Capitolo 19

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Durante il primo pezzo di tragitto James mi spiega che il treno merci per la fuga dovremo prenderlo "al volo". Letteralmente.

«Significa che ci lanceremo sopra un treno in corsa? Davvero? Perchè penso di non esserne capace.»
James non mi guarda, sta facendo attenzione a non inciampare nella fitta sterpaglia attraverso la quale ci stiamo muovendo. Non potevamo prendere le strade principali, quindi stiamo correndo attraverso campi e piccoli boschi. Potrebbero essere già sulle nostre tracce, ed è questo a terrorizzarmi più che mai.

«Il treno passerà vicino ad una fattoria, poco prima di uscire dalla città. Per motivi di sicurezza dovrà percorrere quel tratto a velocità molto ridotta, vantaggio che ci permetterà di saltare su una carrozza senza sfracellarci al suolo.» 

Nella mente mi appare un'immagine di noi due schiacciati a morte tra le rotaie. Sento la testa girarmi improvvisamente per la paura. Inciampo in un piccolo masso nascosto tra due foglie e cado a terra, battendo forte il ginocchio. Sento subito una fitta di dolore attraversarmi la gamba, ora di certo non saprò saltare su quel treno. 

James si ferma immediatamente, guardando nuovamente l'orologio che porta al polso. Sembra preoccupato. Si inginocchia davanti a me, osservandomi la gamba nel punto in cui mi sono fatta male. «Non è rotto, quindi abbiamo ancora qualche speranza.» guarda di nuovo l'orologio. «Riesci a correre?» mi chiede aiutandomi al alzarmi di nuovo in piedi.

«Ho altra scelta?» gli chiedo sarcastica.
Lui sorride leggermente, sembra più sollevato. «No. Quindi muoviamoci.»

Riprendiamo la nostra fuga tra i campi, mettendo sempre più distanza tra noi e la città. «Abbiamo cinque minuti esatti per essere al punto stabilito, o saremo in guai grossi.» mi urla dopo che abbiamo superato un grosso container d'acqua. Sento uno strano boato provenire in lontananza dietro di noi, ma James sembra non accorgersene. Provo a voltarmi per scorgere qualcosa ma è inutile, dietro di noi ci sono solo alberi e buio. Sento nuovamente quello strano suono, questa volta più vicino.

«James, l'hai sentito anche tu quel...» vengo interrotta da un potente cono di luce che illumina lo spazio appena accanto a me, facendomi urlare dallo spavento. Ci blocchiamo entrambi, cercando di scrutare attraverso l'oscurità che ci circonda e capire da dove possa venire quel fascio di luce.

«Questo non va per niente bene.» mi dice lui, riprendendo a correre ancora più velocemente di prima. Guarda distrattamente l'orologio «Tre minuti.» 
Arriviamo nel punto prestabilito proprio mentre sento di non poter correre più. Ho i polmoni in fiamme e boccheggio disperatamente alla ricerca d'aria. Non ho mai corso così tanto in vita mia, e spero di non doverlo fare mai più. Qualcosa nel mio istinto però mi dice che è solamente l'inizio. L'orologio di James inizia a suonare, segno che il tempo è ufficialmente scaduto. 

Del treno non si vede nemmeno l'ombra.

Mi raddrizzo immediatamente, scrutando l'oscurità intorno a noi. Mi avvicino alle rotaie, niente. «Lo abbiamo perso?» chiedo ad alta voce, il panico che inizia a farsi strada dentro di me.

«No, è impossibile. Il timer era impostato perfettamente.» anche lui si avvicina, provando a guardare in lontananza.

«Merda!» lo sento urlare, mentre scaglia un grosso sasso su un binario. Lo osservo mentre si incastra in un piccolo buco nel terreno, iniziando a tremare. Sollevo di scatto la testa, vedo una piccola luce in lontananza. Tiro James per una manica, indicandogli la direzione. «Non l'abbiamo perso, sta arrivando!» la mia gioia è incontenibile, l'orologio era solamente impostato nel minuto sbagliato. 

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