Quando io e Flo entrammo in camera mia alle cinque del mattino, Sid finse di non accorgersi di nulla.
Abbracciai il corpo di quella che non era più un'amica ma neanche una fidanzata e mi beai del suo profumo talcato.
«Poteva andarci peggio, dopotutto» sussurrò Flo.
«Mmh-mmh» annuii, parecchio stanco.
Una responsabile ci aveva beccati, insospettita dalle luci accese e dal baccano di frusta e padella, e ci aveva assegnato una relazione sulla digestione di cibo ingerito durante le ore in cui bisognerebbe dormire, di norma. Una multa in denaro non avrebbe sortito alcun effetto e lei lo sapeva, con tutto quello che sborsavamo ogni anno per studiare ad Harvard, quindi aveva optato per osservarci mentre pulivamo ogni centimetro quadrato di superficie sporcata e per proibirci di mangiare in mensa per tutta la settimana, finestra di tempo entro la quale avremmo dovuto elaborare quella patetica ricerca scritta. Se non avessimo rispettato la scadenza, avrebbe coinvolto i piani alti.
«Poteva mangiarsi gli ultimi due pancakes rimasti» continuò Flo, ridacchiando.
Ero certo che non avesse bevuto un granché alla festa di Jason, ma mi sorse il dubbio di non averla tenuta d'occhio così fedelmente.
«E la tua fame da orso appena uscito dal letargo non le avrebbe mai perdonato un simile affronto, giusto?» la canzonai.
«Mai. Mangio sano sei giorni su sette per potermi concedere qualsiasi cosa il settimo e non permetto a nessuno di rovinarmi la festa. Figuriamoci ad una bacchettona come lei che poteva essere intenta a fare ben altro a quest'ora».
Le sue parole accoppiate ad un lieve strusciarsi del sedere contro la mia intimità sortì un effetto che mi mozzò il fiato. No, non poteva istigarmi a quell'ora: ero stanco, assonnato, provato mentalmente e, seppur in minuscola percentuale, convinto che Sid fosse in perfetto ascolto, il che mi metteva non poco in imbarazzo.
«Dormi, Flo. Meritiamo un po' di riposo».
Lei aderì ancor maggiormente al mio corpo, rischiando di farmi impazzire.
«Se è quello che vuoi...» mormorò quindi, sbadigliando.
Fu più forte di me. Stiracchiarsi come una gatta andando a strofinarmisi contro diede alle mie mani il via libera per palparle il seno, baciarle il collo ben esposto e scendere a dare una bella strizzata ai glutei. La mia mano destra passò rapidamente davanti e superò le barriere di tessuto per toccare con le dita la sua intimità, dove trovò il clitoride quasi subito. Lo stimolai per un po', godendomi il fatto che Flo si contorcesse fra le mie braccia, quindi le mordicchiai il collo un po' più vicino alle spalle, lì dove disegnava una curva sensuale, e infilai due dita all'interno della cavità vaginale.
Flo emise un sospiro che dubitai non avesse sentito anche Sid, ma in quel momento volevo soltanto portarla all'esasperazione e ogni altro fattore era decisamente secondario.
«Se fossi stronzo come credi, mi fermerei ora...» sussurrai al suo lobo, sfiorandolo con le labbra.
«Mmh... No. Ti prego, no» rantolò lei, quasi in preda agli spasmi.
«Ma io sono molto buono, in verità. E te lo dimostrerò».
Rallentai soltanto per una frazione di secondo, il tempo di farle prendere fiato, per poi muovere con una celerità impressionante le dita sui punti giusti, guidato dai suoi stessi gemiti. Non mi fermai finché non si rilassò contro di me, buttando fuori una notevole quantità di aria.
«Sei buono, sei molto buono» annuì, ansimante.
Qualche secondo dopo, provò a voltarsi verso di me e a toccare con mano quanto ero pronto a ricevere un po' di stimolazione a mia volta, ma Sid si voltò verso di noi proprio in quel momento, seppur fingendo di essere profondamente immerso nel sonno.
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Enigmatic
Teen FictionNessuna giacca di pelle, nessuna moto, nessuna sigaretta. Peter era il bravo ragazzo per eccellenza, con una facciata di marmo davanti e il fascino dipinto negli occhi. Pronto a frantumare qualsivoglia speranza di mantenere intatto il tuo cuore. E l...