➷ 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 6 ➷

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APRIL POV

Tim era lì per dirci di venire in sala riunioni, stavo per conoscere Bruce Wayne. Il padre adottivo dei miei amici, nonché Batman. In un altro momento ne sarei stata onorata ma direi che non riuscivo a provare nulla di simile seduta per terra in preda alla disperazione più totale.

<<Andiamo April.>>

Jason si era alzato e Tim continuava a guardarmi in quel modo. Una volta in piedi vidi gli occhi di Tim lucidi, appena notò che lo stavo guardando distolse lo sguardo e si asciugò in fretta le prime lacrime. Scosse la testa e ci fece cenno di andare. In quel momento non riuscivo a decifrare cosa provassi: rabbia, rassegnazione, paura... o forse tutte queste cose insieme. Camminavamo tutti in silenzio e arrivammo in sala riunioni. Dopo un sospiro Tim aprì la porta ed entrò, io e Jason lo seguimmo sempre senza parlare.

<<Finalmente siete arrivati.>>

Dedussi che l'uomo che stava parlando fosse Bruce Wayne, era alto e piuttosto robusto. Portava giacca e cravatta e aveva i capelli scuri all'indietro, presentava un'espressione seria e impenetrabile come se nulla potesse turbarlo.

<<Sedetevi.>>

Una volta fatto come disse mi guardò dritta negli occhi, quello sguardo di ghiaccio mi fece ribollire il sangue.

<<Signorina April Jackson, figlia di due ottimi medici, brava a scuola, si mette nei guai per aiutare le persone, pratica arti marziali e soprattutto a quanto pare è un'ottima detective.>>

<<I miei genitori...>>

<<Stanno bene e non sono preoccupati per te, lì ho avvisati telefonicamente che il tuo telefono si è rotto e che visto che dormivi non potevano parlare con te.>>

<<Cosa mi farete signor Wayne? O forse preferisce Batman?>>

<<Bruce va bene, April. So che adesso sei sconvolta ma mettiti nei miei panni, non potevamo lasciarti andare e non avere paura perché non ti faremo del male.>>

<<Mi avete rinchiusa in una maledetta cella, come dovrei fidarmi di lei?>>

<<Lo capisco, ma puoi ben capire che ora sei vincolata a noi.>>

<<Non dirò ad anima viva di ciò che ho visto lo giuro, ma vi prego lasciatemi tornare a casa.>>
<<In realtà abbiamo altri piani per te, se accetterai.>>

<<No, voglio solo tornare a casa.>>

<<April ascoltami, io voglio fare di te un eroe e più di quanto tu non lo sia già. Ormai sai il nostro segreto, quindi perché non approfittare delle tue capacità.>>

<<Io una supereroina?>>

<<Esattamente, ma pensaci su. Torna a casa, questo è il mio numero, se cambi idea fammelo sapere.>>

Presi il biglietto e subito dopo Alfred arrivò con le mie cose. Lo guardai e un attimo dopo feci per uscire.

<<Pensaci bene.>>

Le ultime parole di Bruce Wayne prima di poter finalmente tornare a casa per riabbracciare i miei genitori.

Andai in camera e mi stesi sul letto riflettendo su quella proposta che in primo luogo mi sembrò assurda, ma poi lentamente con lo scorrere dei pensieri si annidò dentro di me questo desiderio di aiutare in maniera più grande. Potevo essere una vera eroina, potevo dare uno scopo al segreto che avevo scoperto e dovevo mantenere. Non sapevo se fosse davvero la mia strada, ma dopo tutte le cose di cui ero venuta a sapere pensai che fosse meglio trovare un motivo per cui ero stata rinchiusa in quella cella.

Passò qualche giorno e poi qualche settimana, ignoravo i ragazzi e restavo chiusa nei miei pensieri a riflettere, a fare ipotesi e a farmi domande. Dovevo accettare. Alla fine quell'affermazione nata come una stupida possibilità si fossilizzò nella mia mente. Avevo bisogno di dare un senso ai miei sforzi nello scoprire la verità e in quel modo avrei potuto aiutare le persone, come i miei genitori. Recuperai il biglietto da visita che mi diede il signor Wayne e ancora titubante digitai il numero ma quando squillò era troppo tardi per tornare indietro.

<<Ero certo che avresti chiamato, April.>>

<<Voglio farlo.>>

<<Domani inizieremo l'allenamento, benvenuta in squadra.>>

➷ᴋᴇᴇᴘ ᴛʜᴇ sᴇᴄʀᴇᴛ➷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora