8. The Mistery Gang

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Il Cerbero mi fissa insistentemente, con gli occhi color ghiaccio socchiusi, e non aspetta altro che io sparisca.

È la seconda volta che qualcuno mi guarda così, oggi.

"Vi lascio parlare" accenno, vagamente a disagio.

La dita di Churchill si artigliano al bordo della mia manica quasi istantaneamente.

"No" la sua voce è decisa, sicura, "Puoi restare"

Suona come un ordine, anche se non a me.

Il Cerbero solleva appena le sopracciglia nel cogliere la sfida, ma non ribatte.

"Bene. Mi aspetto la massima discrezione, John" il suo sguardo corre su di me, inquisitorio "E Paul".

Il suo disgusto mi fa sfuggire un sorriso divertito.

"Posso prenderle una sedia, signora Hyde?" propongo, tentando di rientrare nelle sue grazie.

Lei accetta con un gesto sprezzante e un mugugno d'assenso.

"Avevo già notato che un ragazzo in particolare, del primo anno, tornava spesso con dei lividi sul viso. Ho creduto potesse trattarsi di un attaccabrighe, che faceva a botte al di fuori del dormitorio. Non posso intervenire su cose del genere, ovviamente"

Ho la vaga impressione che, potendo, Cerbero interverrebbe anche sul modo in cui allacciamo le scarpe.

So che Churchill sta pensando la stessa cosa, perché incrocia il mio sguardo, nascondendo un sorriso.

Chino la testa a terra per celare il mio, e aiuto la signora Hyde a sedersi sulla sedia che ho recuperato da dietro la mia scrivania.

"Grazie. Il fatto è che lo ho tenuto d'occhio, e non sembra il tipo che va a infilarsi in qualche rissa. Vorrei che tu ti informassi a riguardo"

Churchill tira fuori una sigaretta dal pacchetto, e la accende distrattamente.

Vorrei ricordargli che è vietato fumare all'interno delle stanze, e che con noi c'è colei che gestisce il fottuto dormitorio, ma lui non mi guarda neanche.

Cerbero da parte sua storce un po' il naso, ma lo lascia fare.

"Quello che non mi sta dicendo" mormora Churchill, dopo qualche secondo, "È che lei crede che a picchiare il ragazzo sia qualcuno del dormitorio"

La signora Hyde si agita un po' sulla sedia.

"È una possibilità" riconosce, "Ho provato a fargli qualche domanda, ma lui è terrorizzato. Ho paura che tema ripercussioni. È questo che mi ha fatto valutare l'idea che possa trattarsi di qualcuno di interno"

Incrocio lo sguardo di Churchill, preoccupato, e i suoi occhi mi rimandano la stessa impressione.

Non è solo una possibilità.

È quella più probabile.

"Le servono dei nomi, immagino" mormora dunque lui, calmo, facendo rotolare la sigaretta tra le dita.

Il Cerbero annuisce.

"Non tollero che accadano cose simili" spiega, drizzando la schiena e il mento, "Con me lui non parlerebbe mai. Lo capisco. Ma con te sì, John. Tutta questa ridicola storia del Primo Ministro"

Soffoco una risata.

Adoro il fatto che ci sia ancora qualcuno libero di prendere Churchill poco sul serio.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora