- 𝘤𝘩𝘢𝘱𝘵𝘦𝘳 𝘵𝘩𝘪𝘳𝘵𝘦𝘦𝘯

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„𝙻𝚊 𝚅𝚎𝚛𝚒𝚝à"

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„𝙻𝚊 𝚅𝚎𝚛𝚒𝚝à"

Chi potrebbe averlo incastrato? E perché?
Queste domande risuonavano continuamente nella mia testa come un eco.
Sam non credette ai suoi occhi quando vide il servizio in TV, infatti non aspettò un secondo di più per sfuggire dalle mie grinfie e andare a chiedere alle persone che avevano partecipato al funerale, quale fosse l'hotel in cui alloggiava Sharon.

Lo seguivo cercando di stare al suo passo, ma sembrava una vera e propria impresa fermare quell'uomo.
Alla fine una signora sulla sessantina appoggiata al bancone ci diede la tanto attesa informazione e anche più, ci aveva dato il numero della stanza.

Uscimmo fuori dalla caffetteria e ci dirigemmo verso il famoso hotel che non distava tanto dalla nostra posizione attuale.
Mentre camminavamo a passo veloce, la mia mente cominciò a farsi i peggiori film mentali di sempre. La trama? Steve che mi disconosceva, potrebbe essere la risposta esatta.

I miei capelli erano indomabili per colpa del vento londinese e il vestito non era da meno, perciò cercai di tenergli al loro posto il più possibile. Per fortuna non dovetti combattere ancora molto con il mio aspetto, poiché entrammo in hotel giusto in tempo per non beccare l'acquazzone che aveva rapito il bel sole di quella mattina.

«Che piano?» chiesi affrettandomi a raggiungere il lungo passo di Sam che saltava le scalinate a due a due.

«La signora ha detto che la sua stanza è la 301, quindi direi terzo piano» rispose. Stranamente sembrava aver lasciato al bar tutta la sua rabbia nei miei confronti, trasformandola in preoccupazione.

Una volta arrivati al terzo piano, le uniche due figure che scorgemmo furono, appunto, Sharon e Steve che conversavano un po' troppo vicini per i miei gusti. Avvicinandoci furtivamente non si erano accorti della nostra presenza letteralmente a pochi centimetri dai due.
Fu Sam a catturare la loro attenzione.

«Steve» chiamò. «devi vedere una cosa»

Il diretto interessato non fu sorpreso di vedere Sam, no; il suo sguardo era rimasto sul mio fino a che non lo riportai alla realtà schiarendomi la voce.

«Che ci fai qui?» mi domandò, come se solo in quel momento si fosse accorto di non essere venuto a conoscenza della mia presenza al funerale.

Aprii la bocca per rispondergli solo per essere interrotta da Sam, che avendo una valida ragione, guardò entrambi spazientito.
«Possiamo rimandare a dopo i saluti? Grazie»

Non perdendo altro tempo, Sharon ci aprì le porte della sua camera e subito Sam corse ad accendere la televisione.

«Una bomba nascosta in un furgone, ha dilaniato il palazzo ONU di Vienna» parlò il giornalista.

𝐀𝐠𝐞 𝐎𝐟 𝐂𝐚𝐨𝐬 » 𝐒𝐭𝐞𝐯𝐞 𝐑.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora