Capitolo 7

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Mi sveglio appena sento la sveglia iniziare a suonare. Il mondo fuori dalle coperte mi sembra troppo freddo e rumoroso. Sbuffo e mi giro per sedermi sul letto, fuori è ancora buio. Un brivido mi scuote la pelle.

Ripenso a ieri mattina, a tutte le cose che sono successe.

Penso a James.

Ieri a scuola non ci siamo visti, abbiamo una classe in comune ho scoperto. Lui era assente.
Non era a scuola, e devo ammettere che mi sono sentita confusa quando l'ho capito.

Sto per alzarmi finalmente dal lettl quando qualcuno mi piomba addosso, è Eureka.

La sua voce squillante mi risveglia definitivamente. «Non indovinerai mai chi viene a trovarci tra due settimane!» mi dice urlando.

Io provo ad aprire bocca per rispondere ma vengo bloccata di nuovo dalla sua voce eccitata. «Ivy Blue e William!»

Mi blocco improvvisamente, e tutti i ricordi di ieri cominciano nuovamente ad affollarmi la testa. Il messaggio, la cicatrice, la voce del ragazzo di mia sorella, James.

James James James James James.

Devo andare a scuola e togliermelo dalla testa.

Scosto la piccola ed euforica Intelligente e mi alzo. «Sono in ritardo per la scuola, Reka...ma sono davvero felice che vengano a trovarci. Quando ti hanno chiamata?»

Mentre lei risponde io inizio a cambiarmi. «Stamattina, mentre tu dormivi ancora. Hanno detto che il loro tour di sfilate farà una pausa tra poco, quindi torneranno qui. Sono davvero felicissima, mi manca la mia sorellona...» fa una piccola pausa, aspettando la mia reazione.

«Ehy!» protesto, e lei si mette a ridere.

Mi abbraccia. «Oh Marl...lo sai che scherzo, però sono molto felice, iniziava a mancarmi Ivy...»

Ricambio l'abbraccio. «Manca un po' a tutti, ne sono certa. Ora vai anche tu a cambiarti, o farai tardi a scuola.»

Eureka annuisce e scappa, mentre io prendo lo zaino e mi precipito giù per le scale per la colazione.

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Arrivo a scuola accompagnata dal suono della campanella, quindi non ho il tempo di cercare James per i corridoi.
Mi blocco un istante. Perchè mai dovrei cercarlo? Scuoto la testa per scacciare quei pensieri e mi faccio largo tra la folla di ragazzi diretti in classe.

Vado al mio armadietto e prendo il libro di storia dell'arte, impaziente di iniziare la mia lezione preferita.
Quando faccio per girarmi mi ritrovo faccia a faccia con il ragazzo che prima, inconsapevolmente, stavo cercando.

I suoi grandi occhi marroni mi fissano dall'alto. Fino ad ora non avevo fatto caso alla differenza d'altezza tra noi due. Mi supera di almeno 20 centimetri.

«Marlene.» accenna un sorriso. «Non ho la più pallida idea di dove sia l'aula di matematica avanzata.»

Dalla sua voce trapela uno strano senso di ansia.

«E perché lo stai chiedendo a me?»
Sono confusa. Perchè è venuto da me? Perché mi sta parlando come se fosse una cosa completamente normale?

Lui si guarda intorno e poi si china su di me, per non farsi sentire dagli altri.

«È il mio primo vero giorno di scuola qui e sono abbastanza agitato. Sei l'unico viso familiare in mezzo a tutta questa gente.»

Io gli lancio un'occhiata. «Sai, non si era notata la tua agitazione. »

Lui ignora il mio tono ironico e continua a parlare.  «Ci sono troppe facce nuove e quando ti ho vista mi sono tranquillizzato. Questa scuola mi innervosisce.» mi osserva ansioso.

Siamo a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altra, il suo sguardo si sofferma un secondo sulla mia bocca, ma lo distoglie così velocemente che non ho il tempo di reagire.

O imbarazzarmi.

Inizio a sentire di nuovo quella strana sensazione allo stomaco.

Decido di parlare per rompere la tensione tra di noi. «Si, ti accompagno io all'aula, tanto è vicina alla classe di arte. Matematica avanzata hai detto?»
Non mi risponde.

Sospiro e lui si scosta per farmi passare, insieme iniziamo a camminare per i corridoi, gli altri sono quasi tutti già a lezione.

James accenna finalmente un «sì» sottovoce.

Appena registro quell'informazione mi appare tutto più chiaro, e mi sorprendo di non esserci arrivata prima.

«Sei un Intelligente.» quasi mi blocco in mezzo al corridoio.

Per un attimo sembra confuso, come se non fosse abituato a sentirsi chiamare così, poi si riscuote e scoppia a ridere.

«Non te l'avevo mai detto? Beh pensavo si fosse capito.»

Mi soffermo a guardarlo. Gli occhiali, i suoi modi di fare...provo a cercare i tipici segni distintivi degli Intelligenti.

Non riesco a trovarne.

Aumentiamo il passo, ormai siamo rimasti solo io e lui in corridoio.

Mi blocco davanti ad una porta scura.
«Eccoci qui, questa è la tua aula, e questa accanto è la mia. A che ora finisci?» chiedo, prima di domandarmi perché mai mi sto interessando al suo orario.

Questa volta il suo sorriso è ampio, e ovviamente pendente da un lato. «Alle 10.00, tu?»

«Anche io.» rispondo. Tutta questa confidenza mi fa sentire strana e in qualche modo agitata.

Mi guarda fisso negli occhi. «Ti va di accompagnarmi anche alla prossima lezione? Devo ancora orientarmi bene e non mi va di domandare a qualche ragazzo che non conosco.»

La sua aria imbarazzata mi spinge ad accettare.
«Sai che secondo questa logica non ti farai mai degli amici vero?»

Lui alza le spalle. «Non mi interessa,  ci vediamo dopo allora.»

Come fa per girarsi ed entrare in aula mi accorgo di non avergli ancora detto la mia Classe, una cosa considerata maleducata. Lo richiamo velocemente.

«Comunque io sono...»

Mi interrompe prima che io abbia modo di finire la frase.

«Marlene. Tu sei Marlene.»

Mi rivolge un ultimo sorriso e scompare in classe.

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