28. The Double Date

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Quando arriviamo di fronte al Mill Pub, Jane e Cynthia sono, prevedibilmente, già lì ad aspettarci.

Sotto le luci del porticato e dei lampioni, sembrano quasi un dipinto rinascimentale. Bellissime, illuminate in ogni direzione, i loro capelli che baluginano della diversa gradazione delle fiamme.

E sono così diverse.

Cyn ha un viso serio, maturo. Ascolta Jane parlare con la sua solita espressione, un accenno di sorriso sul viso e gli occhi scuri che sembrano scrutarla a fondo, accogliendo con dolcezza ogni suo dettaglio.

Il vestito contrasta splendidamente con il biondo dei suoi capelli, legati in una treccia morbida, e lei sembra una potente e meravigliosa reincarnazione di una matrona romana.

Jane la supera di appena qualche centimetro in altezza, ma è talmente minuta che la differenza risulta impercettibile per una sorta di compensazione.

Il suo viso, innocente in modo quasi infantile, dimostra qualcosa in meno dell'età che ha, con quei luminosi occhi chiari che osservano curiosi i dintorni, senza sostare su nulla per troppo tempo.

Fumano di fronte la porta, le volute di fumo che sembrano fili di ragnatela che si stringono attorno a loro, e ridono, chiacchierando di qualcosa che non riesco a sentire.

Jane indossa un abito semplice, di un blu profondo che fa risaltare il fuoco dei suoi capelli e scintillare i suoi occhi celesti nella notte, e sta sorridendo graziosamente a un commento di Cyn.

Riavvia la frangia fulva con la punta delle dita, un gesto meccanico e distratto che deve essere una sua caratteristica, e io potrei svenire qui davanti, ancor prima di averle parlato.

Cyn, fortunatamente, è la prima tra le due ad incrociare il mio sguardo.

"Ciao" sorride, sollevata, venendomi incontro.

Sorrido a mia volta, baciandole una guancia.

"Ci dispiace per il ritardo" mi scuso, mentre ancora sono chinato su di lei, senza trovare il coraggio di guardare Jane.

"Elsie aveva dimenticato di comprare i preservativi, ci siamo dovuti fermare" commenta Churchill, come nulla fosse.

Oscar Wilde scriveva che per comprendere certi delitti basta conoscerne le vittime.

Deve aver conosciuto Churchill anche lui.

Rivolgo a Jane Asher uno sguardo di puro panico.

"Sta facendo il coglione" sottolineo, nel caso fosse necessario, e sento un vago rossore iniziare a serpeggiarmi sulle guance.

Jane ride, per nulla colpita dalla questione, e si lascia abbracciare brevemente da lui.

"Lo fa sempre" mi rassicura, rilassata e perfettamente a proprio agio, "Non lo ho mai preso sul serio in vita mia"

"Ecco perché siamo ancora amici, ed ecco perché non la ho ancora sposata" scherza Churchill, e poi posa lo sguardo su Cyn, e sorride.

"Ciao" dice, "Sei molto bella, stasera"

Lo dice senza sfiorarla, rispettosamente a distanza.

E questo è il mio Churchill.

Il suo indicibile talento nel sapere sempre cosa è giusto fare per mettere gli altri a proprio agio, per non farli scappare.

Indovina la tensione di Cyn, la sua incertezza, e la rispetta. Non si impone, non forza un contatto.

Non ne ha neanche bisogno, a dirla tutta: il suo solo tono, dolce e sicuro come sempre, è sufficiente a farla arrossire.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora