Part 14

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-Tra quindici minuti inizia il tuo turno, lo sai vero?

-Lo sa, e grazie a lei lo so anch'io. Può evitare di ripetercelo ogni cinque minuti, stiamo cercando di studiare!

Hyunjin le passa sgarbatamente il bicchiere ormai vuoto di frappè alla vaniglia, spingendoglielo tra le mani per spronarla ad andarsene. Kristine mi lancia un'ultima occhiataccia prima di sparire oltre la porta della cucina del Caffè D'Orsay.

-Puoi evitare di essere così scorbutico? Quella è il mio capo – bisbiglio, ma con un sorriso ampio che mi scalda le guance. Sarei una falsa se dicessi che non mi fa piacere avere Hyunjin qui al cafè, studiare con lui per tutto il tempo possibile, prima di iniziare il turno. È per questo che in questi giorni il mio trucco è più curato e i capelli generalmente disordinati sono sempre raccolti in acconciature semplici ma d'effetto: è stata una settimana intensa, passata quasi totalmente in sua compagna. Se mi sia pentita della mia scelta?

Guardo il ragazzo seduto accanto a me mordicchiare la penna a sfera fra quelle labbra piene e carnose e ne sono certa. Non ho sbagliato.

-Finché studiamo sono io il tuo capo – asserisce, lanciandomi occhiata da sotto le ciglia folte, un'occhiata che colpisce il mio povero cuore, facendolo sciogliere. Devo mantenere costantemente il controllo, con lui.

-Questa cosa l'hai decisa da solo, non lo abbiamo mai concordato – bisbiglio, senza guardarlo. Ma lui si avvicina, e con un sorrisetto che mi manda in cortocircuito gli ormoni, mi tende la mano.

-Ah no? Strano, mi sei sembrata piuttosto remissiva la settimana scorsa quando mi hai seguito in camera senza fiatare. Credevo fosse scontato che da quel momento comandassi io.

Sento le guance bruciare scostando rapidamente la sua mano con la mia.

-Smettila, e torniamo a studiare – lo rimbecco, riponendo la mia attenzione sui fogli davanti a me. Lo sento ridacchiare, e con orrore vedo che chiude il libro e lo infila nello zaino, alzandosi.

-Te ne vai già?

-Quella là ha ripreso a guardarmi male. Sicuramente il tuo turno sta per iniziare.

Ruoto il collo per vedere Kristine con un lunghissimo muso intenta a lanciarci occhiate di fuoco. Sbuffo sonoramente, tirandomi in piedi a mia volta.

-Un giorno o l'altro l'ammazzo.

-In questi giorni non ha fatto altro che trattarti di merda – inizia, avvicinandosi per non farsi sentire – Perché non ti licenzi e basta? Avresti più tempo per studiare, per dare gli esami. Lo hai detto tu di essere ai piedi di Cristo.

-Mi servono soldi, Hyunjin. Non si vive di solo studio e non posso gravare interamente sulla mia famiglia – bisbiglio, abbassando la testa. Lui sembra capirlo, perché annuisce senza più aggiungere nulla.

-Va bene, va bene – borbotta, infilandosi lo zaino in spalla, pronto ad andarsene – Allora stasera passo da te, ok? Facciamo la simulazione dello scritto di domani. Miraccomando, quando finisci qui fammi uno squillo che ti vengo a prendere.

Lo vedo andare via, bello come il sole, mentre avanza sicuro e disinvolto tra i tavolini, facendo girare tutte le ragazze presenti. Il mio stomaco è in subbuglio, vittima di quelle occhiate e quei sorrisi che, nonostante rari, sono capaci di risvegliare ogni mio senso. Sento ogni fibra del mio corpo bruciare, nell'attesa impellente che arrivi stasera per rivederlo.

-Meryl, ti vuoi muovere a cambiarti? Ah, e quando finisci, vedi di asciugare la scia di bava che hai lasciato dietro al tuo amico! – strilla Kristine, per farsi sentire dai numerosi clienti presenti, che ridacchiano divertiti.

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