Capitolo 3

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Fino a qualche secondo fa stavo tranquillamente dormendo, ma ovviamente l'urlo stridulo di mia madre mi ha appena dolcemente svegliato, annunciando che sarebbero usciti e di non aspettarli per cena. Ovviamente. Sapete, è più probabile che l'uomo scopra i confini dell'universo e li superi, piuttosto che io riceva un po' d'attenzione da mamma e papà. Dopotutto sono uscita da qualche ora da un centro di recupero dopo 2 anni, non ho mica bisogno dell'affetto dei dei miei genitori. Anzi, non posso permettermi di averne bisogno.

"Comunque, stiamo chiudendo a chiave la porta, sia quella principale che quella sul retro, quindi non provare neanche a scappare per andare a sbronzarti da qualche parte!" urla papà.

Fidati caro, ho già promesso a me stessa che non mi danneggerò più per colpa vostra, ma chiudermi in casa non è proprio giusto, ho bisogno di ritornare nella mia foresta, non posso stare chiusa qui, o impazzirò. Ma non ho neanche il tempo di ribattere che sento già il tonfo della porta che viene sbattuta e sigillata.

Magnifico,devo restare tutto il pomeriggio e la sera chiusa in gabbia come un ani...la finestra! Basta uscire dalla finestra, come ho fatto a non pensarci prima? Mentre scendo frettolosamente le scale per andare al piano terra, penso a quanto il mio cervello si sia arrugginito durante questi due anni. Bene, è ora di cominciare a svegliarsi.

Apro la finestra del soggiorno e la scavalco con fin troppa facilità; un giochetto elementare. Appena poggio il piede sulla neve che piano piano si sta per sciogliere, sento subito una scarica di felicità in tutto il mio corpo: nessun dottore o psicologo che mi controlla. Posso fare quello che voglio. Così, in preda all'euforia, comincio a correre verso gli alberi innevati e mi addentro nella foresta.

Continuo a correre, fino a quando non arrivo nel posto a me più caro e familiare fra tutto questo verde: il lago. Inevitabilmente un mare di ricordi mi sommerge: tutte le volte che scappavo venivo esattamente qui, mi rannicchiavo sul bordo del lago e...piangevo. Restavo a fissare il mio riflesso nell'acqua, il riflesso di una ragazza sola e a pezzi, mentre le lacrime che cadevano, formavano dei cerchi concentrici che si allargavano fino a scomparire, alterando la mia immagine. Piangevo fino a quando non c'erano più lacrime da versare.

Immergo le mani nell'acqua fredda e limpida e mi rinfresco il viso, nel tentativo di scacciare via i dolorosi ricordi, quando mi sembra di sentire proprio qualcuno che singhiozza e piange. Sono sicura di non essermelo immaginato e effettivamente a qualche metro da me,noto un ragazzo rannicchiato sul bordo del lago, in lacrime.

Murder House || Harry Styles #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora