Capitolo 22

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I secondi passano lentamente, io aspetto qualcuno che apra la porta di scatto e cominci ad urlarmi contro, svegliando i vicini. Ma neanche un piccolo scricchiolio proviene dall'interno della casa. Forse sono già andati a dormire, forse sono usciti infischiandosene come sempre. Davvero, se sono andati anche questa sera in qualche locale da squattrinati che loro definiscono di classe, non saprei più cosa pensare di loro. Voglio dire, sono i primi che su un annuncio scrivono "Scomparsa ragazza con problemi di alcoolismo nella foresta" e poi non restano neanche a casa, nel caso qualcuno mi ritrovasse o decidessi di ritornare. L'enfasi con cui i miei genitori dimostrano la loro preoccupazioni nei miei confronti mi ha sempre lasciato, giorno dopo giorno, molto sbalordita. In un ultimo tentativo di farmi sentire, quasi prendo a pugni la porta come se fosse un sacco da box. Ancora niente. Vedo che però hanno lasciato due piccole lampade accese nel soggiorno, da cui proviene una fioca luce, ma dalla finestra della cucina e da quelle del piano di sopra, non proviene nessuna illuminazione. Così attraverso il piccolo giardinetto, per vedere se sul retro c'è parcheggiata la macchina. Nemmeno l'ombra.

Purtroppo ho la prova definitiva che non sono a casa ad aspettarmi. E che sono bloccata fuori, come una vagabonda affamata, assonnata e sporca. Non voglio dare di nuovo fastidio ad Harry. Per quanto mi piacerebbe di nuovo dormire abbracciata a lui, al caldo sotto tutte quelle coperte, voglio che riposi tranquillamente. Sicuramente, domani vorrà già ritornare nella Foresta, e io potrò fare ben poco per tentare di fermarlo una seconda volta dallo scoprire cosa ha messo in pericolo le nostre vite. Almeno lui ritornerà in forze e più lucido. A me non resta altro che gironzolare intorno casa mia, sperando di trovare una finestra con almeno uno spiraglio lasciato aperto. Quelle del soggiorno sono ovviamente state sigillate, ma credo che quelle della cucina, un po'più nascoste e piccole, siano state lasciate leggermente socchiuse. Per almeno una volta, la fortuna è dalla mia parte, e in preda alla felicità di questo momento spalanco la finestrella e mi ritrovo subito con i piedi nel lavello, dove ci sono ancora parecchie stoviglie sporche. Meglio non badare alle faccende domestiche nel pieno della notte dopo una giornata del genere, così scendo subito dal piano cucina e servendomi della poca luce lunare che penetra dalla piccola finestra, raggiungo quella salvezza che comunemente viene chiamata da tutti "frigorifero". Non aspetto un secondo e spalanco l'anta, cominciando a fare razzia di Coca Cola, merendine e salumi. Non è uno spuntino consigliabile visto l'ora tarda, ma non tocco cibo da ore, me ne infischio di sembrare un procione che si intrufola in casa per rubarti tutta la scorta di noccioline. Vado subito al piano di sopra, nella mia amata stanzetta, butto i rifornimenti sul letto, vado a lavarmi molto rapidamente e infine mi infilo nel mio morbido pigiama. Posso finalmente cominciare a mangiare in tranquillità rannicchiata sotto il piumone. Mi sento già molto più rilassata appena la mia fresca bevanda frizzante mi rinfresca la bocca ormai secca, ma dopo poco il gusto solito della Coca Cola non è più quello di pochi secondi prima. Sembra di avere in bocca della polvere amara, cenere. E' disgustoso, insopportabile da avere in bocca, così sputo tutto sul pavimento, non riuscendo ad arrivare in bagno. Accendo il lume sul comodino, per vedere cosa ho rimesso; in effetti quella sottile polvere sparsa sul pavimento sembra proprio cenere, ma non è di quelle grigiastre, è di tonalità bordeaux e nera. Non mi chiedo neanche come ci sia finita quella nella mia bocca. So benissimo che nessuno ha infilato strane sostanze nella lattina, ma è una cosa che viene dall'interno della mia anima, qualcosa che ne ha preso il controllo senza che io potessi fare nella, senza che me accorgessi. Quando Iris mi diceva che avrebbero iniziato a manifestarsi, non credevo che mi sarei mai potuta sentire così minacciata, indifesa ed esposta a tutti i mali esistenti. E' la sensazione più forte che abbia mai provato, più potente di tutte quelle che ho vissuto in clinica. E' un qualcosa che mi fa provare anche male fisico al cuore, sento come se si stesse per restringere, per sparire, per diventare come la polverina sul pavimento della mia stanza. Il dolore aumenta e la paura di poter morire si presenta nella mia mente, fino a quando non riesco a pensare ad altro che non sia una mia morte dolorosa e lenta. Mi precipito in bagno, inginocchiandomi davanti al gabinetto e continuo ad espellere altra cenere. E' difficoltoso respirare,e se non si ferma? Morirò soffocata come nelle sabbie mobili? Ad un certo punto, la cascata di polvere si ferma. Continuo a sentire tracce di polvere amara e fredda sulla lingua e nella gola; potrei quasi giurare che sia presente anche nei miei polmoni, visto che sto avendo difficoltà a riprendere a respirare normalmente, forse anche per il vortice di paura e agitazione che sto vivendo. Mi alzo lentamente e poggio le mie mani sul lavandino, tenendo la testa bassa. Non vorrei vedere il mio viso, sarà sicuramente orribile, ma almeno di questo devo cercare di non avere paura. Faticosamente alzo il viso, e quando comincio a intravedere il mio riflesso nello specchio, mi volto di scatto, cominciando a piangere istericamente.


Allora...sono quasi le due del mattino...e io sto qui anzichè a dormire...un orario molto normale per scrivere i capitoli...probabilmente,come la maggior parte delle persone normali fa,voi state nel letto.Io no.A seconda di quando lo leggerete,forse domani mattina o pomeriggio vi dico...Buongiorno! o Buonesera! Vabbè lasciatemi perdere che quando è tardi do i numeri ancora più del solito.Semplicemente vi auguro...


Buona lettura


Murder House || Harry Styles #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora