Capitolo 12_ "Quell'Incubo"

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Pov. George,
Ci precipitammo al parcheggio e quando saltai sulla moto con Clay prima che partissimo mi disse.

Clay: Forza Gogy ormai lo sai, reggiti nei miei fianchi andrò piano promesso mi rassicurò facendomi l'occhiolino, alzai gli occhi al cielo ma feci come mi disse appoggiando la mia testa contro la sua schiena e la motò fece un forte ruggito che tutti i ragazzi della scuola si voltarono per vederci, Clay mosse il polso verso il giù per dare gas e schizzammo via come delle saette lungo la strada che portava a casa mia.

Imboccò la strada a tutta velocità così fino a non essersi allontanato abbastanza dalla scuola e cominciò a rallentare andando velocità moderata come piaceva a me, poi si fermò in un semaforo e con lo specchietto retrovisore mi lanciò un'occhiata per vedere come stavo finchè non ritornò verde e continuò la sua strada fino ad arrivare a casa.

Clay parcheggiò in un posticino sotto l'ombra mentre salì il marciapiede scendendo da quella montagna russa che defina moto Clay.

George: Grazie Clay, ora che ci penso mi sento già meglio risposi, ma Clay scosse la testa davanti al mio pessimo modo di mentire, mi sollevò buttandomi dietro la sua schiena e replicò sbuffando in una risata.

Clay: No no no, questa carta non funziona con me Gogy! Oggi resto e mi prenderò cura di te! Esclamò divertito mentre io da dietro inziai ad agitarmi riempiendogli di pugni dietro la schiena come segno di protesta.

George: Clay mi viene da vomitare lasciami giù! brontolai continuando ad agitarmi muovendo braccia e gambe e Clay rispose.

Clay: Certo così scappi dentro e mi chiudi fuori, ma che sei mia sorella? Se devi aspetta a casa, rispose mentre salì tranquillamente le scale del appartamento come se avesse un semplice zaino dietro alle spalle.

Arrivati al portone di casa, Clay mi domandò,

Clay: Le chiavi?

George: Nella tasca...

Clay: Quale?

George: Quella dietro fammi scend-.
Clay mi sfilò le chiavi dietro la tasca e mi tirò una pacca sul sedere e protestai dal dolore per poi sentire il portone di casa aprirsi.

Clay: Casa dolce casa, giusto George?

George: Sul serio Clay mettimi giù. Clay obedì tirando uno sbuffone e mi buttò nel divano dove rimbalzai sul posto, poi si inginocchiò davanti a me.

Clay: Allora ti va bene se ti faccio un brodo mentre te ti riposi? Mi domandò sfoderando un'ampio sorriso in viso,

George: Clay mi sento già meglio tranquillo non serve che tu rimanga, sbuffai l'aria dalle narici, Clay schioccò la lingua e poi rotò gli occhi all'in sù e replicò,

Clay: Lo prenderò come un sì, è intanto tu mi accompagnò buttanodomi in giù con una mano delicatamente per farmi sdragliare nel divano aggiunse...

Clay: ti riposi, lo senti? La stanchezza e le pecorelle che saltellano ti stanno chiamando George, dormi. Ghignò mentre si avviò in cucina, mi portai un braccio sulla fronte e non mi degnai neanche di rispondere, in effetti aveva ragione riuscivo davvero sentire la stanchezza, i suoi modi infantili mi riuscivano comunque tirare sù un sorriso e convincermi.

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Clay: Mhhh, 38,5° non va affatto bene! Escalmò un pò preoccupato, misi a fuoco e quando mi svegliai del completo mi ritrovai una bella ciotola di brodo caldo con accanto un bicchierino d'acqua con una pasticca, Clay era seduto accanto a me e aveva fatto modo di accomodare le mie gambe sopra le sue ginocchia, aveva un termometro in mano mentre lo analizzava aggiunse.

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