Capitolo 9

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Proprio quando chiudo gli occhi, pronta a lasciarmi sprofondare nel lago, sento il corpo di un'altra persona che viene sbattuto contro di me e mi appiattisce contro contro il tappeto di foglie.

Quando apro gli occhi, mi ritrovo Harry steso su di me, poggiato con gli avambracci ai lati della mia testa, con due lacrime che gli rigano il viso, ma con un'espressione sollevata, come quando la professoressa sceglie le sue vittime da interrogare e scopri di non essere stato selezionato.

"Perchè piangi?" gli domando sottovoce, mentro passo la mano sulla sua guancia per scacciare via la scia creata dalla lacrima.

"Bhe...non ti trovavo...ho provato a...a chiamarti dicendo che mi arrendevo...e...e tu comunque non uscivi fuori da qualunque nascondiglio e mi sono spaventato al pensiero che fossi caduta nel lago,non sapessi nuotare e..." lo interrompo poggiando delicatamente le mie labbra sulle sue,che sono morbide e calde

Per qualche istante dimentico tutti i problemi, il litigio con i miei, io che scappo da casa, la scoperta di questo posto e la sensazione di inquietudine che mi da la casa poco distante da noi. Per qualche attimo, mi sento davvero in paradiso, ed è la cosa migliore che mi sia capitata da molto tempo.

Harry apre gli occhi, quei magnifici occhi verdi ora pieni di emozione, a cui non sono ancora abituata a potermi incantare, come ho fatto solo nel primo pomeriggio in cui ci siamo aperti e questa mattina mentre facevamo colazione. Sarebbe così bello poter perdersi in loro tutti i giorni.

Mi sorride timidamente e comincia a strofinare il naso sul mio collo, facendomi il solletico e inizio a ridere come non mai.

"BASTA!" urlo fra le risate, ma Harry non si ferma ma ad un tratto si blocca e il suo volto diventa improvvisamente più cupo. Ha gli occhi rivolti verso la casa.

"Mio Dio, è terrificante." dice in un sussurro. Poi comincia a guardarsi intorno meravigliato da questi alberi unici e spaventato dalla stranezza di questo posto e sicuramente dal bizzarro lago,  ora è rosso, che ci ha portati qui.

"Silvia, come hai fatto a cadere nel lago?" mi domanda mentre si dirige lentamente verso il cancello.

"In realtà, qualcosa o qualcuno mi ha spinto. Ma non potevi essere tu, il tocco che ho sentito era quello di una mano molto piccola, e congelata più dell'acqua del lago quando nevica." racconto titubante, chiedendomi come una bambina o una bambino si trovassero in una foresta dimenticata dal mondo e come sia arrivato fino alla mia schiena.

"Non mi piace questa storia. Per niente. Sono qui da un anno e mezzo, conosco benissimo la zona del lago e non è mai accaduto niente di tutto ciò. Nessuna mano che ti spinge, nessun portale sotto la superficie di un lago...niente boschi incantati con enormi case decadenti circondate da un cancello degli orrori..." dice sarcastico Harry.

Mi rilassa che almeno sdrammatizzi un po'la situazione. Sono anche contenta del fatto che almeno lui sappia dell'esistenza di questo posto e che lo possa vedere. Se lo raccontassi ai miei genitori, probabilmente, anzichè rimandarmi al centro, mi rinchiuderebbero in un istituto psichiatrico a vita.

Ma anche io ho temuto di aver perso la ragione fino a qualche minuto fa, chi non lo crederebbe dopo essere caduti in un lago e trovarsi...qui.

Intanto Harry è arrivato proprio di fronte all'imponente cancello di ferro. Vedo che sta cercando l'apertura per entrare nel giardino morto, ma, pur spostandosi a destra e sinistra, non trova nulla.Così corro verso di lui per cercare di trovare la serratura.

"Sai, Harry, non penso sia una buona idea intrufolarsi qui dentro...ho come la sensazione che tutto possa crollare da un momento all'altro e...non mi promette nulla di buono semplicemente." confesso.

"Sarà, ma non me ne vado di qui senza sapere cosa c'è qui dentro. Andiamo Sì, abbiamo scoperto una specie di foresta incantata sotto il lago della solita vecchia che conosciamo, e non sei curiosa di vedere cosa nasconde questa casa che è l'unica parte grigia di tutto ciò?" mi chiede come se la risposta scontata fosse: ovvio, andiamo a esplorare case che ricordano manicomi degli anni '20!

"Ehm...no, preferirei stare a casa a dormire." sputo il rospo "e non chiamarmi Sì."

"Va bene, va bene. Ma almeno aiutami a trovare il lucchetto, sarò solo io ad entrare."

Comincio a percorrere il perimetro di tutto il cancello, pur di trovare quel dannato coso e andarcene, questo posto comincia seriamente a mettermi i brividi ma non me ne vado lasciando Harry in questo strano posto. Potrebbe essere pericoloso, aldilà dei colori rasseneranti che ha.

Dopo aver passato al setaccio il cancello più volte, Harry si arrende e mi dice di scavalcare.

"Cero che sei ostinato, Harry lascia perdere, prendilo come un segno. Non. Entrare. In. Quella. Casa."

"Ci riuscirò, fidati." Dice con molta convinzione nella voce, mentre sta già usando le sbarre orizzontali come scala e quelle verticali per aggrapparsi con le mani. Sembra un detenuto che sta scappando dal carcere, solo che Harry ,all'inferno ci sta andando con entusiasmo anzichè scappare finchè è in tempo. E io non ce la faccio a guardarlo mentre si condanna da solo, così, controvoglia, comincio anch'io ad arrampicarmi al cancello.

"Lo vedi che lo spirito da avventuriera ha assalito anche te?" mi domanda Harry entusiasta.

"No, lo faccio solo perchè la tua follia è contagiosa e il buonsenso sta scivolando via dal mio corpo come l'alcol scorre a fiumi in una festa di adolescenti in crisi ormonale." ribatto.

Lui mi rivolge un gran sorriso, ricordandomi ancora una volta il motivo per cui mi sto cacciando in questo guaio.

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Le 11 e mezza,ok,non dico altro. Solo votate e lasciate un commento per sapere cosa ne pensate del capitolo o della storia in generale. Se lo fate vi do un ringo.

Murder House || Harry Styles #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora