10. The Concussion

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Sento, come se fossero distantissime, le urla di Cyn e la portiera che sbatte.

Devono essere passati solo pochi secondi, ma altre scariche di pugni mi investono il corpo, e vorrei poter svenire di nuovo.

Non riesco a difendermi, né a capire davvero cosa stia succedendo, e tutto mi sembra un turbine di dolore e urla ovattate.

Vorrei dire a Cyn di andarsene, di mettersi al riparo, ma non riesco a trovare fiato nei miei polmoni, non riesco a impedire che lei si getti tra me e questo ragazzo.

Lui, fortunatamente, non osa toccarla, e il tassista interviene per trascinarlo via.

Non sento gli insulti che mi rivolge, non percepisco niente che non sia sofferenza.

"Paul!"

La mano di Cyn è nella mia, e sta piangendo lacrime così grosse che mi si schiantano sul viso come grandine.

"Ti prego, dimmi qualcosa" mi supplica, riavviandomi i capelli con la mano libera.

Faccio fatica a capirla, con il rombo del sangue ancora nelle orecchie, ma mi sforzo di rispondere.

"Almeno ora" mormoro, tentando un sorriso, "Concedimi di odiare Stuart Sutcliffe"

Lei ride, una piccola risata nervosa, e mi aiuta a mettermi seduto, con la schiena poggiata alla portiera della sua auto.

"Ti sanguina la testa" nota, in tono stridulo, osservando la macchia sull'asfalto, lì dove un attimo fa era la mia nuca, "Come ti senti?"

Le perdono la domanda ingenua.

"Come uno che è stato pestato" ribatto, ad occhi chiusi.

La testa mi gira così tanto che potrei vomitare, e sono quasi certo di avere il sopracciglio spaccato a metà.

"Ti porto in ospedale" decide lei, tremante, "Devo chiamare qualcuno, però. Se mi metto alla guida adesso andiamo a finire in fondo al Cam"

Sforzo un sorriso doloroso, solo per rassicurarla.

"Chiama Shiva" sussurro semplicemente, cercando di tenere a bada la crescente sensazione di nausea che mi pervade.

"Paul, serve un'ambulanza"

"Non vado in ospedale, Cynthia" chiarisco, con più durezza di quel che vorrei.

Vi ho trascorso così tanto tempo, durante la malattia di mia madre, da averne abbastanza per tutta la vita.

Il solo ripensare all'odore asettico, ai colori neutri e alle corsie ricolme di parenti disperati mi fa sprofondare nell'angoscia, e non posso sopportare altro panico, non adesso.

Cyn non è convinta, mi basta il suo silenzio per capirlo, ma accolgo con sollievo il tintinnio delle sue unghie che battono sullo schermo del telefono.

Shiva è da noi in un attimo, seguito da Phineas.

"Cosa è successo?"

Se Churchill fosse qui farebbe una battuta sul tono acuto di Shiva, e gli direbbe che le sue sedute di meditazione non riescono a renderlo meno isterico.

Il sorriso che mi sorge sulle labbra in risposta a questo pensiero soffoca in un attimo.

Lui non è qui.

Il racconto di Cynthia è coinciso, lucido, ma la sua voce si spezza di tanto in tanto, e la sua stretta intorno alla mia mano si fa sempre più forte.

"Poi è risalito sul taxi e se ne è andato" termina, singhiozzando.

Vorrei dire a tutti loro che sto bene, sono solo un po' acciaccato, ma tutto quello che riesco a fare è girarmi su un lato e vomitare.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora