Una mattina, dopo mesi di clausura e di dolore interiorizzato, Blue si sveglia più decisa che mai che sia arrivato il momento.
Si alza dal letto intontita per via dell'ennesima notte passata a piangere e rileggere le parole scritte dalla biro blu di Nick; il sole fuori inizia ad essere più caldo di quello che la ragazza ricorda di aver percepito sulla pelle l'ultima volta.
Lascia che il suo corpo si fonda con l'acqua bollente della doccia ed una volta concluso la contemplazione nel momento del lavaggio, si guarda allo specchio e sembra non aver più nulla della Blue che il suo ragazzo conosceva: questa Blue non ha dei ricci morbidi e ribelli, non ha più le guance porpora e le labbra color ciliegia, ma un colorito pallido e giallognolo, simile a quello di una persona malata di influenza.
A pensarci, ora, lei vorrebbe seriamente essere malata di influenza, davvero per tutta la vita, pur di non provare questo dolore che le rende insopportabile anche solo alzarsi dal letto.
Lo ha promesso a sé stessa, ma più di tutto a Nick, di non lasciarsi abbattere da questo, di non guardare al passato e di andare a testa alta per la sua strada, con la piena certezza che quello che c'è stato, fino all'ultimo istante ed in eterno, sia stato l'amore più puro al mondo, più vero e sincero che mai riuscirà a provare.
Una volta vestita, seppur con una felpa sgualcita di suo fratello ed un paio di pantaloni della tuta, esce di casa e si avvia alla macchina di sua madre; non guida da una vita, ma sente il bisogno di percepire l'ansia che di solito prova guidando, sente il bisogno di percepire qualcosa e basta, scrollandosi di dosso tutta questa apatia che non le è mai appartenuta.
Il viaggio in macchina è più lungo di qualsiasi altro che Blue abbia mai fatto prima d'ora; silenzioso e dolorosamente reale.
Il parcheggio, al di fuori del luogo, è meno deserto del solito.
Le macchine sono di un colore monotono e totalmente in tema con l'ambiente circostante.
Blue chiude gli occhi ed inspira forte "Ce la puoi fare" sussurra brevemente prima di incamminarsi all'ingresso del cimitero; il portiere la saluta con un cenno della testa e lei si limita ad osservarlo, già estremamente stanca di questo viaggio che sa perfettamente essere logorante.
Si dirige verso la lastra di marmo che Luisa le ha indicato con delle brevi spiegazioni via telefono e lo trova; la sua collocazione è ricoperta di fiori, quasi tutti bianchi.
Blue si fa coraggio e lo raggiunge, sfiorando il materiale freddo ed osservando il viso luminoso nella foto presente accanto al nome di Nick.
"Nick Johnson" mormora la ragazza "Hai un nome così bello" continua "Non penso di resistere ancora senza piangere, scusami, te lo avevo promesso che non lo avrei fatto... Ma fa così male"
La sua voce trema e sente il bisogno di piangere, proprio di fronte la persona che raccoglieva le sue lacrime e le sorrideva, rassicurandola che sarebbe andata meglio.
"Sono qui dopo tutto questo tempo e che stupida, sto parlando al nulla cosmico, perché io non credo, ma ti giuro, Nick, se fossi qui saresti l'unica persona che vorrei vedere" sospira, frugando nella sua borsa ed estraendone dei fogli spiegazzati.
"Sai, dopo l'arrabbiatura iniziale, me lo aspettavo che mi avresti scritto, quindi ti ringrazio, per avermi dato anche solo una spiegazione" si susseguono sospiri e fiato corto.
"Ti voglio solo rispondere, perché vorrei togliermi questo peso dal petto e perché non sono brava a scrivere quanto te" ridacchia della sua stessa battuta e poi tossicchia, preparandosi a parlare.
"Non mi sarei mai aspettata tutto questo, anzi, con le ragazze parlavo del nostro matrimonio, figurati se mi sarei mai aspettata di divenire vedova ancor prima di diventare una sposa.
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Dove solo noi sappiamo
Genç KurguDalla storia: Seduti su una panchina, con la testa rivolta verso il cielo si gustano gli ultimi assaggi di gelato "Tu che ci vedi?" chiede Blue, rimanendo con gli occhi incollati al manto nero ed estremamente sgombero dalle nubi. Nick si lascia sfug...