Capitolo 37 • Epifania

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Prima di rientrare ad Harvard e darci dentro col secondo semestre, avevo una settimana scarsa di vacanze ancora. Non mi ero mai sentito meno in vacanza di allora, con la mente ovattata e confusa, tutti i problemi inerenti a Maddie e Flo a minacciare di stressarmi.

Dal tepore del caminetto, fissai il panorama innevato fuori dalla finestra e non riuscii a fare a meno di pensare, pensare, pensare. No, così non potevo andare avanti. Dovevo risolvere tutti quei casini che si trascinavano nella mia vita da mesi.

Cercai sul cellulare Maddie, i messaggi, le foto, i video... Un anno prima aveva un aspetto mille volte più sano dei tempi più recenti.

Perlustrai a fondo anche i suoi profili social: negli ultimi tempi, non aveva aggiunto quasi nulla, rendendomi il compito difficile.

Perché Maddie aveva bisogno di Liam? Come mai accettava di starci insieme se, chiaramente, ne era schifata?

Correzione: io ne ero schifato. E speravo lo fosse anche lei, senza considerare la possibilità che a lei, invece, piacesse.

E da quando in qua si parte dagli effetti e non dalle cause per risolvere un problema?

La voce di Flo risuonò nella mia testa con le vesti di un'epifania. Tutto era andato a scatafascio quando era cominciato a venire meno il denaro. Che fosse proprio quello il nocciolo di tutta la questione? Mi tornò in mente anche il commento aspro di Charlie: "un ragazzo così giovane dove trova i soldi per pagarci tutte le spese senza chiedere niente in cambio se non la compagnia di mia sorella?"

Avevo bisogno di trovare un'altra fonte sicura di sostentamento per Maddie e Charlie, così da poterli strappare dalle grinfie di quell'individuo che mi sapeva di sporco e non poco. Avevo bisogno del loro padre. Andava incastrato con gli alimenti che non pagava mai.

Dove avrei potuto trovare dei buoni avvocati?

Sui social mi comparvero fotografie che ritraevano Flo e le sue amiche alla festa di Capodanno, lei chiaramente giù di tono anche se ingannava bene occhi poco attenti. Le sue amiche. Ma certo! Le sue amiche erano discendenti di stirpi intere di avvocati consolidati! Dovevo solo trovare un modo per rientrare nelle loro grazie. "Solo"... Probabilmente, mi odiavano il doppio di quanto mi odiava Flo in quel momento.

Sospirai, affranto dalla moltitudine di passaggi che mi occorrevano per risolvere un problema che mi appariva lontanissimo, quasi al di là della mia portata. Decisi quindi di mettere da parte tutto quanto per un attimo e telefonare a Steve.

«Pronto! Parlo con l'ufficio dei soggetti dati per dispersi?» rispose lui al secondo squillo.

«Spiritoso... Ciao Steve, felice anno nuovo» sorrisi, ammettendo internamente che in effetti ero sparito negli ultimi tempi.

«Anche a te, anche a te. Allora, che mi racconti?»

Sul punto di cominciare un lungo racconto che attraversava tutti i dispiaceri e le disavventure che avevo avuto, pensai invece che sarebbe stato più carino lasciare spazio a lui per parlare e ridurre le mie lamentele ad una rispettosa sintesi per la sua prontezza ad ascoltarmi nonostante il lungo silenzio da parte mia.

«Veramente, ti ho telefonato perché sono curioso di sapere di te. Io potrei dilungarmi per ore, se non mi mettessi un freno».

Steve rimase colpito.

«Tu? Che parli per ore? Ma chi sei e che fine ha fatto il buon vecchio Peter che conoscevo? Spiccicavi parola soltanto se interrogato a lezione!» rise poi.

«Credimi, me lo sto chiedendo anche io da un bel po'...» farfugliai.

Steve mi raccontò dei suoi esami, lamentandosi di un docente che aveva reso l'ultimo scritto prima delle vacanze infattibile: si erano ritirati in tantissimi per non dover raccontare a tavola coi genitori che avevano fallito. Elogiò i compagni di football con cui aveva legato in facoltà, dando vita ad una squadra ancor più formidabile di quella che ricordavamo alle superiori, dove era già ben inserito. Infine, mi raccontò anche di una ragazza con cui aveva cominciato da poco a frequentarsi: castana dagli occhi chiari, come Chloe, ma molto più dolce di carattere e, in teoria, ben lontana dal prenderlo in giro. A superare la nostra amica del liceo aveva impiegato tantissimo tempo, quindi pregai per lui che fosse davvero una faccenda seria e non un giochetto, il che mi fece sentire malissimo perché, in quel momento della mia vita, ero stato io a comportarmi in maniera a dir poco deplorevole nei confronti di una ragazza che non lo meritava affatto. Ottenne nuovamente la mia attenzione, tuttavia, alla parola "avvocati".

«Scusami, puoi ripetere? Mi sono perso un attimo...»

«Pure distratto. Veramente, hai preso il vecchio te stesso e l'hai seppellito nell'immondizia? Sono scioccato, Pete» mi canzonò Steve.

«Lo so, ma ho bisogno che tu mi ripeta quello che stavi dicendo. È importante».

Il fuoco nel caminetto si spense, riducendo la dimora ad un silenzio assoluto.

Come al solito nella mia vita, i miei genitori erano via per lavoro. Specie durante le festività.

«Dicevo che Hayley è più ricca di me e questo mi mette un po' a disagio a volte. Voglio dire, cosa posso comprarle io che lei non abbia già o che non possa comprarsi da sola?»

Scossi il capo, nonostante Steve non potesse vedermi.

«No, prima. O dopo, non saprei».

«Prima? Niente, dicevo che il fatto che i suoi genitori lavorino in uno studio di avvocati mi fa venire in mente Chloe ogni tanto... Suo nonno era avvocato, ricordi?»

«Sì, sì. Ecco, era esattamente questo che volevo sapere. Ascolta, ma sono avvocati di che tipo?»

Per qualche istante, non pervenne alcuna risposta.

«Ehm, ora come ora non saprei dirtelo. Se hai bisogno, posso chiedere, però».

«Sì, per favore. Devo aiutare una persona».

Ero pronto a dover spiegare tutta la vicenda di Maddie e Liam, senza sapere quanto in dettaglio potessi scendere, quando Steve mi sorprese con una piccola considerazione guarnita d'affetto.

«Almeno questo non è cambiato: sei sempre pronto a spingerti oltre ogni tuo limite per aiutare gli altri. Suppongo che sia davvero importante, quindi mi adopererò. E, se poi vuoi spiegarmi qualcosa in più, ci sono domani sera. Adesso devo andare, purtroppo».

Sul mio viso prese forma un sorriso spontaneo, quasi commosso.

«Grazie Steve. Grazie veramente» salutai, carico di emozioni.

«Figurati. A domani, quindi?» concluse lui, sapendo bene che in situazioni come quelle preferivo sorvolare e chiudere in fretta.

«A domani».

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Superman in azione. Vediamo se Peter sarà capace di ribaltare la situazione...

Al prossimo capitolo 🌻

Baci ✨

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