➷ 𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 26 ➷

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APRIL POV
Tim e gli altri avevano preso il jat per andare a San Francisco mentre io non ancora pronta per combattere ero rimasta a casa. Rimuginavo sul letto pensando a cosa gli sarebbe potuto accadere, avevo paura. Paura di non rivedere Tim e gli altri. Avevamo già perso Jason e non sarei mai riuscita ad andare avanti anche senza di loro. Per molti giorni avevo provato un sentimento strano verso Jason. Pretendevo di non parlare di lui e faceva il possibile per fingere di non stare male e non creare ulteriori preoccupazioni ma ero comunque piuttosto preoccupata come tutti dopotutto. Ero riuscita a elaborare il fatto che non fosse colpa mia se Jason se n'era andato e che anche se lui avesse provato qualcosa per me io non avrei potuto ricambiare. Tim mi piaceva davvero tanto anche se mi sembrava un po' freddo nei miei confronti. Avevo costantemente paura che non ricambiasse, il suo distacco era abbastanza evidente ma lasciai correre perché sicuramente era per via di ciò che era successo con Jason. Cercai di comportarmi in modo leggero ignorando la faccenda ma Tim non trovò conforto nella mia leggerezze titubante, bensì lo trovai infastidito dal mio comportamento o almeno mi sembrava così. Tim era sempre stato un po' enigmatico ma dopotutto era un ragazzo piuttosto riservato e avevo sempre associato il suo modo di essere misterioso alla timidezza ma in quel momento era quasi un pezzo di ghiaccio. Prima che andasse via stavo cercando di parlare con lui ma purtroppo non feci in tempo ad entrare nel discorso che Tim mi bloccò e temetti che ciò che cercava di dirmi fosse un addio. Mi stava lasciando. Anche se non ebbe il tempo di dire le parole fatidiche che fu costretto ad andare in missione. Forse era meglio così perché i miei occhi solo al sentore di quelle parole si fecero lucidi e i pugni stretti. Appena se ne andò me ne tornai a casa e una volta chiusa la porta della mia camera riuscii a liberarmi della lacrime colme di rabbia e paura. Non volevo lasciare Tim e soprattutto non volevo perderlo definitivamente, la missione improvvisa mi mise in agitazione. Andava verso un bagno di sangue e avere la testa piena di pensieri sicuramente non lo rendeva operativo come avrebbe dovuto. Ero sdraiata sopra le coperte e mi tenevo raggomitolata su un fianco mentre i pensieri scorrevano senza freni percorrendo la mia mente e tra una preoccupazione e un'altra mi addormentai.
A risvegliarmi fu mio padre dopo qualche ora. Era sera, non lo avevo nemmeno sentito arrivare o trafficare in cucina. Mia madre non c'era, le toccava il turno di notte in ospedale.
<<Tesoro, ho preparato la cena.>>
<<Arrivo subito, mi sono addormentata.>>
<<Ho visto. Ti senti bene? Hai gli occhi gonfi.>>
<<Si ero solo parecchio stanca, adesso già mi sento un po' meglio.>>
Mi sorrise poco convinto e come risposta mi venne da sbadigliare.
<<Allora mangiamo?>>
<<Direi di sì visto che ho fame.>>
Mi alzai dal letto e scesi le scale a fianco a mio padre. Ci sedemmo a tavola.
<<Come è andata oggi?>>
<<È Gotham, l'ospedale è un casino. Non voglio neanche immaginare stanotte. Te che hai fatto oggi?>>
<<Scuola, poi compiti dai ragazzi.>>
<<Sei tornata a casa presto.>>
<<Un po' prima del solito avevano da fare.>>
<<Va a dormire presto stasera. Ti vedo piuttosto stanca.>>
<<Ieri sono andata a dormire un po' tardi, leggendo non mi sono accorta che si era fatto tardi.>>
<<Immaginavo.>>
<<Però non rinuncio alla nostra serata film.>>
<<Ne sceglieremo uno corto.>>
Mi sorrise permettendo di mettere da parte le preoccupazioni per i miei amici per un po'. Solo una volta tornata a letto riemersero le paranoie ma il mio sonno pesante ebbe la meglio.

➷ᴋᴇᴇᴘ ᴛʜᴇ sᴇᴄʀᴇᴛ➷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora