Capitolo 22

550 48 0
                                    

«Non muovere un muscolo.»
La voce di James è appena un sussurro, faccio quasi fatica a sentirlo.
Annuisco, realizzando solo dopo qualche istante che non può vedermi. Non ho il coraggio di rispondere. 
Sobbalzo al rumore della porta del vagone che viene spalancata violentemente. Sento James farsi più teso al mio fianco. Il suo gomito sfiora il mio ginocchio ed io mi ritraggo subito al contatto. L'aria all'interno della cassa è densa e quasi irrespirabile, reprimo il bisogno di tossire. Non riesco a vedere ad un palmo dal mio naso, non filtra nemmeno un piccolo raggio di luce, riusciamo però a sentire ogni movimento nella stanza. Chiudo gli occhi, devo cercare di non pensare a quanto buio e stretto sia questo posto, non posso permettermi di avere u altro attacco di panico proprio ora. Desidero solamente uscire da qui, mi sento sepolta viva e sto iniziando a soffocare. Appena questo terribile pensiero si fa strada nella mia mente spalanco gli occhi, sentendo il respiro accelerare improvvisamente.
Colgo un movimento provenire dalla parte di James, e subito sento la sua mano posarsi sulla mia caviglia, per poi cercare ed afferrare la mia mano. Non può parlare, ma mi sta chiedendo di resistere. Ma cosa più importante, di non fare rumore. Se non la smetto immediatamente rischio di farci ammazzare entrambi.
Richiudo gli occhi lentamente, cercando di calmarmi. Le persone nella stanza incominciano a parlare.

«Trovato niente?» chiede una voce maschile, rauca. Sembra appartenere ad una persona di mezza età.
«No, Signore. Nessuna traccia.» risponde una voce più giovane, a pochi passi dalla mia testa. Tremo.
«Non avevo dubbi, Kent. Questi Ribelli si fanno sempre più furbi, probabilmente sono saltati giù appena si sono accorti che li stavamo seguendo. Saranno a chilometri da qui ormai.» 
Interviene una terza voce, questa volta femminile. Per ora ne ho contate tre, credo appartengano ad un comandante e due soldati, due uomini e una donna. Quindi siamo ufficialmente in minoranza numerica.
I miei pensieri vengono interrotti dal riprendere della conversazione. «Potrebbero essersi nascosti sotto il treno, Signore. Oppure in una delle casse.» dice la donna.
Il mio cuore perde qualche battito. Trattengo il respiro. L'uomo risponde. «Certamente Lane, abbiamo però ricevuto ordine di eseguire un controllo generale, e siamo già in ritardo sul tempo stabilito. Non possiamo fermare l'economia di questo Paese perché due ragazzini del liceo sono scappati per inseguire chissà quale folle piano rivoluzionario. Se è vero che sono ancora su questo treno, ma ne dubito, allora se ne occuperanno le pattuglie al confine con il South. Non è più di nostra competenza.» 
Uno scricchiolio mi fa sobbalzare, la cassa accanto alla nostra viene aperta. Sento uno sbuffo di frustrazione provenire da quella direzione. Una lacrima di terrore scende lentamente sulla mia guancia. Non riesco a smettere di tremare. 
I passi finalmente si allontanano, quando gli uomini riprendono a parlare sono ormai fuori dalla porta. «Forza, voi due. Finite di controllare gli ultimi vagoni e poi presentate rapporto, questo treno deve ripartire.»
L'uomo e la donna rispondono in contemporanea. «Sì signore.» 
Dopo quelli che mi sembrano anni la porta viene finalmente richiusa con uno scatto, le voci si allontano fino a sparire del tutto. 

Dopo circa venti minuti il treno riparte, e solo allora trovo il coraggio di riaprire gli occhi. 

