6. The Saturday Night Fever

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Le settimane seguenti corrono senza che neanche me ne accorga, e le novità sono così graduali da passare quasi inosservate.

Se mi fermo a pensarci, però, sono tutte molto rilevanti.

Non ho più bisogno della guida degli altri per orientarmi nei corridoi, e conosco così bene camera mia che riesco a muovermi anche nel buio più totale, senza più sbattere contro i mobili.

Ho imparato a memoria la gradazione di colori che la vecchia Cerbero ama indossare, e a riconoscere il rumore dei suoi passi quando è arrabbiata così da poterla evitare.

Ho scoperto che Cynthia, la mia compagna di corso a Letteratura Greca, è insolitamente divertente quando inizi a conoscerla un po' meglio, e che arrossisce sempre a partire dalle orecchie.

Shiva è migliorato con il latino al punto da dovermi chiedere chiarimenti sempre meno spesso, e io ho studiato quanto in alto può legarsi i capelli prima che le ciocche più corte sfuggano dall'elastico e gli ricadano sul collo.

Di Phineas ho imparato, dopo averlo cronometrato decine di volte, che ci mette di media quattro minuti a effettuare una sutura sulle arance, e che se non aspirasse a fare il chirurgo porterebbe un anello a ogni dito e si farebbe chiamare Ringo.

E Churchill...

Churchill dorme meglio, adesso, anche se a volte mi sveglio ancora sentendolo tremare contro la mia schiena.

Ogni mattina si alza presto e separa i nostri letti, perché nonostante sia pronto ad ammettermi le sue fragilità nel buio della notte, non credo sia ancora in grado di farlo alla luce del sole.

Non ha smesso di chiamarmi con nomi femminili, e nonostante io mi dica che prima o poi finirà per ripetersi la sua inventiva finora non ha mai fatto un passo falso.

Porta ancora il primo bottone della camicia slacciato, forse solo per una questione di infantile ribellione, e io continuo ad intestardirmi nel volerglielo abbottonare.

Mi sono abituato al fatto che laddove ci sia io ci sia anche lui, e viceversa, così come mi sono abituato a rispondere a tono a Phineas e Shiva quando mi chiedono come sia essere la signora Lennon.

Ma se c'è una cosa a cui non mi abituerò mai, e di questo sono fottutamente certo, è la mancanza di delicatezza con cui continua a svegliarmi al mattino.

"Forza Agnes, o non avrai tempo di mettere il mascara" è la sua frase di apertura del giorno, e devo trattenermi per non azzannare la mano con cui mi sta scuotendo.

È sabato, non ho lezioni in programma, e non c'è davvero alcuna ragione per cui dovrei essere già in piedi.

Fatta questa breve considerazione, non gli rivolgo parola per i primi quarantasette minuti della giornata.

E, anche dopo, lo faccio solo perché la domanda che mi pone è particolarmente intrigante.

Siamo seduti al nostro solito tavolo, e l'argomento di conversazione è cosa faremmo per denaro.

Io mi sono limitato a chiarire che non voglio che nessuno mi rivolga la parola fino almeno alle undici del mattino, e mi sono tirato fuori dalla discussione.

Dopo aver esaurito le domande più banali (come ad esempio quanto vorrebbero per stare con un uomo, in ogni possibile accezione) i tre stanno sforzando la propria fantasia.

"Phineas" chiama Churchill, "Quanto dovrebbero darti per indurti a fare del male a un tuo amico?"

Lui ci pensa su, "Dipende quanto male"

"Diciamo che è un assassinio"

Il ragazzo sbianca "Macabro. Un miliardo"

"Shiva?"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora