Dove vai?

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Alex's Pov:

"Grazie, ecco a lei, tenga pure il resto" dissi al tassista scaricando le mie valigie. Sentii i copertoni del taxi strisciare sulla strada bagnata, quel giorno a Portland pioveva come non mai ed io ero quasi del tutto fradicia. Guardai di istinto la tendina un po' tirata della cucina, ma stranamente mia madre non stava guardando da lì. Le luci erano quasi tutte accese e stranamente i fiori davanti a casa era molto più curati dell'ultima volta che ero stata lì.

Chiusi la porta e allo scroscio della pioggia si sostituì della musica degli anni 80, era un disco di quelli di papà, uno dei tanti.

"Alex! Sei arrivata!" La voce allegra di mia madre mi stupii, lasciai andare la valigia e l'abbracciai.

"Ehi ragazza, non saluti tuo zio?" Vidi zio Chuck uscire dalla cucina con un bicchiere di vino nella mano.

"Ciao Zio Chuck" non sapevo perché ma mio zio non era mai stato nel mio pensiero di famiglia. Era una persona fantastica e stava sempre vicino alla mamma nei momenti difficili, ma per me non era mai stato niente di più che uno zio che vive molto lontano.

"E Michael? Perché non è con te?" Naturalmente mia madre infierì ancora di più, mentre mio zio faceva un mezzo sorriso sorseggiando il suo vino. Era un uomo molto alto, con gli occhi azzurri e i capelli neri, portava sempre una barba corta, nera e ispida. Era dell'Oklahoma, veniva a trovarci molto di rado e neanche si faceva sentire troppo, insomma un tipo molto solitario e questo si poteva anche capire dal solo fatto che noi fossimo l'unica famiglia che aveva.

"C'è stato un imprevisto ... Ma ti saluta e gli dispiace non poterti conoscere Zio Chuck" dissi un po in imbarazzo.

"Oh non c'è problema, sta tranquilla" disse mia madre sorridendomi.

Quella sera portava un vestitino azzurro che ricordai che lei indossasse alla domenica per le cene con gli amici. I capelli erano legati in una acconciatura molto poco da me, solo per farla bisognava metterci ore e ore. Aveva due piccoli orecchini ma molto luccicanti e la solita collanina d'oro al collo, un regalo di mio padre per il loro matrimonio, ma non era altro che un semplice ciondolo con l'ancora delle navi attorcigliata a una fune. Anche se era così semplice amavo quel ciondolo e il significato che credevo avesse per mia madre.

"Mi vado a cambiare" dissi guardando i miei vestiti fradici "Poi torno ad aiutare con la cena"

"Prenditela comoda Alex, oggi non so dove avevo la testa e quindi mi sono dimenticata di comprare l'occorrente per la cena, lo zio Chuck mi accompagna molto gentilmente al supermercato" disse lei guardando mio zio con riconoscenza.

"Okay allora direi che ne approfitto per farmi una doccia calda" dissi salendo le scale e alzando gli occhi al cielo a un ennesima battuta squallida di zio Chuck, in famiglia era famoso per quello.

Entrai nel grande bagno e mi spogliai, accesi l'acqua calda sentendo appena la porta d'ingresso sbattere e le voci lasciare posto al solo rumore dell'acqua. L'acqua aveva sempre un effetto rigenerante su di me e non so quanto tempo rimasi sotto il getto caldo ma alla fine dovei uscire sentendo il campanello. Come al solito mia madre doveva aver dimenticato le chiavi.

Indossai molto velocemente un asciugamano e corsi giù per le scale, quasi cadendo sulle pozze d'acqua che io stessa avevo creato.

"Arrivo!" Aprii la porta ma davanti a me non c'era mia madre, ma un Michael abbastanza bagnato per la pioggia incessante.

"Ah, sei tu" fui tentata di richiudere la porta ma poi la rabbia mi passó ricordando che indossavo solamente un asciugamano. Arrossii.

"Ehm...io..." Continuava a guardarmi e mi sentii bruciare, tanto da aver la sensazione di starmi per sciogliere sotto il suo sguardo.

Light in the Dark || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora