Il Funerale

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Non si seppe quanto tempo rimasero seduti lì, ma tra silenzi e frasi di circostanza, arrivò il pomeriggio e nessuno dei tre mostrò di avere fame o sete.

Il solo pensiero del cibo nauseava Cassandra, mentre lo stomaco di Rose era così aggrovigliato che neanche ci pensava, Albus invece era troppo concentrato a distrarsi per non pensare a quell'incredibile senso di sconfitta che lo pervadeva dalla testa ai piedi ed in più non si riusciva a togliere dalla testa le parole di Scorpius, e la sua carica emotiva.

« Ragazzi... » una voce familiare arrivò dopo molto tempo alle loro orecchie «... immaginavo che fosse qui... » era James ad aver parlato, in mano aveva del succo di zucca e qualche focaccia dolce.

Cassandra si sentì sempre più nauseata, e questo perché quando vide James si rese conto che il suo sorriso fu probabilmente la cosa più rassicurante in quel momento che avesse visto, e il ricordo del bacio con Zabini, non fece che peggiorare la situazione.

Perciò decise di alzarsi e con la scusa di sgranchirsi un po' le gambe, si allontanò quanto bastasse da colui che aveva il potere di confonderla.

Il sole stava quasi tramontando ed Alisecco era mogio mogio appoggiato alle sue zampe: che destino crudele.

« Tieni... » una mano le stava sventolando davanti un pezzo di focaccia dolce «...Avanti, prendi o morirai di fame. » era James, era la sua mano.

Cassandra lo guardò negli occhi per un lungo instate, e si convinse che solo attraverso gli occhi di James così lucenti di speranza riuscì a trovare la forza che stava cercando da tutta la mattina.

« Grazie... » gli disse mentre addentava la focaccia.

« In questo periodo mi stai ringraziando un po' troppo... » sdrammatizzò James, facendola sorridere per la seconda volta in tutta la sua vita.

« Non abituartici. » lo freddò tuttavia Cassie, pulendosi la bocca con la manica della divisa.

« Non lo farò... » la rassicurò James.

E tra i due cadde un silenzio apparentemente imbarazzante ma in realtà contemplativo, e forse carico di significati.

« Sarà felice? »

James si voltò verso Cassandra, gli occhi le brillavano intensamente, e capì all'instante che quelle erano lacrime.

Così senza pensarci le afferrò dolcemente il braccio e l'avvolse tra le sue braccia.

Cassandra rimase immobile, confusa, e piacevolmente colpita da quel gesto avventato.

Il suo viso era nascosto tra il collo ed il viso di James, e poteva sentire il suo profumo stranamente simile alla vaniglia.

Le sue braccia la stringevano con delicatezza ma nello stesso tempo con così tanta forza da sentirne il calore.

« Certo che sarà felice. » le rispose.

E Cassandra non poté fare a meno di stringerlo forte a sé e scoppiare a piangere mentre tre uomini, accompagnati da una demoralizzata professoressa McGranitt scendevano lungo la collinetta e raggiungeva la casa di Hagrid. Furono le braccia di James ad impedirle di sentire il pianto interrotto di Rose e l'urlo straziante di Hagrid, quando il boia decapitò il povero uccello. E furono di nuovo le sue braccia a sorreggerla, quando dopo un tempo che gli parve infinito, raggiunsero Hagrid e lo aiutarono a seppellire il povero Alisecco.

Ma furono gli occhi di Rose, offuscati dalle lacrime, a notare la figura di Scorpius nascosta dietro un albero nella foresta proibita, il luogo del funerale.

Non aveva idea di cosa ci facesse lì, ma il senso di colpa era troppo pesante da sopportare, che credette che vedere quella scena o assistere al funerale improvvisato di quel pennuto, fosse l'unico modo per alleviarlo.

Però quando notò che la Weasley si stava avvicinando, avendolo scoperto, decise di tornare indietro ed evitare un altro inutile scontro.

« Malfoy... » lo aveva chiamato però dolcemente, costringendolo a fermarsi e a stringere i denti.

« Dove stai andando? » gli chiese e Scorpius fu costretto a girarsi per guardarla in volto.

« Al castello. » cercò di risponder nel modo più freddamente possibile.

« Ah. » fu la risposta di Rose, che con il viso ancora bagnato e gli occhi azzurri gonfi, gli si avvicinò fin troppo.

« Prima che vai, ci terrei a dirti una cosa...»

Scorpius incrociò le braccia in un segno evidente di resa: l'avrebbe ascoltata.

« ... non è colpa tua, le cose sono andate così perché è così che dovevano andare...» fece una piccola pausa dove lo fissò negli occhi «... non caricarti di un peso che dovrebbe essere tuo padre a portare o tuo nonno, ma non tu che di scelte sbagliate ancora non ne hai fatte. »

Anche se nel profondo Scorpius sapeva di agire male il novanta per cento delle volte, quelle parole lo colpirono positivamente ed il senso di colpa sembrò quasi svanire.

« Mi dispiace davvero per... Alisecco. » riuscì soltanto a dire, prima di sorriderle e con sguardo dispiaciuto risalire su per il castello.

Chissà se Scorpius avrebbe davvero fatto tesoro di quelle parole un giorno, si chiese tuttavia Rose mentre ritornava dai i suoi migliori amici.

Il segreto di SalazarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora