Part 34

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Il vento freddo mi riporta alla realtà.

-Hai fatto una grandissima cazzata - continua a ripetere Chris da almeno mezz'ora. Guida con gli occhi burrascosi fissi alla strada di campagna che sta percorrendo. Il buio pesto ci impedisce di vedere oltre la luce dei fari, ma non ho alcuna intenzione di dirgli di fermarsi.

Voglio allontarmi, ho bisogno di andare via, di staccare per un po' con questa città che oggi sembra volermi cacciare per sempre.
Ho perso il lavoro, sono ai ferri corti con i miei.

Mi ripeto che è inutile pensarci adesso, ma come farò a restare qui? I miei non saranno sicuramente più disposti a darmi dei soldi e insisteranno fino all'esaurimento per farmi tornare. Del resto, lo farei anch'io se avessi scoperto che mia figlia è una bugiarda seriale.

Guardo Chris al mio fianco. Solo il pensiero di perderlo, di allontanarmi da lui...

... Non posso pensarci ora.

-Cosa avrei dovuto fare? Non potevo continuare a mentire, sono stata scoperta.

-Mentire no, ma almeno non fuggire come hai fatto. Questo li avrà fatti incazzare ancora di più. Per non parlare del fatto che sono rimasti soli con Susan... Quella ragazza non mi è mai sembrata realmente dalla tua parte.

Ha ragione... La presenza di Susan rende tutto più difficile. Ha tutto l'interesse a cacciarmi via, dopo quello che è successo con Hyunjin.
Perché deve essere sempre tutto così complicato?

La mano ampia e nervosa di Chris si posa sul mio ginocchio, fermando il modo incontrollato in cui trema.
-Non pensarci adesso, ok? Non pensarci e basta. So che è difficile, ma ricordi cosa ti ho detto stamattina in macchina?

-Che sembro la tua copia?

Ridacchia.

-Non solo. Ti ho anche detto che il posto dove avrei potuto portarti è più bello di sera. E beh, ringrazia che è inverno, perché ci faremo andar bene le 17, visto che è già buio.

Non mi sono accorta che la macchina è ferma da un po'.
Con un sorriso incerto esce dall'auto, venendo dal mio lato per aprirmi lo sportello.
Mi porge la mano, ma con una smorfia infastidita la scaccio via.

-Non mi piace questo gesto, scusa.

Lui non capisce, ma non insiste. Come se non fosse successo nulla mi fa strada. Solo ora, completamente immersa nell'oscurità, mi rendo conto di dove mi trovo.
Sembro a chilometri dalla città, che appare come un fascio di luci ridotte a puntine che illuminano il panorama oltre la collina dove ci troviamo. Da qui, così lontana, non sembra cattiva come pochi minuti fa. È troppo bella per esserlo.

Mi lascio trascinare per mano.

-Attenta a dove metti i piedi - borbotta il ragazzo davanti a me, con la torcia del telefono puntata davanti i suoi piedi perché non si vede nulla.

Ma dopo pochi passi, arresta la sua avanzata, alzando la torcia verso l'alto. Un'amabile cassetta di campagna si staglia nel vuoto più assoluto. Le pareti chiare avvolgono finestre in legno tinte di verde, e finiscono poco prima di un piccolo tetto spiovente, anch'esso color bosco.

Dalla tasca Chris caccia fuori un'enorme chiavistello, infilandolo nella toppa del cancelletto in ferro battuto, che si spalanca con un click.
Apre anche il secondo portone, e non appena l'aria viziata mi investe, indietreggio portando la mano al naso.

-Da quanto non venivi qui?

-Eh - sospira, entrando - Davvero un bel po'. Aspettami là, finisco di sistemare e apro le finestre.

Il vento freddo continua a intrufolarsi nei vestiti, facendomi rabbrividire. Sento diversi rumori provenire dall'interno, finché poi non lo vedo spuntare da una finestra al piano di sopra, spalancandola.

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