Pain In Your Eyes

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Alex's Pov:

Mi svegliai di colpo e saltai giù dal materasso, correndo in bagno per rimettere.

Dopo essermi calmata mi avvolsi in una felpa che per sbaglio avevo preso dall'armadio di Michael tempo prima, e mi coccolai nel suo odore.

Mi sedetti sulla tavoletta del water, rannicchiando le gambe al petto. Appoggiai il mento sopra alle mie ginocchia nude, rabbrividendo.

Cominciai a piangere silenziosamente. Ogni lacrima bruciava sulla mia pelle, sentivo il vuoto crescere dentro di me e l'ansia mi assalì.

Nascosi il viso nelle maniche della felpa, desiderando che tutto intorno a me scomparisse, lasciandomi respirare. Non accadde nulla, non sentivo altro rumore se non quello dei miei singhiozzi sommessi.

Presi il cellulare e digitai disperatamente il numero di Michael.

Il telefono squillava, ma dopo tre squilli la chiamata fu riattaccata.

Provai e riprovai a richiamarlo, in vano.

Tornai poi a dormire, senza riuscire però a smettere di piangere.

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"Chiedo che siano ritirate le accuse contro la mia cliente in quanto molto malata. Giudice, la signora ha una figlia e i dottori dicono che non le rimane molto da vivere" dissi l'avvocato con voce cauta, sperando che quelle parole non fossero udite da me o mia madre.

"Obbiezione, questo va contro l'etica della giustizia" disse l'avvocato dell'accusa.

Cominciai a pizzicarmi la pelle intorno alle unghie, fissando a terra.

"La giuria è invitata a prendere una decisione entro giovedì prossimo, sempre nel caso in cui l'accusa non decida di ritirare la denuncia" disse il giudice "La corte si aggiorna"

Mi alzai di scatto al suono del martelletto e corsi da mia madre, tenendole la mano. Osservai l'uomo che all'ospedale mi aveva aggredita uscire dall'aula, con la mani strette in due pugni. Lo sguardo perso nel vuoto, la mascella contratta in un'espressione rabbiosa e...estremamente disperata.

"Dovreste sporgere denuncia per aggressione, influirebbe sulla sentenza" ci consigliò l'avvocato.

"Ho tolto a quell'uomo la sua famiglia, io avrei fatto di peggio al suo posto" disse mia madre tirandomi verso l'uscita del tribunale.

"Mamma" le dissi poi, una volta uscite "Ho bisogno di tornare a New York"

"Michael?" mi chiese.

Annuii.

"Vai pure tesoro" sorrise mia madre.

"Non vorrei lasciarti sola mamma..." dissi abbassando il capo.

"Non ti preoccupare per me piccola" sorrise nuovamente "Me la caverò"

Il suo sguardo era sincero e leggevo che non era affatto offesa, anzi, quasi sollevata.

Michael's Pov:

Aprii la porta di casa e ritrovai mia madre in cucina, con un'espressione stanca sul volto.

"Dove sei stato?" disse appena mi vide.

"In giro" dissi con tono indifferente.

"Michael, non puoi continuare a scappare" disse lei duramente "E poi da cosa? Alex cosa ti ha fatto?"

"Devi starne fuori" urlai, spaventandola "Non sono affari tuoi!"

"Michael non puoi lasciarla così nel momento di bisogno" disse lei con un'espressione delusa.

"Non mi importa più niente di Alex" dissi scuotendo la testa "Può andare al diavolo, ed anche tu"

"Io l'ho sentita Michael, ed è distrutta" disse lei facendomi irrigidire "Sta male quanto te"

"Non credo proprio" salii le scale, ma lei continuò a seguirmi.

"Almeno prova a parlarle, oggi ha chiamato a tutte le ore per sapere di te" continuò a ripetere lei.

"Ho detto che devi starne fuori!" urlai girandomi di scatto e spingendola.

Lei mi guardò con un'espressione di dolore, cominciando a singhiozzare.

Fui lì per scusarmi, ma invece le sbattei la porta della mia camera in faccia.

Alex's Pov:

Light in the Dark || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora