Capitolo 24

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Veniamo svegliati alcune ore dopo da delle grida in lontananza che sembrano provenire dal luogo dove è fermo il treno. James si raddrizza subito, io rimango qualche secondo bloccata sul posto. Mi ero addormentata.
Proviamo a capire il significato di quelle urla ma è inutile, siamo troppo distanti da loro.
James mi guarda. «Questo non va bene.»

Scende qualche ramo più in basso, nel tentativo di riuscire a vedere qualcosa. Sbuffa frustrato, siamo troppo lontani e immersi nelle foglie. Torna da me. «Devo andare a controllare, potrebbe essere successo qualcosa.»

Improvvisamente non sono mai stata più sveglia di così. «Cosa? No! Non puoi lasciarmi qui! E se qualcuno mi trovasse?» Il panico si impossessa della mia voce.

Lui mi guarda con urgenza, prendendomi il viso tra le mani. Lo fa sempre, quando deve calmarmi. Solamente ora me ne rendo conto. Fissa il suo sguardo nel mio. «Nessuno verrà a cercarti qui sopra, sei al sicuro su questo albero.»

Inizio a tremare. «Allora perchè dovresti scendere? Aspettiamo che se ne vadano e basta.»
Mi interrompe. «Il problema è proprio questo, Marlene. Potrebbero essersi accorti della nostra presenza. E se decidessero di appostarsi sulle rotaie e aspettare che riparta il treno? A quel punto cosa faremmo? Non possiamo rimanere qui per sempre, prima o poi ci scoprirebbero.»

Il solo pensiero di vedere ripartire il treno senza di noi mi costringe a calmarmi, a pensare lucidamente. Sono coraggiosa, posso farcela.

Aspetto qualche secondo, riprendo a respirare normalmente. Annuisco. «Vai.»
James mi mette tra le mani la pistola. «Se qualcuno si avvicina, spara. Se qualcuno ti avvista, o c'è la probabilità che lo faccia, spara. Se qualcuno ti minaccia, spara. Se vedi un uomo che sta per spararti, spara. E uccidi.»
Mi guarda per qualche secondo di troppo, come se stesse cercando di dirmi qualcosa senza parlare. Poi si allunga verso di me e mi posa un leggero bacio sulla fronte. Trattengo il respiro.

Si allontana di nuovo. «Nessuno verrà a farti del male.» mi dice.

Decido di credergli.

Impugno più forte l'arma mentre James scompare dalla mia vista e prende a correre in direzione del rumore. 

-- ♤♡♢♧ --

Sono passati esattamente ventidue minuti da quando James è andato via. Lo so perchè non la smetto di fissare l'orologio che porto al polso. La mano destra mi fa male, sto stringendo la pistola così forte che inizio a pensare di averla fusa con la mia mano.
Mi sento terribilmente sudata, credo di non avere mai avuto così tanto caldo in vita mia. Sono spaventata e affamata, ma non mi azzardo ad aprire la borsa per prendere del cibo. Ho paura di fare anche solo il minimo rumore.

Accade tutto nel giro di un secondo.

All'improvviso un boato assordante scoppia in lontananza, facendo tremare ogni cosa. Mi copro la bocca con una mano per non gridare, stringo la pistola ancora più forte. Un leggero odore di bruciato invade l'aria, trasportato dal vento. Mi guardo intorno freneticamente, alla ricerca di un varco tra i rami e le foglie. Ne trovo uno a pochi metri di distanza, mi metto in spalla il mio zaino e quello di James e mi avvicino, spiando nello spazio libero alla ricerca della fonte di quel rumore.
Lo intravedo subito, qualche centinaia di metri più avanti, una densa e scura nube di fumo grigio si alza dal terreno in fiamme. Qualcuno ha fatto scoppiare una bomba, a giudicare dal terreno nero e il grande cratere che si è formato in mezzo alla vegetazione.

James.

Devo trovarlo. Potrebbe essersi ferito nell'esplosione, potrebbe aver bisogno di aiuto.

Incomincio a scendere l'albero il più velocemente possibile, facendo sempre attenzione a non mollare la presa dalla pistola. Più di una volta rischio di cadere a terra per colpa degli zaini che ingombrano i miei movimenti. Mi sforzo di rimanere lucida per tutto il tempo, non posso permettermi il minimo errore.

Appena tocco il suolo mi rendo conto della stupidità del mio gesto. Sono completamente allo scoperto e indifesa. Non riuscirò mai a risalire in cima, non senza l'aiuto di James.