-- ♤♡♢♧ --

«Marlene? Puoi uscire da lì ora.» 
Alzo gli occhi ed incontro lo sguardo cauto di James, mi sta osservando come se fossi un animale in una gabbia aperta, incerto se scappare o rimanere paralizzato dalla paura.
Scuoto la testa, non intendo muovermi da qui.
«Va bene.» si inginocchia accanto alla cassa, guarda le mie mani stretta a pugno. «Mi vuoi dire almeno perché non vuoi uscire?»
Prendo in considerazione l'idea di non rispondere. Potrei semplicemente restare qui, in silenzio. Lasciare che mi prendano e riportino a casa. Non a casa, in prigione. Ecco dove mi porterebbero. 
Incrocio per sbaglio lo sguardo di James, penso si meriti una risposta.

«Hanno aperto la cassa accanto alla nostra.» la mia voce è roca e bassa, devo essere rimasta in silenzio per più tempo di quanto pensassi.
«Sì.» mi risponde lui serio.
Sento un nodo salirmi in gola. «Potevamo morire.»
«Sì.» risponde di nuovo.
«Siamo quasi morti.» dico mentre un singhiozzo si fa strada dentro di me.

Da quando quegli uomini sono entrati in questa stanza non ho fatto altro che immaginarmi decine di modi diversi in cui potevamo farci scoprire ad arrestare. Decine di modi in cui potevamo morire. Hanno solamente scelto la cassa sbagliata. Se siamo vivi ora è solo grazie alla pura fortuna.
«Ma non siamo morti, giusto?» mi chiede lui. Solo in questo momento mi rendo conto di aver parlato ad alta voce. Probabilmente sto perdendo la testa. Oppure l'ho già persa, e non me ne sono ancora resa conto. Mi viene quasi da ridere, ma non rido. 
James vede che non rispondo, quindi continua. «Hai idea di quante volte io abbia rischiato la vita solo negli ultimi tre anni? Probabilmente no, perché io ho perso il conto.» Le sue parole mi colpiscono. Quante cose ancora non conosco di questo ragazzo? «Non so se sia stata la fortuna, il destino o il caso. Sinceramente non mi interessa nemmeno. Siamo vivi, stiamo bene, e questo mi basta.» 
Si alza, non mi guarda più negli occhi. «Ora smettila di piangerti addosso ed esci da quella cassa. Questa è la tua vita ora, ti conviene imparare a conviverci.» sorride, sembra divertito «Chissà quante altre volte rischieremo di morire, io e te.»

É questa la tua vita ora. 

Non sono neppure arrivata a destinazione e già mi tratta come se fossi una Ribelle. Non so se esserne affascinata o terrorizzata. Credo entrambe. Il punto è, continuerò ad essere spaventata per il resto della mia vita? Come ha detto James, è ora di imparare ad accettare e a convivere con la mia nuova strada. Mi chiedo quante cose cambieranno, quanto sarà pericoloso, ma devo essere forte.
Dovrebbero inventare una nuova Classe, i Coraggiosi, e inserirmi nella Dichiarazione come una di loro. Solo così forse potrei davvero convincermi ad affrontare gli avvenimenti a testa alta e smettere di avere paura. Quasi mi metto a ridere.
Mi alzo, esco finalmente dalla cassa. James mi guarda con uno strano sguardo, lo stesso che gli ho visto quella sera, poco prima che mi baciasse. É orgoglioso penso, è fiero di me. Finalmente lo capisco,  e ne sono in qualche modo lusingata.
Faccio qualche passo per la stanza, fletto i pugni, osservo i miei abiti sporchi e graffiati. Mi sento bene, una Ribelle in qualche modo. Mi dirigo verso la porta semiaperta, ho la sensazione di stare facendo qualcosa di davvero importante, qualcosa di mai fatto prima. Guardo James appoggiato al muro con le braccia incrociate ed il suo solito sorriso storto stampato in faccia. Mi osserva attentamente, la luce nel suo sguardo non si spegne.
É arrivato il momento di dire addio alla vecchia Marlene, la Talentuosa, e di dire benvenuta a quella nuova, la Ribelle. 

Affronterò il mondo, e lo farò ad occhi aperti.

Beautiful, Talented, Intelligent. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora