Capitolo 19

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Il suono dei nostri respiri riempie la vettura di Jason che si era offerto di accompagnarci all'hotel dopo la serata particolarmente movimentata

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Il suono dei nostri respiri riempie la vettura di Jason che si era offerto di accompagnarci all'hotel dopo la serata particolarmente movimentata. I tre giovani Blackstorm occupano i sedili posteriori della Jeep, io quello del passeggero e osservo in silenzio la piccola clessidra che oscilla dinanzi a me. Tante domande mi affollano la mente da quando ho lasciato il locale. Nel mio immaginario a stento riuscivo a concepire l'idea delle stanze dei giochi, ma questo va ben oltre. È un mondo così ben celato ed oscuro, ma spaventoso ed intrigante al tempo stesso e più mi addentro accidentalmente nei suoi meandri, più le tenebre si infittiscono.

«Perché New York?» la voce di Mike mi riscuote dai pensieri e fa lo stesso con il guidatore al mio fianco che allunga una mano per spostare con estrema delicatezza lo specchietto retrovisore in modo tale da poter guardare attraverso di esso gli occhi tormentati del maggiore dei ragazzi.

«Il tuo quesito è indistinto. Sii più terso, per favore» la macchina frena lentamente vicino ad un incrocio per lasciar passare un tir.

«Evita i tuoi sproloqui per fingere che non mi hai compreso, non sono come i tuoi amichetti» lo riprende il biondo incrociando le braccia al petto. Jason ridacchia visibilmente colpito dalla sua presa di posizione, mormora un "buon sangue non mente" prima di accostarsi sul ciglio della strada in prossimità di un parco. «Non siete certi che lei sia coinvolta al cento per cento» prova a dissuaderci.

«Sei la mia guida spirituale da un punto di vista artistico, ma conosciamo alla perfezione mia sorella per sapere che potrebbe essere invischiata in qualsiasi cosa voi fate» si intromette Alejandro appoggiando la testa del fratello sulla sua spalla dopo che è crollato per la stanchezza. «Mon amis, ormai è inutile mentirci. Veglia sul piccoletto mentre io e i nostri due eroi ci scambiamo due chiacchiere veloci» con movimenti frenetici slaccia la cintura e abbandona la vettura accostandosi al muretto che delinea il perimetro della zona verde. Bramosi di risposte, lo seguiamo e ci inoltriamo oltre l'inferriata del cancello.

«Se siete così sicuri che lei presenzierà domani sera, perché non avete fermato vostro nonno?» la sua domanda si disperde nel vento fresco della notte che scuote le fronde degli alberi lasciando cadere al suolo qualche goccia di pioggia che è rimasta intrappolata tra le foglie verdi.

«Dobbiamo accertarci che non sia vero perché, se malauguratamente lo fosse ed i miei zii dovessero scoprirlo, la taglierebbero fuori dalla nostra famiglia. Loro non aspettano altro che un suo passo falso, lo capisci?» la voce alterata di Mike si confonde con il rumore dei ciottoli che scalpitano sotto i nostri piedi. Jason lo guarda e sbuffa una risata.

«L'incoerenza e l'ignoranza di voi Blackstorm vi precedono al punto tale da farvi sembrare dei giullari di corte. Pensate di poterla scoprire in un posto pullulante di persone mascherate?»

«Ho visto mia cugina usare quella maledetta stanza dietro la libreria, credo di non essere poi così ignorante sulla materia. Ho solo dei piccoli dubbi su questo fantomatico santuario del sesso dove vi riunite per una maxi orgia» taccio di fronte alle parole pungenti di Mike che sono dettate dalla rabbia scaturita al momento.

La chiamano Miss AsmodayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora