20 - Scorpius

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Scorpius guardò Albus sparire, sperò di averlo convinto a non tornare, si sarebbe potuto perdere e quella giratempo non era sicura.

Si girò dolorante verso l'uomo che l'aveva colpito, aveva la maschera, era un Mangiamorte.
Gli lanciò uno stupeficium che non riuscì a parare e cercò di correre via, di tornare dai malandrini, stava correndo per un corridoio inseguito dall'uomo quando vide un fascio verde passargli accanto la faccia, gli bruciò una guancia sinistra e dovette abbassarsi per evitare un altro colpo.
Probabilmente si era scottato il lato sinistro del viso, ma non gli interessava, doveva scappare, riprese a correre ma lo bloccarono -Incarcerarmus- urlò l'uomo -Finalmente mio- disse per poi posargli una mano sulla spalla smaterializzandosi in un altro luogo.

Appena tocco il suolo con i piedi cercò di divincolarsi dalla stretta dell'uomo ma una bacchetta alla gola lo fece desistere -A a a ragazzo- disse una voce viscida e spenta -Dove pensi di andare?- Scorpius alzò lo sguardo su di lui e vide quello che doveva essere Voldemort. Occhi malvagi e iniettati di sangue, naso assente, pelle olivastra e denti che potevano far invidia alle prugne secche -Perché non riesco a leggerti nella mente?- chiese più a se stesso che agli altri.

Scorpius non parlò, non rispose, rimase a fissare quell'uomo maledetto che girava per la stanza con il suo amato serpente, Nagini.
-Oh avete sentito? Il nuovo arrivato vuole farci sentire le sue qualità canore- disse in un sibillio Voldemort -Crucio- continuò puntando la bacchetta contro il biondo che cadde in ginocchio.
Non urlò, rimase solo lì, tremante, sulle ginocchia, che si stringeva le braccia attorno al busto, cercando di far cessare quella tortura agonizzante, sentiva come se mille coltelli lo stessero trafliggendo allo stesso momento, un dolore tanto forte e allucinante da far impazzire, eppure lui non si mosse, era la stessa dose di dolore che il nonno utilizzava ogni volta che voleva divertirsi, niente di "troppo duro" come adorava ripeterli. Gli scappò una lacrima che non riuscì a ricacciare indietro e alzò lo sguardo su quello del capo dei Mangiamorte che lo guardava senza proferire parola, probabilmente si aspettava di sentirlo urlare, dopotutto era solo un ragazzo, quel tipo di dolore procurava urla a tutti, ma non a lui.
-Ti ho detto canta- inclinò leggermente la bacchetta facendo sì che il crucio fosse più potente, ma Scorpius dirgrigno appena i denti, non gliel'avrebbe data vinta facilmente anche se si sentiva svenire e doveva necessariamente urlare. Il dolore che quella maledizione gli stava creando era molto superiore rispetto a quello a cui era abituato. Poggiò le mani in terra tenendosi sempre ripiegato su se stesso, emise un piccolo gemito di dolore ma era talmente basso il suono che nessuno poté udirlo.
Voldemort inclinò ancora di più la bacchetta verso sinistra e solo dopo quasi dieci minuti Scorpius perse il controllo -Fallo smettere- disse in un sussurrò stringendo i pugni.
-Urla.
-FALLO SMETTERE- urlò Scorpius guardandolo tremante e finalmente la tortura cessò. Lo fecero alzare e gli presero la bacchetta per poi portarlo in una stanza vuota, fredda e buia.
Si raggomitolò in un angolo stringendo le gambe al petto, iniziando a piangere, sapeva che non sarebbe riuscito a resistere allungo in quelle condizioni.
Sentì la testa girare, probabilmente stavano cercando di entrargli nella mente per trovare i suoi punti deboli, ma non ci sarebbero riusciti, certo, forse Voldemort si, ma tutti gli altri no di certo, non ci riusciva più neanche il nonno.

Lasciò cadere la testa fra le gambe quando si sentì di avere qualcosa nella tasca, la giratempo era tornata indietro, chissà adesso quando sarebbe potuto partire di nuovo.
Qualche lacrima gli rigò il viso pensando che probabilmente non avrebbe mai più rivisto Albus, il suo migliore amico e ragazzo che gli piaceva, Salazar se gli piaceva, quei dannati occhi verdi li sognava la notte da mesi. Avrebbe dato la vita pur di poter dormire un'ultima volta con lui, stringerlo e vederlo riposare tranquillo e rilassato, gli piaceva sentire che il moro si strusciava di tanto in tanto nella notte scuotendo appena in viso. Gli sembrava quasi un bambino, dolce e tenero come pochi.
Avrebbe tanto voluto aver il coraggio di baciarlo prima di vederlo andar via, forse per sempre, ma c'era un motivo se non era in Grifondoro e quello era proprio la mancanza di coraggio.
Chiuse gli occhi cercando di immaginarsi su di un letto, steso accanto al moro che si trovava, come al solito, sul suo petto, gli accarezzava i capelli scombinandoglieli di tanto in tanto.
Gli scese qualche lacrima, doveva tornare da lui, gliel'aveva promesso, ma come avrebbe potuto fare non lo sapeva ancora.

Una Fine Inaspettata || ScorbusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora