei occhi vagano per la cabina buia alla ricerca di James. Lo trovo immediatamente, anche lui seduto nel suo angolo. I raggi chiari della Luna sono la nostra unica fonte di luce in questa notte scura.

«Questo non era previsto.» mi dice prima di scattare in piedi e raggiungermi. 
Siamo in viaggio da esattamente un'ora e mezza, questo significa che stiamo per oltrepassare il confine del North per entrare nel Centro. E che non dovevamo fermarci.
Sento James iniziare a raccogliere i nostri zaini e le poche cose sparse in giro per la cabina, non sembra nervoso. Gli chiedo cosa sta facendo. «Ci dobbiamo nascondere, Marlene. O vuoi farti trovare qui mentre inizieranno la perquisizione del treno?»
Mi sento leggermente offesa per non averlo capito prima. «Ma avevi detto che non ci saremmo fermati.» Sento qualcosa sbattere in lontananza, vedo i movimenti di James farsi più veloci. Non mi guarda quando risponde. «Devono aver ricevuto ordine dagli Scienziati di fare dei controlli extra, vista la nostra fuga. Probabilmente sono riusciti a rintracciare il nostro treno. Basta domande ora, prendi lo zaino.» Faccio come mi dice, poi lo vedo mentre sistema alcuni cumuli di paglia per nascondere le nostre tracce. 

Mi prende per mano e inizia a tirarmi verso un lato completamente buio del vagone, dove sono posizionate varie casse di legno accatastate a formare un cumulo. Ne scoperchia una tra le più grandi, dove butta i nostri zaini. Si guarda velocemente alle spalle prima di iniziare a parlare sussurrando. «Dobbiamo nasconderci qui dentro, non avranno mai il tempo di controllare tutte le casse presenti su questo treno merci, quindi faranno un controllo veloce. Non abbiamo lasciato nessuna traccia quindi non dovrebbero insospettirsi. Ora entra e sistemati addossata alla parate, dobbiamo entrarci entrambi.» 
Faccio come mi dice. All'interno della cassa non filtra nemmeno uno spiraglio di luce, non riesco ad immaginare come faremo a respirare qui dentro. Dopo pochi secondi James scivola al mio fianco, pestandomi un piede. Trattengo un lamento e sento il coperchio chiudersi sopra di noi proprio mentre la cabina accanto alla nostra viene aperta per il controllo. 


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