Capitolo 31

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Prima che la mia vita si limitasse alle mura del centro di riabilitazione, alcune domeniche, quando i miei genitori erano stranamente di buon umore per trascorrere una giornata con me piuttosto che in un locale con i loro amici, mi portavano nella riserva naturale che si trovava a un'ora dalla nostra cittadina. Il paesaggio della riserva non era diverso da quello che circondava casa nostra, ma una cosa che amavo di quel posto era la felicità che era in grado di racchiudere. Molte famiglie di Boulder e delle altre piccole città vicine trascorrevano la domenica lì e mi piaceva osservare come i bambini si divertissero così tanto con i loro genitori. Per me era una lontana fantasia e non potevo fare altro che invidiare gli altri da lontano. Alcuni papà incoraggiavano i loro figli più piccoli a non avere paura dei coniglietti e ad accarezzarli, altri ad ammirare la maestosità dei pavoni; alcune famiglie giocavano a palla, nascondino o con dei giochi da tavolo. Ogni bambino, grande o piccolo che fosse, sorrideva e si stava divertendo, provocando una grande gioia nel cuore dei genitori. Si poteva vedere da tanti piccoli gesti quanto amassero i loro figli, non si sarebbero mai scordati di questi momenti spensierati. 

E poi, c'ero io, lontana da qualsiasi possibilità di divertirmi, seduta in disparte su uno dei tavoli pic-nic. I miei erano seduti poco distanti da me, immersi però in chissà che cosa. Papà guardava corrucciato lo schermo del suo portatile e mamma conversava da almeno un'ora con qualcuno al telefono.

"Papà, per caso abbiamo un pallone o delle racchette nel portabagagli?" azzardo a chiedere. Chissà sia la domenica giusta.

"No, non ho tempo, sono in riunione, ci sono molti gruppi di ragazzi qui, chiedi a qualcuno di giocare." mi liquida senza perdere tempo. Mi rendo conto che mi sta mentendo, quale ufficio farebbe una riunione di domenica? Lascio perdere, è inutile provare con mamma. Quando ero più piccola mi avvicinavo spesso alle altre famiglie con bambini della mia età per chiedere se potevo giocare, ma mi accorgevo di interrompere un momento fra loro. Era come se i sorrisi dei genitori non fossero più veri, notavo che si guardavano negli occhi chiedendosi chi fossi, da dove fossi sbucata e perchè non stessi con la mia di famiglia. Mi sentivo a disagio e finivo sempre per salutare presto i bambini e nascondermi dietro un cespuglio dove potessi piangere. Mi promettevo che avrei amato con tutta me stessa i miei bambini e che avrei vissuto con loro tanti momenti felici. Non avrebbero mai sentito il bisogno di scappare e rifugiarsi da qualche altra mamma, perchè avrei dato loro soltanto il meglio.

Crescendo, è arrivata la consapevolezza. Se non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato, non avrei potuto realizzare il mio sogno e avrei dovuto rinunciare alla promessa. E se neanche le persone che mi avevano messo al mondo mi amavano, come avrebbe potuto farlo qualcun'altro? Quei pochi della mia età che conoscevo erano solo capaci di incassare la paghetta per spenderla in liquori o marijuana, non potevo neanche definirli amici. Eravamo semplicemente un gruppo di persone che si rovinava la vita, a nessuno importava dell'altro. Una voltai tentai di allontanarmi in cerca di gente su cui potessi contare, ma ormai nella cittadina si sapeva chi fossero gli elementi da evitare, ed io ero sulla lista. Mi rassegnai al fatto di dover trascorrere la mia vita con loro, almeno finchè non sarei stata abbastanza grande e non avessi avuto abbastanza soldi per poter andare via. 

Ma sarebbe cambiato qualcosa se fossi scappata? No, non avrei risolto niente lo stesso. Ero fermamente convinta di essere una di quelle persone destinate a morire senza aver lasciato qualcosa di buono al mondo.

Lo sono ancora, sono ancora ferma su quel pensiero. Almeno avrò fatto qualcosa di utile salvando Harry. Non ha esitato ad accogliermi fin dal primo giorno ed è morto per me. Sono sicura che troverà una donna da amare e con cui creare una famiglia; magari potrei anche andare a trovarli delle volte, prenderei in braccio i suoi figli, complimentandomi con lui e sua moglie per quanto siano belli, penserei al fatto che quei bimbi siano lì anche grazie a me, in piccolissima parte, ovviamente.

"Sono pronta a dare alla Morte quello che desidera." Parlo, non so quanto tempo abbia passato nei miei ricordi.

"E' molto sorpresa della tua scelta, ma secondo lei le tue motivazioni sono logiche. Harry tornerà in vita dopo che avrai bevuto la Sostanza. E' proprio accanto ai tuoi piedi, cara."

Mi abbasso a tastare il pavimento e per una volta  ho la sicurezza di star facendo la cosa giusta. Trovo una piccola boccetta, in vetro a giudicare dal tatto. Tolgo il tappo e porto subito il boccale alle mie labbra. Tutto d'un fiato, come ero abituata a fare con gli shot. Non mi rimane nessun sapore in gola, ma inizio ad avvertire dei piccoli dolori all'interno del mio corpo. In alcuni punti si rafforzano, fino ad uniformarsi e a quel punto il mio corpo si accascia stremato a terra, e svengo.

Murder House || Harry Styles #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora