Capitolo 2

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«Soldato e capitano in congedo, che non ha paura di un capo che guida un'azienda da quattro soldi come questa e che si crede un Dio

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«Soldato e capitano in congedo, che non ha paura di un capo che guida un'azienda da quattro soldi come questa e che si crede un Dio. Parole molto audaci le sue» dice la ragazza abbandonando il suo posto. Come un grosso felino che si avvicina alla sua preda, ancheggia verso la nostra direzione non abbandonando mai il sorriso che, oserei dire, diventa man mano più inquietante. Sposto l'attenzione verso i suoi occhi per trovarci un briciolo di debolezza ma invano: quegli occhi d'ambra liquida valorizzati dai folti ricci castani che contornano il suo viso sono così impenetrabili ma riescono a catturare tutta la mia attenzione oscurando la presenza di Ginevra che la segue come un'ombra.

«Yvonne, è difficile vederti da queste parti» dice il ragazzo alle mie spalle e posso dedurre dal cigolio della sedia che si è alzato di fretta. Lo osservo di sott'occhio e dai suoi gesti riesco a percepire solo nervosismo, non riesce a tenere a freno le mani che tremano visibilmente mentre giocano tra loro. Il mio sguardo saetta da una figura all'altra: lui è così preoccupato mentre lei è molto tranquilla, posso dedurre che questa donna deve essere uno dei superiori e la figura rigida di Ginevra all'ingresso della porta me ne dà solo la conferma.

«Hai detto bene: difficile, non impossibile. Mi sembra il minimo venire nei tuoi uffici dopo aver scoperto dalla signorina Ralph che un mio capo reparto si è preso la responsabilità di affibbiarmi un segretario agendo alle mie spalle» dice la ragazza fermandosi con grazia dinanzi il malcapitato che abbassa la testa quasi mortificato.

«Sai che agiamo per il tuo bene. Ultimamente sia io che tuo fratello abbiamo notato un incremento nel tuo lavoro. Non pranzi più con noi, ci sono giorni in cui sei costretta a dormire qui nello studio per finire di sistemare i documenti e gli appuntamenti. Abbiamo pensato che l'aiuto di qualcuno sarebbe stato utile per te, prendilo come un braccio destro in più al tuo fianco» dice il ragazzo toccandosi nervosamente la barba fingendo di sciogliere dei nodi che non esistono.
Quindi, questa ragazza è il famoso capo. Non ci credo, avrà meno di trent'anni. Non avrei mai immaginato che una ragazzina potesse guidare un'azienda di questo calibro, pensavo ad un signore sulla sessantina megalomane con manie di protagonismo, ma esperto nel suo lavoro. Credevo di dovermi confrontare con uno dei principi dell'inferno e invece, mi sono preoccupato di un micetto che si crede un leone.

«Mikael Blackstorm, potrai portare anche il mio cognome ed essere mio cugino ma non dimenticare il tuo ruolo. Sei un capo reparto, quando prendi iniziative del genere con mio fratello dovete prima consultarmi. Per un futuro più sereno, vi consiglio vivamente di non prendere altre iniziative senza consultarmi o verrete sospesi a tempo indeterminato. Ci siamo capiti?» domanda la ragazza lasciando delle pacche poco rassicuranti sulla spalla del cugino, poi si accomoda sulla poltrona di pelle mentre il ragazzo annuisce mormorando un semplice "Si, Yvonne".

«Bene. Adesso, caro capitano, questo finto Dio vuole cortesemente il suo curriculum in versione cartacea» dice la ragazza accavallando le gambe in una posa che reputo veramente provocatoria. Capisco dal suo comportamento che il mio discorso l'ha infastidita e darà inizio ad una battaglia di posizione, dobbiamo solo capire chi cederà prima terreno all'altro. Il click di una penna mi riporta con la mente in questa stanza e osservo la donna seduta davanti a me giocare con una delle tante trovate sulla scrivania.

La chiamano Miss AsmodayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora