Capitolo 26

572 49 7
                                    

Stiamo camminando da ore.
L'aria è talmente calda che sono sorpresa di non essermi ancora liquefatta in un mare di sudore. I miei piedi hanno smesso di pulsare circa 2 ore fa, ora il dolore si è ridotto ad un formicolio sordo e costante. Non so se dovrei preoccuparmi. I polmoni richiedono ad ogni passo sempre più ossigeno e la mia bocca è così secca che non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho deglutito. Tutto il corpo mi sta andando a fuoco, domani mi ritroverò con delle terribili ustioni ovunque.

Se riuscirò ad arrivare a domani.

James invece sembra ad ogni passo più determinato, il collo gocciolante di sudore e le scarpe impolverate di sabbia. Ci siamo fermati un paio di volte per riprendere fiato e mangiare qualcosa, nemmeno una volta all'ombra. Penso di essermi dimenticata cosa significhi avere freddo.
Ora il sole sta calando, scure ombre si allungano ai margini del nostro cammino. Un lieve venticello mi scombussola i capelli incrostati dallo sporco mentre un brivido mi percorre lentamente la spina dorsale. Non sono una ragazza che si ammala facilmente, tutto quello che è successo negli ultimi giorni metterebbe però alla prova anche il fisico più allenato. Mai come in queste ultime ore ho desiderato di essere una Talentuosa portata per gli sport o semplicemente più allenata. 

Percorriamo ancora qualche chilometro, poi James rallenta fino a fermarsi. «Per oggi abbiamo finito, ci accampiamo qui.» mi dice.
Un'ondata di sollievo mi travolge, facendomi accasciare immediatamente al suolo.

Chiudo gli occhi qualche istante, mentre cerco di calmare i battiti del mio cuore. Prendo lentamente consapevolezza delle sensazioni che sento in tutto il corpo, del dolore che mi circonda.

Solo ora mi rendo conto di quanto mi facciano realmente male le caviglie. Mi sfilo una scarpa facendo estrema attenzione, e lo spettacolo che mi si para davanti è raccapricciante. Vesciche e abrasioni sanguinanti sono cosparse su tutta la pianta del piede, mischiate a sabbia e terra sporca. Macchie violacee circondano le dita, rendendo la pelle scura e pulsante.

Soffoco un gemito e torno a distendermi sul duro pavimento, circondandomi le gambe in posizione fetale. Ogni centimetro della mia pelle sembra teso all'inverosimile, bruciante di un calore terribile. Incomincio a piangere.

James si china vicino a me. «Ti senti bene?»
Realizzo di non avere più nemmeno la forza di parlare. Scuoto la testa lentamente, ogni minimo movimento provoca in me una scarica di dolore fortissima.

Una mano calda mi scosta i capelli dalla fronte. Sento James allontanarsi e chiudo gli occhi qualche secondo. Li riapro quando una soffice coperta si posa sul mio corpo, un piccolo gomitolo di vestiti viene sistemato dolcemente sotto la mia testa come cuscino. Provo ad aprire la bocca per protestare ma vengo subito interrotta.
La sua voce è seria ma non arrabbiata, come a volermi rimproverare ma al contempo consolare. «Non farti ingannare dal caldo del giorno, la temperatura durante la notte può calare anche di 20 gradi. Sottovalutare l'escursione termica di questi posti è il miglior modo per restarci secchi.»

Probabilmente ci resterò secca comunque, vorrei dirgli. 

Lui come al solito sembra potermi leggere nel pensiero. «Non morirai, sarà dura ma posso assicurarti che non morirai. Non sei la prima a dover affrontare tutto questo e non sarai nemmeno l'ultima. Ora pensa solo a dormire, domani ci aspetta una grande giornata.» 

Mi accarezza una guancia dolcemente. Sono troppo stremata per imbarazzarmi o reagire in qualche modo.

«Buonanotte, Marlene.» mi sussurra.

I miei occhi si chiudono immediatamente, le palpebre pesanti. Scivolo in un profondo sonno senza sogni, mentre un pensiero mi accompagna fino all'ultimo istante.

Domani arriveremo alla base della Resistenza.

-- ♤♡♢♧ --

Beautiful, Talented, Intelligent. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora