35. The Question Game

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Churchill mi lascia rannicchiare al suo fianco, contro di lui, per quasi tre ore. Talmente fusi da sembrare un groviglio unico, una specie di moderno Briareo con le cento mani tutte strette tra loro, e totalmente immobili.

Ciò che è straordinario è che, nell'intero lasso di tempo, si sforza di rimanere in silenzio.

Non oso immaginare quanto gli costi, questa doppia tortura fatta di silenzio e immobilità, così lontana da lui da risultargli inconcepibile.

Ma lo fa.

Per me.

E quando la sua pazienza inizia a vacillare, anziché spostarsi, incrocia semplicemente le braccia sotto la testa, e prende a porre domande.

"Qual è il tuo colore preferito?"

"Il blu" rispondo, senza pensare, le mie prime parole dopo ore, "Quello della felpa che indossi. Che, per inciso, è mia"

Sorride, voltando la testa di lato per incrociare il mio sguardo.

"Vuoi ricordarmi dov'è la camicia che ti ho prestato, Beverly?"

Ripenso al misero straccio abbandonato in camera di Jane, e probabilmente finito nella sua spazzatura.

"Tieni pure la felpa" concedo, magnanimo, "Il tuo?"

"Il verde"

"Come i miei occhi?" chiedo, civettuolo, strappandogli una risata.

"Non sono verdi"

"Certo che lo sono" ribatto, piccato.

Un movimento repentino da parte sua, le sue dita incastrate sotto il mio mento e il suo viso a un soffio dal mio.

Mi fissa, serissimo, per un paio di secondi.

"Un po' verdi" concede, con aria di sufficienza, tornando alla posizione originale.

Mi accorgo di aver trattenuto il respiro solo quando i miei polmoni si riempiono di nuovo.

"Dovresti rivedere il tuo concetto di distanza, Church" borbotto, battendo in fretta le ciglia come a darmi una svegliata.

"Sono senza occhiali" si giustifica, semplicemente, ma sembra divertito, "Ti metto in imbarazzo?"

"Sì, cazzo" mi lamento, con un sorriso, "Prima o poi finirai per baciarmi per sbaglio"

Ride, rilassato.

"Potrebbe succedere" concorda, "Specie se continui a non spostarti di un millimetro ogni volta in cui mi avvicino"

"Se ti muovessi a velocità normale, anziché come quello stronzo di Edward in Twilight, sarebbe più facile" borbotto, ridendo con lui.

Un altro sorriso, i suoi occhi di nuovo sul soffitto.

"Se potessi farti dipingere da un artista, chi sarebbe?"

Churchill non ama particolarmente fare conversazione, ma adoro il suo modo di farlo: sbloccare piccoli tasselli di qualcuno, la lenta composizione di un mosaico.

Mi chiedo cosa le mie risposte gli dicano di me.

"Hai fatto questa domanda anche a Stuart Sutcliffe, vero?"

"Certo"

"Cosa ti ha detto?"

Una smorfia da parte sua.

"Winston Churchill"

"Che gran leccaculo"

Ride.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora