Capitolo 18

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«Sei un tenente un po' ingenuotto. Credevi davvero che ti avrei permesso di uccidere la mia sorellina?» Alejandro si staglia maestoso alle spalle di Duncan inginocchiato per terra, le palpebre spalancate osservano dal basso verso l'alto la ricciolina che annuisce mentre lascia cadere per terra il caricatore della beretta, i proiettili rimbalzano sulla superficie levigata del legno trascinando con loro un omicidio per poco sfiorato e che non avrebbe mai avuto giustizia.

È stato tutto molto improvviso e inaspettato. Tutti quanti avevamo lo sguardo rivolto solamente su Yvonne, perdendo di vista il gemello che ha agito alle spalle del tenente. Si è mosso nel caos generato dalla sorella rimanendo nell'ombra, nessuno lo aveva percepito e lei è stata brava a mantenere l'attenzione su di sé. I gesti folli, i toni provocatori e la manipolazione emotiva e sensoriale toccando le mani del giovane Wilburn sono stati frutto di un costrutto ben architettato che ha funzionato. Difatti, l'uomo dagli occhi eterocromatici era così concentrato sulla donna e su di me, da non rendersi conto di una terza presenza che lo ha preso alla sprovvista. Il bordo ulnare della mano ha colpito la congiunzione del collo con le vertebre cervicali con una forza tale da paralizzarlo quasi del tutto.

«Sei stato molto bravo fratellino» si complimenta Yvonne affiancando la voce del signor Wilburn che gracchia al telefono.

"Duncan, che sta succedendo?!" la ragazza allunga la mano per afferrare l'apparecchio elettronico e se lo adagia all'orecchio dopo aver tolto il vivavoce.

«Tic-tac signor Wilburn, il vostro impero sta per cadere» chiude la telefonata e lancia con forza l'oggetto sul pavimento distruggendolo. «Adesso torniamo a noi- allunga una mano per stringere in una morsa il volto pallido del tenente. -I miei complimenti Freddy Krueger, in questa posizione sei particolarmente interessante» non può risponderle e lei sembra estasiata. I suoi occhi ambrati si accendono dinanzi a quella visione. Si accovaccia al suo cospetto e avvicina le labbra all'orecchio per mormorargli qualcosa che nessuno riesce a sentire. La loro vicinanza dura pochi istanti, lei sorride mentre si alza e sotto lo sguardo vigile ma impotente di Duncan, si avvicina finalmente al signor Williams. «Esigo delle scuse» il tono che usa non ammette repliche.

Ad ogni suo passo avanti ne corrisponde uno indietro dell'uomo che le urla di stare indietro. La sua piccola fuga viene interrotta dal carrellino delle posate ancorato dietro di lui, con una mano afferra con forza il bordo di legno della piccola struttura mentre l'altra ricade placidamente sul contenuto metallico. La paura lampeggia nei suoi occhi, con frenesia cerca qualcosa con cui difendersi e afferra la prima cosa che riesce a trovare. La lama del coltello usato dalla chef per tagliare a fette il pesce palla risplende sotto le luci soffuse, la presa su di esso è molto instabile e trema visibilmente, ma non si fa problemi a puntarlo contro la ricciolina che non accenna a fermare la sua avanzata nonostante il mio richiamo o quello della stessa Milly, la donna che in teoria lei ascolta più di tutti.

«Se ti avvicini, ti uccido!» la voce del signor Williams è affaticata, i respiri si spezzano e il tintinnio metallico degli altri utensili si diffonde nell'aria insieme all'odore della paura. La stessa che percepivo nei campi di battaglia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 9 hours ago ⏰

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La chiamano Miss AsmodayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora