Capitolo 17

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Sabato. San Valentino. Merda.

“Jess.. possiamo parlare?” le dissi cercando di capire se fosse nella stanza buia, quando non ricevetti nessuna risposta aprii la luce e vidi il suo letto ancora fatto. Dove era andata? Non era tornata con me a casa. Subito il panico si prese possesso della mia mente e quindi composi velocemente il suo numero, ma la segreteria rispose quasi subito. Poco dopo ricevetti la chiamata da Jess e risposi subito:

“Finalmente hai risposto, mi ero preoccupata!”

“Sto bene, ci vediamo a scuola e ti spiego” e così dicendo mise giù. Mi preparai il più velocemente possibile e corsi a scuola, quando arrivai vidi Jess con Ashton sulla scalinata.

“Hei, dove sei stata a dormire?” le chiesi ignorando quel coglione di Ashton.

“Da lui” disse con ancora gli occhi rossi.

“Avete risolto…?” chiesi guardando entrambi.

“Più o meno… Beh ci vediamo dopo, Ciao Alex” disse Ashton, diede un bacio sulla guancia a Jess e mi sentii ancora più confusa di prima… che succedeva?

“Ma che…”

“Voglio provargli a dare un’altra possibilità, ma voglio andarci piano… e anche lui” disse lei mettendo un po’ più di ordine nella mia mente.

“Ne sono felice… per quel discorso di ieri… volevo scusarmi, ho davvero esagerato”

“Ho fatto la stronza anche io, tutto a posto tranquilla” mi abbracciò a la sentii singhiozzare. Immaginai la mia migliore amica dormire tra le braccia del ragazzo che le aveva fatto così male, la vedevo piangere silenziosamente tutta la notte per non svegliarlo.

“Non sei felice così…” le dissi sotto voce, mi mancava vederla sorridere spensierata, come del resto era sempre stata.

“Voglio che torni tutto come prima” disse lei piangendo realmente questa volta.

“Forse non può essere più come prima….”

“Lo so, ma ho paura di cambiare tutto quello che ormai era scontato nella mia vita… Ashton c’è sempre stato e allontanarlo per me è come allontanare una parte di me che sto perdendo”

“Lo so Jess, mi dispiace così tanto… tu non meriti questo” le dissi stringendola ancora di più a me per scacciare la tristezza che la opprimeva. Io c’ero, e ci sarei stata per sempre… avrei dovuto dirlelo, ma rimasi lì ferma a cercare di calmarla accarezzandole la testa, mentre l’ascoltavo piangere.

“Andiamo dai, se no facciamo tardi” disse lei staccandosi da me e tirando su col naso come una bambina,  con gli occhi rossi e le guance bagnate.

La seguii dentro e andai in classe, Jess stette per tutta lezione con i capelli davanti la testa per non far notare che era distrutta agli altri, ma io lo vedevo… provai più e più volte a fare battute per cercare di tirarla su, ma vedevo sempre e solo quel sorriso tirato.

Quando la campanella suonò Jess si alzò e andò alla lezione seguente, provai a seguirla ma scomparve velocemente nei corridoi affollati. Corsi alla lezione di russo, avevo scritto a Calum di tenermi il posto, avendo fatto una promessa ,almeno per quel giorno, Michael doveva lasciarmi in pace e soprattutto doveva starmi lontano. Impresa ardua… soprattutto perché la prima a non volergli stare lontana ero io.

Light in the Dark || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora