Part 25 🎃

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🎃 Buon Halloween Trustini! 🎃

Con addosso un frontino peloso con delle orecchie da gatto, faccio del mio meglio per non far prevalere il mal di testa.

Il Cafè d'Orsay è addobbato a festa per Halloween, con piccole ghirlande rappresentanti zucchette e pipistrelli appesi da un lato all'altro delle pareti, e non solo! Centrotavola a forma di lanterne con ragnatele finte, il bancone pieno di piccoli teschietti e la sottoscritta conciata come una deficiente, con i baffi disegnati ai lati della bocca ed un grembiulino nero con su scritto Miau!

Halloween qui è preso molto più sul serio che da me, in Francia. A stento organizzavamo qualche serata film a tema, o andavamo a ballare indossando qualche stupido accessorio di pessima qualità raccattato boh dove.

Qui, invece è tutto molto più serio. E lo dico anche guardando la clientela... sono tutti mascherati.

Facendomi forza, mi impegno a non pensare a quella fastidiosa nausea che accompagna sempre le sbronze serie, e che sembra aumentare spaventosamente ogni volta che il mio sguardo si posa su un muffin alla zucca o i dolcetti glassati strabordanti di cioccolato...

La mia mente infatti è ancora ferma su ieri notte. Socchiudo gli occhi, per godermi il ricordo di ieri nel modo vivido in cui mi sembra ancora di sentirlo: le sue mani forti che mi stringono i fianchi, il fiato corto che si scontra sul mio collo e mi fa sospirare, il suo ginocchio fra le mie cosce...

-Meryl!

Dall'altra parte del locale, Kristine urla il mio nome richiamandomi al bancone.

Poso quindi con gentilezza le tazze arancioni colme di pumpkin spice latte con un sorriso a fior di latte mormorando un "Ecco a voi".

Ma quando mi avvicino al bancone, il mio cuore perde inevitabilmente un battito.

Chris, con un lunghissimo cappotto nero e del sangue finto a sporcargli il labbro carnoso, è fermo davanti la proprietaria con la solita aria arrogante che mette su quando è in veste Chris-professore.

I suoi occhi si specchiano nei miei per pochi, pochissimi secondi, per poi riconcentrarsi nuovamente su Kristine. Sta parlando di quanto faccia ancora caldo ad ottobre.

Lo devo ammettere. La sua indifferenza fa male, nonostante tutto.

Le immagini si alternano rapide: lui che si stacca di colpo, osservando con orrore le sue dita strisciare sulla pelle nude delle mie gambe. Il modo in cui si è alzato di colpo, quasi disgustato...

Quello che ha detto dopo...

"Sapevo che mi avresti attirato nella tua trappola prima o poi".

Anch'io mi limito a fare lo stesso. Gli dedico una rapida occhiata fingendo di non rimanere incantata dalla sua camicia vaporosa che gli lascia scoperte le clavicole e dalle lenti colorate color ghiaccio che donano una profondità tale al suo sguardo da lasciarmi senza fiato.

Cercando di controllare il battito furioso del mio cuore nel petto, raggiungo il capo dietro il bancone.

-Mi hai chiamato?

-Si, mi devi andare a cambiare questi al bar di fronte. Christopher non ha spicci.

Con lo sguardo fisso sul suo volto, annuisco come un soldato pronto ad andare in guerra per una giusta causa. Devo lottare con me stessa per non lasciare il mio sguardo indugiare nel suo per neanche un secondo.

-Non c'è bisogno, Kristine, posso andare io – prova ad insistere il ragazzo, ma senza lasciargli neanche il tempo di controbattere, io sono già corsa spedita verso la porta.

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