Devo nascondermi e assicurarmi che stia bene.

L'istinto mi dice di correre verso il punto dell'esplosione, la ragione invece mi fa dirigere velocemente verso il treno. Rimango ben nascosta tra la folta vegetazione mentre corro a testa bassa nella direzione che spero sia quella giusta. Ad ogni svolta devo costringermi a non chiudere gli occhi per la  paura di trovare qualcuno ad aspettarmi. Se l'esplosione di prima doveva essere una trappola allora sto per finire in pasto ai lupi.
Finalmente riesco a scorgere i binari, non sembra esserci nessuno nelle vicinanze. Inizio a insospettirmi, dovrebbe essere pieno di soldati. Avrei dovuto avvistarne qualcuno o anche solo sentirlo.

Decido allora di uscire allo scoperto e iniziare a cercare James. Lo chiamo sottovoce qualche volta, sperando in un colpo di fortuna.

Dopo qualche minuto di ricerca sento qualcosa muoversi alle mie spalle. Spero con tutta me stessa che sia il ragazzo che sto cercando. Mi giro lentamente, il cuore che batte a mille sembra quasi volrmi sfondare il petto.
Un uomo in uniforme da militare mi sta puntando una pistola alla testa. «Non ti muovere.» mi dice secco.

Rimango paralizzata. Non posso credere di essere stata così stupida. Dopo tutto questa fatica, dopo tutto quello che mi ero ripromessa. Non posso credere di dover morire in questo modo.

L'uomo si avvicina di qualche passo. «Getta la pistola.»
Mi guardo la mano, mi ero completamente dimenticata di essere armata. Vorrei scoppiare a ridere, le raccomandazioni di James non sono servite a nulla. Tanto valeva tenermi il coltello.

Eseguo l'ordine, la pistola si schianta a terra con un tonfo attutito dall'erba.

Chissà come sarà morire. Forse non sentirò nulla, oppure sentirò ogni cosa. Vorrei sapere cosa sta provando l'uomo di fronte a me, se sa quello che sta facendo. Magari non proverà nessun rimorso nello spararmi, in effetti non sembra molto turbato dalla situazione. Probabilmente ha a che fare con scene di questo tipo ogni giorno. Mi piacerebbe chiederglielo. Sembra avere l'età di mio padre, forse ha dei figli. Cosa direbbero se sapessero che il loro papà in questo momento sta minacciando di uccidere una ragazza indifesa?
L'uomo sembra furioso. «Ora inginocchiati lentamente.» mi dice. Prende qualcosa dalla tasca, delle manette.

Spalanco gli occhi sorpresa mentre la consapevolezza si fa strada dentro di me.

Non mi vuole uccidere.

Vuole catturarmi.

Questa ipotesi sembra in qualche modo molto peggio della morte.

Tutto quello a cui riesco a pensare è James. Non è qui, questo vuol dire che deve essergli successo qualcosa. Potrebbero averlo catturato, o peggio. Non posso nemmeno prendere in considerazione questa ipotesi.

Devo ritrovarlo, ad ogni costo. Non mi avrebbe mai lasciata da sola tutto questo tempo se non per un motivo davvero importante. Non permetterebbe mai a nessuno di farmi del male.

Valuto le possibilità che ho di scappare. Siamo da soli, per qualche ragione tutti gli altri uomini sono scomparsi. La mia pistola è a terra, non posso abbassarmi a prenderla. Potrei girarmi e correre, ma mi ucciderebbe in pochi secondi.
Oppure mi basterebbe chinarmi, come mi ha ordinato, prendere la pistola e poi...cosa? Non posso sparare a questo uomo. Primo, perchè non ho mai sparato a qualcuno in vita mia. Secondo, se mancassi il bersaglio, cosa molto probabile, mi sparerebbe immediatamente.

Questa volta non ho vie di fuga.

Chiudo gli occhi, penso alla mia famiglia. Da quando siamo scappati non ho fatto altro che cercare di allontanare ogni pensiero su di loro, per evitare il dolore. Ma ora sto per essere catturata, quindi no ha più importanza.

Non avrei dovuto lasciarvi.

Sto per eseguire gli ordini del soldato e arrendermi quando una voce alla mia destra ferma il tempo. «Mi dispiace amico, hai scelto la ragazza sbagliata.»

Uno sparo, l'uomo cade a terra.

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