(Dark Romance🔞)
In un intreccio avvincente dove il desiderio si mescola al dolore, il buio svela la sua più seducente ombra.
Elias Mancini, un soldato americano, vede infrangersi il sogno di una vita nell'eco lontano di una esplosione. Costretto a...
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«Allora? Stiamo ancora aspettando con trepidazione» la voce concitata di Yvonne risuona all'interno delle mura. Non riesco a scorgere nient'altro che la sua figura ferma al centro della stanza, inevitabilmente spicca più di tutti e attira gli sguardi su di sé. Il volto è una maschera inespressiva, non permette di cogliere anche solo un piccolo dettaglio che potrebbe anticipare le sue mosse. Qualcuno prova a richiamarla all'ordine, soprattutto la nonna, ma è chiaro che la ricciolina ha un obiettivo preciso e non lascerà perdere tanto facilmente.
Pretende delle scuse, non importa che mezzi userà per ottenerle. È una mina ormai innescata, detonerà da un momento all'altro e mieterà molte vittime. Una constatazione che condivido con Duncan che, con gli occhi eterocromatici fissi su Yvonne, si tiene pronto ad agire al minimo accenno di pericolo. Con la mano sfiora la fodera della pistola senza mai distogliere l'attenzione da ciò che lo sta incuriosendo. Ha scovato la sua prossima preda. La scintilla di follia che lo caratterizza è ben visibile nel suo sguardo, un sorriso squadrato gli dipinge il volto. È conscio di avere davanti a sé una donna con un carattere molto simile al suo e ne è pericolosamente attratto. Ancora vicino alla sala fumatori, i tre sottoposti imitano i gesti del loro superiore, guardinghi come degli avvoltoi. È evidente chi avrà la meglio, l'intelligenza non può competere con la forza di un proiettile, ma questo non basta a far desistere la ricciolina che, inclinando leggermente il capo, chiede ancora una volta che questa chiamata venga effettuata con immediatezza.
«Miss, per piacere la smetta. La sua vita conta così poco per lei?» la raggiungo con poche falcate e le sfioro delicatamente un fianco nel tentativo di diventare il nuovo fulcro del suo interesse, ma è tutto vano. Non risponde a nessuno stimolo esterno, troppo focalizzata su ciò che lei desidera. Scuoto la testa rassegnato e tutto quello che posso fare al momento è proteggerle le spalle scoperte col corpo. La mia presenza causa un tentennamento da parte dei tre soldati posti adesso di fronte a me. Sapevo avrebbero reagito così, sparare ad una persona che si è rivelata una potenziale minaccia è molto più semplice che far fuoco su un capitano dell'esercito che tenta di mantenere l'ordine.
«Fa come dice zia, voglio essere certo di poterle piantare una pallottola in mezzo a quella graziosa testolina riccia» alle parole così dirette quanto audaci di Duncan, Yvonne tace per qualche secondo. Eppure, nonostante non riesca a vederla in viso, posso immaginare il sorriso che glielo increspa.
«Non vedo l'ora, magari mi dona anche» lo istiga facendo leva sulle emozioni negative. Presidia lentamente la mente del tenente, ne copia il tono di voce istigandolo e mantenendo salda la presa sul suo controllo emotivo. La zia, incitata dal nipote, digita velocemente il numero e chiama. Il silenzio dura per una breve manciata di secondi, rotto dalla voce melensa della signora.
«Papà, abbiamo un problema» sogghigna compiaciuta mentre ascolta ciò che le viene detto dall'altro lato della cornetta. «Esatto, ha osato sfidarci» lo scambio di battute è molto breve, saputo del gesto avventato fatto dalla donna dietro di me, il signor Wilburn ordina di poter parlare proprio con Yvonne. Ho percepito il suo tono autoritario colmo di rabbia persino a questa distanza. Se hanno presenziato alla cena, è stato solo per distruggere la ragazza che li ha umiliati. Nessuno può insultare i Wilburn ed i loro eredi. I tacchi rossi della donna risuonano sul parquet lucido e con delle piccole falcate si avvicina verso la nostra direzione.