- 𝘤𝘩𝘢𝘱𝘵𝘦𝘳 𝘵𝘸𝘦𝘯𝘵𝘺 𝘧𝘪𝘷𝘦

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„𝙲𝚒 𝚅𝚎𝚍𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚃𝚛𝚊 𝚄𝚗 𝙼𝚒𝚗𝚞𝚝𝚘"

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„𝙲𝚒 𝚅𝚎𝚍𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚃𝚛𝚊 𝚄𝚗 𝙼𝚒𝚗𝚞𝚝𝚘"

«Non se ne parla» protestò Steve. «È troppo pericoloso per te»

«Troppo pericoloso? È solo un'ora di viaggio con la navicella di Rocket, Steve!»

Era da quasi venti minuti che discutevamo e nessuno dei due sembrava voler mollare la presa. Dopo che Rhodey, insieme a Nebula e Rocket erano arrivati nel complesso Avengers, ci eravamo ricordati del nostro amico Thor, impegnato a regnare nella Nuova Asgard, perciò Bruce e Rocket si erano offerti volontari per convincerlo ad unirsi a noi. Io, però, avevo un legame più stretto con lui e a parer mio l'unica che l'avrebbe convinto. Steve la pensava diversamente, non voleva farmi partire, né tanto meno farmi viaggiare nel tempo in nessun modo per lo stato in cui mi trovavo.

«Sei fragile in questo momento, Amelia» addolcì il tono della voce. Non gli piaceva litigare con me.

«E lo sarò per tutta la vita purtroppo...» risposi, abbassando lo sguardo. «non puoi continuare a trattarmi come se fossi di vetro. Non mi piace, mi fai sentire inutile»

«Lo sai che non lo sei, io ti voglio solo proteggere» si avvicinò a me, poggiando delicatamente la sua mano sul mio viso. La allontanai un secondo dopo.

Si, aveva spezzato il cuore anche a me farlo.

Mi guardò con occhi feriti, allontanando se stesso dalla mia figura seduta sulla scrivania.
«Perché non mi vuoi mai ascoltare?»

«Sono parte della squadra anche io. Sono un Avenger proprio come te, e combatterò sempre per ciò che è giusto fare. A qualunque costo» ribattei, scendendo rumorosamente dal tavolo. «Non mi puoi rinchiudere nella nostra bella casa per sempre, Steve»

Senza aggiungere altro, mi incamminai verso l'uscita, dove incrociai Tony entrare nello stesso momento. Sperai solo non avesse ascoltato nulla.

Corsi per i corridoi bianchi dell'edificio, volendo raggiungere al più presto Bruce e Rocket che stavano preparandosi alla partenza. Presi la mia giacca di pelle e la indossai, sembrando molto più intimidatoria con quella addosso.

I miei due compagni di viaggio stavano proprio per salire sulla navicella quando io uscii dal grosso portone, urlando i loro nomi. Si scambiarono uno sguardo confuso, soprattutto Rocket che sapeva della mia condizione e mi aveva vietato di fare sforzi inutili. Non mi importava, se avevo poco da vivere lo avrei fatto a pieno.

Non aggiungendo altri melodrammi alla giornata, partimmo per la Norvegia e, come previsto, arrivammo lì con un'ora o anche meno. Affittammo così un furgoncino, ma visto che Bruce era troppo grande per starci dentro, gli consigliammo di mettersi comodo nel retro all'aperto. Era una visione al quanto divertente, lo dovevo ammettere.

𝐀𝐠𝐞 𝐎𝐟 𝐂𝐚𝐨𝐬 » 𝐒𝐭𝐞𝐯𝐞 𝐑.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora