Part 2

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-Non capisco perché te ne sia andata, Ryl, davvero! - continua a sbraitare da mezz'ora Scar, nonostante le abbia detto di abbassare la voce, perchè tra poco uscirà Christine, la proprietaria del cafè, e la costringerà come al solito ad andarsene, ma lei continua - Sai quanti ne hanno promossi, che sono andati peggio di te? È un esame semplicissimo, questo, e tu in parte avevi anche risposto alla prima domanda che ti hanno fatto. Con un 22 ce l'avresti sicuramente fatta.

Seduta dietro il bancone, con i contorni del viso paffuto leggermente sfocati da una nuvoletta di vapore del suo the nero rovente, non vuole smetterla di agitarsi, sbattendo le mani tozze contro la superficie del bancone in marmo chiaro, rischiando costantemente di rovesciarsi addosso la tazzina fumante.

-Non voglio un 22, Scar - affermo, senza neanche guardarla, continuando a preparare i cinque caffè macchiati per il tavolo 6.

-E allora lascia questo posto, concentrati solo sullo studio! Non sei venuta in America per questo?

Una ragazzina seduta al tavolo 13 con le amiche si gira a guardarla. Sta attirando l'attenzione di tutti con le sue grida, come al solito.

-Sai che ho bisogno di soldi, l'affitto non si paga da solo.

-E che ne è del romanzo? Dimmi, trovi davvero il tempo per scrivere, dopo aver servito decine di cafè? Non trovi neanche quello per dormire, quindi immagino di no!

-Non ho il tempo per dormire perché cerco di ritagliarmi del tempo per studiare!

La ragazza fa scoccare la lingua contro il palato.

-Se non dovessi più studiare avresti il tempo per fare tutto - sibila, alzandosi in piedi sulle gambine in legno dello sgabello, e affacciandosi oltre il bancone. In questo rapido movimento, con un colpo di polso, sfila un paio di bustine di zucchero e se le infila nella tasca del cardigan rosso.

-Mi stai suggerendo di lasciare gli studi? E io cosa dico ai miei dall'altra parte del mondo? Loro credono che io sia qui per coronare il mio sogno di studiare lingue straniere in un'università prestigiosa.

-La New York Central University è tutt'altro che prestigiosa, lo sanno pure i cestini dell'immondizia che hai di fianco. E poi una volta lasciata l'università la maggior parte delle tue spese sarebbero coperte dal lavoro qui al cafè: non avresti più bisogno dei loro assegni mensili.

Mi volto a cercare gli occhi perfettamente rotondi di Scarlett, ma lei sta versando il contenuto delle bustine di zucchero nel suo the, continuando a sollevare i granelli con cucchiaino, per poi lasciarli colare nuovamente nel liquido scuro. Le ha sempre fatto schifo il the nero, ma si ostina a prenderlo perché dice che è drenante.

-Non farlo. Non mettermi in testa queste idee. Non posso, sono quasi alla fine. Mi manca solo un anno per la laurea.

Prendo le diverse tazzine di caffè con panna appena preparate, pronte a servirle al tavolo 6.

-Un anno di lezioni, ma di esami? Sono mesi che non ne superi neanche uno, e hai decine e decine di arretrati. Fatti un favore, e ascoltami. Almeno pensaci... Lo farai? - aggiunge gridando, per sovrastare la musica d'atmosfera della caffetteria, ma soprattutto perché sono fuggita via, portando le ordinazioni ai clienti. Non le rispondo, ma lei ormai è abituata: io fuggo. Lo faccio da sempre, e l'ho sempre fatto. È una costante di cui non riesco davvero a fare a meno.

Quando mi volto, per ritornare al bancone con il vassoio ormai vuoto, l'ingombrante figura della mia migliore amica non c'è più. Al suo posto, sul marmo chiaro, c'è solo una banconota da due dollari.

Così, tra caffè corretti, pancakes con sciroppo d'acero e tanti, troppi cappuccini, vedo il sole tramontare anche stasera: è un attimo, ed invece dei raggi dorati, le vetrine della caffetteria riflettono strade gremite di ragazzi, e decine e decine di piccole luci iniziano a punteggiare la mia visuale: piccole finestre lontane, squarci di altri vite, e poi auto sfreccianti, conversazioni su telefoni con luminosità troppo accese, locali dalle insegne folgoranti; tutto scorre via, ed in un battito di ciglia mi ritrovo nel retro del Cafè D'Orsay, ad accendere anche oggi l'insegna e l'illuminazione interna del locale.

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