Capitolo 1

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Ammiro il maestoso palazzo a vetri che si erge imperioso dinanzi ai miei occhi, sono ammaliato dai numerosi giochi di luce che gli enormi vetri azzurro-bluastri creano grazie ai raggi del timido sole di marzo che spunta attraverso gli altri edific...

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Ammiro il maestoso palazzo a vetri che si erge imperioso dinanzi ai miei occhi, sono ammaliato dai numerosi giochi di luce che gli enormi vetri azzurro-bluastri creano grazie ai raggi del timido sole di marzo che spunta attraverso gli altri edifici di Seattle. La maestosa struttura, alta almeno una cinquantina di piani, è considerata la più moderna della città.
Non avrei mai immaginato che a ventotto anni avrei dovuto inviare curriculum per poter lavorare in un posto del genere che urla "soldi" a gran voce e, sono quasi certo, che al suo interno ci lavoreranno persone con un certo lignaggio. Mi chiedo cosa possa fare io qua, che a stento ho il diploma di scuola superiore ottenuto col minimo dei voti.

«Hai la stessa faccia che avevo io la prima volta che ho visto questo posto. Penserai che non sia il luogo adatto a te ma fidati, non è così. Tu ti crei un immaginario altolocato vedendo l'esterno dell'edificio, tuttavia dentro trovi mondi diversi che coesistono alla perfezione» dice il generale Ralph affiancandomi. Lo osservo attraverso gli occhiali da sole ammirando come, nonostante oggi si sia preso un giorno di riposo per accompagnarmi negli uffici della Blackstorm Corporation, non abbandoni mai il suo status da generale.

Ci fossero molti superiori come lui.

Fin dal mio primo giorno da soldato semplice, il signor Ralph è stato lì per guidarci. Ha addestrato tutti noi sottoposti scrupolosamente, in servizio era spietato ma al minimo cenno di difficoltà da parte nostra si ammorbidiva e al di fuori della sua divisa ci trattava come se fossimo tutti suoi figli. Non si limita a seguirci solo dentro l'esercito, se qualora dovessimo decidere di congedarci dopo gli anni di leva obbligatoria, fa di tutto per trovarci una sistemazione consona per poter vivere una vita tranquilla.

Io più di tutti posso dire a gran voce che è stato veramente la mia ancora di salvezza. Si è sempre comportato da padre con me, mi ha incoraggiato ad arruolarmi, si fida di me ciecamente e nonostante io non possa più far parte dell'esercito, non mi ha lasciato solo. Ha seguito passo dopo passo la mia riabilitazione, mi ha spronato quando volevo mollare e mi ha aiutato quando avevo grosse difficoltà. Siamo stati quattro mesi insieme e nell'ultimo periodo di pausa per me, si è prodigato per trovarmi un lavoro che potessi svolgere in tranquillità. Non nego che per i primi periodi è stata molto dura ma, grazie all'aiuto della figlia minore, il generale è riuscito a trovare qualcosa. Il fidanzato storico della figlia lavora in questo edificio e le ha detto che sono alla ricerca di un segretario che possa aiutare il caotico CEO dell'azienda a fare un po' d'ordine tra i documenti, organizzare riunioni, viaggi e appuntamenti seguendo la fitta agenda.

«Sono lieto di sapere che non sono l'unico a sentirmi così fuori posto. Da dodici anni sono abituato a lavorare nelle sedi militari che sono quasi niente in confronto a questo grattacielo e spesso ho vissuto per mesi in capannoni fetidi e in decadenza quando ero in missione. Vedere questo edificio così maestoso fa impressione. Sembra un enorme nemico e senza la mia divisa mi sento indifeso» mormoro al generale mentre sistemo nervosamente la cravatta nera che non indossavo più dal matrimonio di mia sorella. In questi abiti così eleganti mi sento un pesce fuori dall'acqua, per anni la mia amata divisa è stata come una seconda pelle, valorizzata durante i giorni importanti con le medaglie al valore, le pettorine e le stelline ad indicare il mio grado cucite sulle spalle. Volevo indossarla anche oggi, ma non sembrava consono all'evento.

La chiamano Miss AsmodayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora