2. The Breakfast Club

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"Alzati, Frances"

Sbuffo, ancora mezzo addormentato, e mi tiro le coperte fin sopra la testa.

In un attimo mi sono strappate di dosso.

"Fa freddo" piagnucolo, rannicchiandomi.

Mi rifiuto caparbiamente di aprire gli occhi.

"Hai dieci secondi, Aurora" mi intima la voce di Churchill, "Poi ti prendo di peso e ti butto nella doccia"

Inizia il suo conto alla rovescia, e valuto brevemente se sia o meno capace di essere tanto ignobile.

Mi tiro a sedere prima ancora che abbia finito di pronunciare la parola nove.

"Cosa vuoi?" chiedo, secco.

Non sono un amante della mattina, e sono un ancor più cieco odiatore di chi la mattina presto osa parlare.

"Hai mezz'ora per prepararti"

Se non altro, mi dico, usa frasi brevi.

Poi l'occhio mi cade sullo schermo del mio telefono.

"Le sette e mezza di mattina" sibilo, riportando lo sguardo su di lui "Sei morto".

Sorride, perfettamente sereno, "Oh, Dorothy. Non vedo l'ora"

"Le mie lezioni non iniziano prima delle nove" borbotto, ma mi allungo a disattivare la sveglia che avevo impostato per le otto e mezza.

Churchill è già perfettamente pronto, con il maglione nero che lo avvolge sino alla gola e i pantaloni, dello stesso colore, stirati in modo impeccabile.

Si aggiusta allo specchio i ricci umidi che gli cadono sulla fronte, e non mi guarda neppure.

"Senti un po', Britney" si limita a dire, "Hai due scelte: o vieni a fare colazione con noi e ti guadagni un primo giorno dignitoso o attraversi quelle porte tutto solo, con una mappa in mano, sperando che qualcuno ti indichi la classe giusta".

Prima di entrare in bagno, mi premuro di sbattergli in faccia la t-shirt che ho appena sfilato.

Con tutta la violenza che posso.

L'acqua esce a scatti dal doccino, e neanche qualche pugno frustrato riesce a risolvere la cosa.

Le mie camicie sono tutte stropicciate a causa del viaggio, e sono costretto a indossarvi sopra il primo maglione che riesco a recuperare.

I jeans sono ancora un po' umidi, e nel complesso mi sento un disastro.

Liscio con cura il colletto della camicia bianca, avendo cura che le ali svettino sul verde bosco della lana, e sospiro.

Il mio umore peggiora ulteriormente quando ricordo che le mie scarpe devono essere ancora all'ingresso, incrostate di fango.

"Non dire niente" avviso Churchill, uscendo dal bagno.

Il suo sguardo cade immediatamente sulle mie pantofole, e si lascia sfuggire un sorriso "Non preoccuparti, Cenerentola. Recupereremo le tue scarpe"

Borbotto qualcosa che è incomprensibile anche a me, e mi infilo nel corridoio prima che possa aggiungere altro.

Mi è accanto in un attimo.

"Se può consolarti questo verde ti risalta gli occhi, Giselle" commenta, sarcastico.

Mi consola, in effetti, ma non mi frena dal tirargli una spallata.

"Chiudi il becco, sembri la caricatura di Steve Jobs" sibilo.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora