Capitolo 11_ "New light"

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Clay: George un'attimo! Urlò, mi fermai immediatamente inghiottendo quel nodo noglioso alla gola mentre la mia mano ancora stringeva la maniglia della porta, scattai all'indietro e sorpreso me lo trovai davanti.
Non osavo alzare lo sguardo in alto, le guance stavano ritornando a diventare rosse e il cuore accelerarato martelleva all'impazzata come un treno che aveva perso il controllo, sentì il mento il Clay appogiarsi sulla mia testa e mi fece nascondere in mezzo al suo petto, tirando un immenso sospirone.

Clay: Quando sto con te, e quando ti ho vicino mi passa tutto Gogy, scusa se prima mi sono agitato, mi sento così impotente e arrabbiato con me stesso e con il mondo che mi sono perso e non sono riuscito a comprenderti che in questo modo io ti spavento, George non voglio che nessuno ti metta neanche un dito adosso, io scoppiò non riesco a contenere tutte queste emozioni che racchiudo mi devi capire.. mi disse straziato quasi come se stesse urlando quelle parole che aveva difficoltà a fare uscire.

Strinsi le mie dita attorno alla sua maglietta, e lo afferai come se non volessi lasciarmelo più scappare, alzai lo sguardo e Clay inglobò il mio viso tra le sue mani e replicò.

Clay: Hai il viso bollente e le guance arrosite, ti senti bene? Mi domandò un pò preoccupato, sentì un brivido lento e vibrante dietro la schiena e provai un'immenso senso di disagio.

"𝐂𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐭𝐚𝐯𝐨 𝐟𝐚𝐜𝐜𝐞𝐧𝐝𝐨?"

George: No, no... inziai a farfugliare, prendendomi nelle parole e nello sguardo, mi sentivo tremendamente in colpa di sentire questa sensazione che ancora non ero acconoscenza.

Un dolore allo stomaco paragonabile a un pugno ma che non cessava, sentivo l'odio dentro me stesso che salliva piano piano, ed era inutile cercare una giustificazione io ero...

"𝐈𝐧𝐧𝐚𝐦𝐨𝐫𝐚𝐭𝐨?"

George: Clay staccati non mi sento bene! Gli risposi con voce rotta e Clay non cercò di nascondere la agitazione che ero riuscito a trasmettere anche a lui.

Clay: Certo certo, non sapevo che ti sentissi male, vuoi sederti, guardami George che hai? Mi domandò cercando di afferarmi e più mi inziai ad agitarmi, non avevo le parole giuste per descrivergli cosa mi sentivo dentro, sarebbe stato un'altro blaterare senza senso.

Cominciarono da lontanto a sentirsi dei passi sempre più forti che si avicinavano nella stanza in cui eravamo, Clay non pensò due volte ad afferrarmi il braccio e ci nascosimo dietro dei scatoloni quando sentimmo la maniglia della porta scendere giù una donna entrò,

X: Devono essere per forza qui le mie chiavi, cominciò a cercarle in giro finché non le trovò sopra una cassetto di ferro aperto ed esclamò,

X: Ero certa di averle lasciate qua! Che sbadata la prossima volta controllerò meglio le tasche! Le afferrò e se ne andò via con i tacchi che che facero rimbombo nella stanza buia e stra silenziosa.

Ero tutto piegato con la schiena contro il muro mentre Clay aveva un braccio allungato appoggiato al muro ed era con il viso vicinissimo al mio, ormai un classico riuscivo sentire il suo fiato, sbuffò e disse.

Clay: Dio ci è mancato poco! Sospirò poi posò lo sguardo su di me e aggiunse.

Clay: Solo con te corro ste avventure! Come ti senti?
Sentivo un mano a contatto con un'altro corpo caldo, inziai ad accarezzare meglio e capì che quello che stavo toccando erano gli addominali perfettamente scolpiti di Clay, mi rifeci rosso dalla vergogna e spostai subito la mano e me la portai in viso dove cercai di nascondere la mia espressione imbarazzata solo all'idea che lo avessi fatto apposta, Clay ridacchiò e fece uscire uno sbuffo divertito e replicò,

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