Cambridge, di notte, sembra una quieta distesa di lucciole.
"Qualsiasi città è bella, dall'alto" commenta Phineas.
"Ma questa è la mia preferita" aggiunge Churchill, a bassa voce.
Le acque del Cam rifrangono la luce come uno specchio, una via lattea terrena, e tutto pare immobile.
Di tanto in tanto, nella penombra della terrazza, ci arriva il suono di un urlo o una risata.
Non abbiamo parlato granché, sinora.
Il buio ha risucchiato ogni tentativo di conversazione, e ci siamo limitati a qualche frase di circostanza, a brevi cenni di ringraziamento ogniqualvolta l'altro ci allunga la canna accesa.
L'aria è fredda e umida, ma il calore del corpo di Shiva contro di me basta a distrarmi.
Mi sono seduto accanto a lui, passandogli cautamente un braccio intorno alle spalle.
Non riprendo la conversazione che abbiamo interrotto: Shiva sa diventare crudele, quando messo sulla difensiva.
E lui non ha detto niente, ma si è voltato di lato, ha incastrato la fronte nell'incavo del mio collo e abbandonato le gambe sulle mie ginocchia.
Il suo braccio mi circonda lo stomaco, e ha le dita timidamente appigliate al bordo della mia felpa.
Mi limito a stringerlo con forza, questo piccolo corpo compresso contro il mio fianco, e mi chiedo quanto ancora potrà reggere.
Quanto del suo equilibrio è in realtà una finzione?
Shiva non risponderebbe a questa domanda, come a nessun'altra.
Ma si lascia abbracciare, abbandonato contro di me come un bambino, e questo è tutto il conforto che è disposto ad accettare.
Phineas ha la testa sulle ginocchia di Churchill, e fuma in silenzio, guardando la luna che compare e scompare dietro le nuvole.
La sua espressione è seria, più dura del solito.
Il taglio dei suoi occhi lo fa sembrare sempre malinconico, anche quando ride, ma stavolta è diverso, perché è la verità.
Le dita di Churchill gli carezzano i capelli, di tanto in tanto, in un gesto che vuole sembrare distratto ma che è espressione della sua preoccupazione.
Ognuno di noi, probabilmente, sta pensando a cose che non vorrebbe gli altri conoscessero.
"Vi ricordate la guerra con il Lucy, l'anno scorso?" chiede Phineas, a un certo punto, nel tentativo di stemperare quel silenzio.
"Direi di no" scherzo, mentre Shiva solleva appena la testa per dimostrare il proprio interesse.
"Mi dispiace, Cass" ritratta Phineas, imbarazzato. "È che mi sembra che tu sia sempre stato qui. A volte devo impegnarmi, per tenere a mente che ci sono ricordi in cui non sei presente"
Sorrido appena, un senso di calore che mi invade il petto, ma non gli faccio notare quanto carina sia la frase che mi ha appena rivolto.
"Ne ho sentito parlare, comunque" concedo, dolcemente.
"Certo che ne hai sentito parlare" commenta Churchill, sarcastico. "Il nemico era la tua ragazza"
"E ha vinto lei, non è così?" ribatto, sullo stesso tono, perché il ragazzo che si fa la mia migliore amica non ha decisamente il diritto di fare sarcasmo sui rapporti altrui.
"È quello che le piace raccontare" mi corregge Churchill, annoiato. "Ma la verità è che, alla fine, vinco sempre io"
Una piccola pausa, un sorriso appena accennato che gli balena sul viso.
STAI LEGGENDO
𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennon
أدب الهواةQuando Paul arriva all'Università di Cambridge, il suo obiettivo è quello di far scorrere tutto liscio fino alla laurea. Il suo insopportabile compagno di stanza, Churchill, è ben deciso a rendergli le cose più difficili. E più divertenti.