La Biblioteca

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Erano passati due mesi dall'inizio della scuola, ed uno solo da quello stupido patto con Scorpius Hyperion Malfoy.

E in un mese non aveva trovato nulla.

Nella biblioteca erano accessibili solo alcune sezioni e reparti, ed era ovvio che lasciassero a loro disposizione ciò che fosse stato necessario al fine delle materie scolastiche.

Quindi era inutile illudersi di trovare qualcosa, sul serpentese o su suo padre, tra gli scaffali di quell'infinita biblioteca.

Ma dove cercare, allora?

« Il reparto proibito. »

Cassandra alzò la testa dal grande tomo che aveva davanti e posò i suoi grandi occhi castani sul viso di Oliver Zabini.

« Cosa hai detto? »

In realtà aveva sentito bene, ma si sentì stupida a non averci pensato prima.

«Sono settimane che giri nella biblioteca senza trovare risposte, quando in realtà ti bastava, semplicemente, cambiare reparto.»

E perché glielo diceva proprio proprio ora?

Erano settimane che le girava intorno, la provocava, cercava la sua attenzione e non aveva mai pensato, neanche per un secondo, di avvertirla e ridurre così i tempi?

«Grazie per avermelo detto solo adesso, Zabini.» disse irritata « Potevi risparmiarmi tutto questo tempo perso. » era davvero arrabbiata.

Oliver, comunque, continuava a sorridere sornione. Gli piaceva l'aggressività di Cassandra, era proprio per quello che ne era attratto.

« L'importante è avertelo detto. » rispose quello con risolutezza « Allora, quando ci andiamo? » domandò, dopo, con più entusiasmo e sorridendole allegramente.

« Cosa stai facendo, Zabini? » a cosa voleva arrivare quello spossato?

« Ti sto aiutando? » provò ad indovinare.

« Davvero? » gli chiese scettica.

« Ci sto provando, almeno. »

Insomma, ma perché doveva essere così reticente? Non poteva accettare il suo aiuto e basta?

Non avrebbe dovuto aiutarla, Scorpius semmai fosse venuto a saperlo avrebbe trovato ogni modo possibile per allontanarlo da lei, solo per quel difetto del sangue, e lui non glielo avrebbe permesso; perché, nonostante, sarebbe stato difficile, e forse anche umiliante per la sua stima, lui aveva deciso di farsi coinvolgere e avrebbe conquistato quella ragazza.

« Perché? Perché vuoi aiutarmi, cosa ci guadagni? » sospettava che, aiutandola, avrebbe di certo guadagnato qualcosa.

Zabini era capace di tutto.

Tutta la scuola sapeva che provocato un po' di più, Oliver Zabini era capace di rovinarti per sempre. Aveva un' intelligenza formidabile e la sua era una astuzia fine ma insidiosa.

Cassandra si ricordava perfettamente la fine che, durante il loro secondo anno, Oliver, aveva fatto fare ad uno studente del quarto anno.

Inoltre molti avevano ancora paura a stargli accanto durante l'ora di pozioni, per timore che potesse infilare nel loro calderone qualcosa che li facesse finire direttamente al San Mungo com'era successo a Stefan Lock, l'anno precedente.

Non si era mai scoperto cosa fosse successo davvero, ma tra le poltrone della loro Sala Comune si vociferava fosse stato Zabini stesso, per via di un litigio che aveva avuto il mattino stesso, nel dormitorio, con la povera vittima.

Cassandra non aveva mai voluto credere che un ragazzo di soli quattordici anni, fosse capace di un'azione simile - Stefan Lock si era ritrovato con metà volto quasi del tutto sciolto - ma che fossero le solite voci da corridoio.

Tuttavia, dopo averlo visto pronunciare il rituale per il Voto Infrangibile e aver visto la sua totale indifferenza, non poteva fare a meno di volerlo sempre più distante da sé e l'idea che lui potesse provare una qualche strana attrazione nei suoi confronti le creava disagio.

« Senti, questa sera noi andremmo nel reparto proibito.... Ti aspetto a mezzanotte, accanto al camino nella Sala Comune. » Oliver ignorò totalmente la domanda della Wood, ma anzi si alzò e la coinvolse in quella sua impresa « Ti conviene presentarti. » la minacciò, infine, per poi prendere la sua borsa e dirigersi fuori dalla biblioteca.

Cassandra rimase di stucco, ma non aveva altra scelta: quella sera sarebbe andata nel reparto proibito con o senza quell'odioso di Oliver Zabini.

« Primo litigio con il fidanzatino? »

James Sirius Potter si ergeva in tutta la sua altezza, davanti al suo tavolo. Sul volto un sorrisino strafottente.

Prima di rispondergli Cassandra lo guardò per un secondo, come se non si aspettasse che lui le rivolgesse ancora la parola.

« Non è il mio fidanzato. »

James fece spallucce, e si sedette proprio dove poco prima era seduto Zabini.

« Dal modo in cui ti perseguita non sembra. » continuava ad insinuare, con quel sorrisino spocchioso sulle labbra.

« Non devo darti nessuna spiegazione. » disse, ritornando a sfogliare il libro che aveva davanti.

« E ad Albus? »

Okay, James Sirius Potter voleva proprio litigare quella sera.

« Cosa vuoi? » gli chiese con durezza Cassandra, dopo aver chiuso il libro con violenza.

Il gesto bastò a far togliere il sorriso dal volto di James, che la guardò poco convinto.

Era davvero una strega, in tutti i sensi.

« Per colpa tua, io ed Albus non facciamo che litigare, Wood! Dovresti sapere cosa voglio! » James aveva alzato la voce, incurante degli sguardi di alcuni studenti rimasti ancora in biblioteca.

Cassandra cercò di trattenere le lacrime e cominciò a raccogliere la sua roba, mentre James si chiedeva perché fosse sempre così difficile parlare con lei.

Poi la vide girare il tavolo e dirigersi verso l'uscita, ma lui non aveva ricevuto nessuna risposta e non avrebbe lasciato quel discorso a metà: così la seguì.

« Wood! » la continuava a chiamare, ma era un illuso perché Cassandra non ci stava più a quel gioco.

Non avrebbe allontanato Albus solo perché non sapevano andare d'accordo tra di loro.

« Wood! Fermati! » ma Cassandra aumentava ancora di più il passo.

« Wood, diamine! » James l'afferrò per un braccio facendole cadere la borsa, e facendola girare violentemente verso di sé costringendola a sbattergli contro.

Cassie poté sentire il respiro di James sopra la sua fronte.

E James sentiva quello di Cassandra sul suo collo, ma non sentirono solo quello: qualcosa attanagliò lo stomaco di entrambi, ed infatti James la lasciò andare subito.

« Scusami... » le disse, aiutandola a raccogliere la borsa, ma lei lo spinse con tutta la forza che aveva lontano da sé e poi scappò verso i sotterranei.

James si passò una mano tra i capelli, e cercò di darsi una calmata: il cuore gli batteva all'impazzata.

Il segreto di SalazarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora