45. The Unequal Struggle

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Gli occhi di Churchill brillano di un fuoco talmente freddo che ne percepisco l'ustione sulla pelle, la medesima sensazione che si prova immergendo nella neve la carne nuda.

Non lo ho mai visto così arrabbiato.

La sua è sempre stata una rabbia dolente. Quella dell'animale ferito che, per difendersi, è pronto ad attaccare.

Non sembra ferito, adesso.

Solo tremendamente in collera.

Si fa di fronte a me, obbligandomi a sorreggere il peso del suo sguardo, e la sua schiena è dritta come una spada.

"È una tua amica, quella di cui parli" mi ricorda, sputando le parole come proiettili.

"Non sto sindacando le scelte di Cyn" sottolineo, e so che dovrei piantarla, so che dovrei serrarmi la bocca e parlar d'altro.

Ma i suoi occhi ardono ancora, fieri e taglienti come non li vedevo da tempo, e tutto quello a cui riesco a pensare è che questo è il tipo di sguardo che più gli si addice.

Churchill è fatto per accecare chi lo guarda, per bruciare sino alle ceneri, per illuminare a giorno ciò che lo circonda.

Cyn non è capace di alimentare quel fuoco.

In sua presenza, le fiamme di cui è composto sembrano languire, covare sotto la cenere in attesa del momento in cui tornare ad ardere.

"Qual è la differenza?" sibila, a un passo dal mio viso. "Le mie scelte riguardano lei"

Sorrido, stupidamente soddisfatto.

Adoro vederlo così.

"Cyn è innamorata di te" sottolineo, e devo sforzarmi per non far tentennare il mio sorriso. "La sua è stata una scelta obbligata. Ma tu..."

Un altro guizzo, l'ingestibile divampare della sua rabbia che gli illumina i lineamenti.

"Tu hai solo preso quella più facile" concludo.

Deve essere l'alcol, a rendermi così coraggioso.

Ma so di avere ragione: Churchill non è innamorato di Cynthia, per quanto convinto possa esserne.

Ha paura di se stesso, probabilmente.

Ha paura che quello stesso fuoco, quello che lo rende così speciale, sia destinato a consumarlo. Fino alla non esistenza, fino a farne pulviscolo che si agita nel sole.

Crede di doverlo domare.

Ha paura di arrivare a incenerirsi, paura di perdere il controllo e farsi del male nel tentativo.

Lei è solo un compromesso.

Sabbia da gettare, di tanto in tanto, per tenere a bada le fiamme.

"Tu credi?" chiede, sarcastico.

Non vuole una risposta, e non gli interessa neanche cosa ho da dire, ma questo non mi impedirà di dirlo ugualmente.

C'è così tanta rabbia, in me, così tanto dolore, che mi sento come se avessi scoperchiato un odioso vaso di Pandora.

E non riesco a impedirmi di vomitare altre parole, in una cascata irrefrenabile e velenosa.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora