Le Scale

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Alle scale piace cambiare.

Era questo che ripeteva sempre, Cassandra, ogni volta che correva per quelle grandi scalinate, quando era diretta in qualche aula o nella biblioteca.

Ma quella volta era stata più sfortunata. A dire il vero si era distratta per l'ennesima volta a guardare i grandi quadri che decoravano la sala.

« State attenta, signorina! »

Le aveva gridato una giovane maga, che con volto preoccupato si ergeva dalla grande cornice orata che la racchiudeva.

« Accidenti! » esclamò arrabbiata, Cassandra.

In cinque anni lì ad Hogwarts, non c'era stata volta che non sbagliasse, almeno un decina di volte alla settimana, il piano in cui fermarsi.

La cosa peggiore, mentre quell'odiosa scalinata si muoveva, fu rendersi conto che si stava fermando proprio davanti l'entrata del terzo piano.

« Perfetto... » sospirò rassegnata, adesso avrebbe ritardato di almeno cinque minuti al suo appuntamento con Albus. E le aspettavano due rotoli di pergamena sulla trasformazioni di oggetti in gabbie. E sapeva che senza Al, non sarebbe riuscita a combinare un bel nulla.

« Wood! »
Cassandra si voltò al richiamo di una voce femminile.

Era Rose Weasley, la cugina di Albus.
Poco più alta di lei, fulgidi capelli rossi le incorniciavano un viso tondo e pieno di lentiggini, illuminato da due grandi occhi azzurri.

« Sbagliato di nuovo scale? » le chiese sorridente.

Cassandra annuì, per poi riportare l'attenzione proprio a quelle scale che tanto l'avevano resa famosa quasi quanto quegli stralunati degli Scamander.

« Stai andando da Albus? » quella strega della Weasley non aveva nessuna intenzione di lasciarla in pace. Non la smetteva di riempirla di domande. Albus aveva ragione a paragonarla alla zia Hermione. Proprio come lei non la smetteva mai un secondo di parlare.

« Mi sta aspettando in biblioteca, sperando che non abbia deciso di andarsene. » Rose scoppiò in una risatina silenziosa.

« Non si smentisce mai, Al... È talmente preciso che potrebbe essere il figlio degno di mia madre. » questa volta fu proprio Cassandra a ridere, inaspettatamente.

Di solito lei e Rose non chiacchieravano o ridevano mai insieme. Sicuramente la colpa era delle casate diverse. Cassandra era una Serpeverde, mentre Rose una Grifondoro. Nonostante fossero passati parecchi anni dall'ultima guerra contro Lord Voldemort, qualcuno si divertiva ancora a portare avanti valori sbagliati. E lei stessa ne era vittima, poiché mezzosangue. E per di più orfana.

Così, aveva deciso di tenere alla larga tutte le altre casate. Aveva amici solo Serpeverde, e cercava di avere un rapporto civile con gli altri. Tanti credevano che fosse una purosangue altezzosa ed un po' stralunata. Quelli che conoscevano la verità, credevano fosse un po' montata perché il suo migliore amico era proprio Albus Severus Potter. Il quale, a sua volta, era stato anche lui più di una volta escluso o criticato per il suo atteggiamento un po' freddo e poco socievole scambiato più di una volta per arroganza e altezzosità. In realtà, Albus, era solo un ragazzo timido e all'inizio spaesato ed impaurito, proprio perché capitato nella casata da lui più temuta.

«Odia il ritardo. Ed io, purtroppo, sono una maestra in questo.» sospirò Cassandra per la seconda volta, mentre Rose rideva divertita.

« Cosa hai da ridere tanto con una serpe come la Wood, Rose? » dietro di loro era appena comparso James Sirius Potter, cugino della Weasley e fratello maggiore di Al.

Alto, spalle larghe, occhi vispi neri e capelli castani come il legno degli alberi. Una leggera spruzzata di lentiggini, lo faceva assomigliare ai cugini, Rose ed Ugo, e il perfetto naso lineare al fratello Albus.

Ma James non aveva nulla della dolcezza e precisione con cui diceva e faceva le cose Albus. A differenza sua era uno spavaldo ed estroverso Grifondoro, sempre in competizione con tutti, perfino con sua sorella minore Lily, cercatrice della squadra dei Grifondoro.

Al, le aveva confessato, che sua madre aveva cercato in un tutti i modi, quell'estate, di convincerlo che il ruolo di battitore era più importante e pieno di responsabilità. Ma lui trovava scuse ed occasioni per ribattere che, essendo più grande di lei, avrebbe dovuto avere lui quel ruolo. Albus non si era mai divertito così tanto.

« Non è carino da parte tua chiamarla in quel modo, James. » il cugino sbuffò irritato.

« Non ho bisogno della ramanzina, zia Herm. » la schernì subito dopo, mentre Rose alzava gli occhi al cielo « E poi è solo la verità. Certe cose non cambiano. » aggiunse poi, rifilando uno sguardo malizioso alla piccola Cassandra.

« Così come il tuo cervello non crescerà mai, vero Potter? » Rose scoppiò a ridere, cercando di trattenersi per non offendere il cugino, che incredulo per quella repentina risposta, si limitò a farle un ammonimento.

«Stai attenta a come parli, serpe.»
le disse, quindi, dandole un colpetto sulla guancia.

« Stai attento tu, noi serpi siamo velenose.» non voleva dare, a quell'ottuso di James Sirius Potter, la soddisfazione di avere l'ultima parola. Così, dopo un breve cenno alla divertita Rose, decise di non aspettare più che quelle antipatiche delle scale si muovessero e si inoltrò nel corridoio del terzo piano, con la speranza che Al non se la prendesse troppo per quella sua mancanza di serietà. Ma di studiare non aveva più voglia.

James la vide allontanarsi un po' spaesato. Non si aspettava che quella serpe della Wood fosse capace di ribattere. In tutti quegli anni in cui aveva provato a parlarle e a prenderla in giro, non aveva fatto altro che avere come risposta un muro di cemento. Evidentemente quell'estate aveva cambiato qualcosa.

« Tutto bene? » gli stava chiedendo Rose, guardandolo con quello sguardo di chi ne sa molte.

« Ovvio! » le rispose acido.

« Mmh... Dal tuo sguardo non si direbbe. » infierì allora Rose.

« Finiscila. » fu la sua ultima risposta, prima di prendere al volo la scalinata che conduceva al suo dormitorio.

Rose lo guardò allontanarsi, con un mezzo sorriso sulle labbra: alle donne non scappa mai nulla, questo James avrebbe dovuto saperlo.

Il segreto di SalazarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora