⁕Capitolo 18⁕

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Alzo lo sguardo e vedo l'ultima cosa che mi sarei aspettata. Mi ritrovo davanti un ragazzo. Ha gli occhi azzurri e i capelli di un castano scuro, quasi nero, con il ciuffo. È alto, almeno quanto Edgar, ha dei lineamenti duri, ma al contempo dolci e delicati e nel complesso è davvero bello. Al contrario di tutti gli altri nella scuola indossa una t-shirt di un verde spento, dei jeans blu scuro e un paio di converse nere.

"S-scusami." balbetto imbarazzata.

Ho sempre avuto il vizio di camminare guardando in basso, a volte mi capita anche nelle lezioni di danza e il maestro me ne dice di tutti i colori. Sto provando a togliermelo ma forse alla fine non è così male: se non camminavo con la testa bassa non sarei mai andata a sbattere contro questo angelo.

"Non preoccuparti. Io sono Marcos." dice porgendomi la mano e sorridendomi.

"Io sono Elizabeth." gliela stringo.

"Dobbiamo andare. La preside ti aspetta." solo ora mi accorgo che con lui c'è un altro ragazzo: ha la pelle del mio stesso colore, gli occhi e i capelli scuri anch'essi ed è un po' più basso di Marcos.

"Sì, andiamo. Ci si vede Elizabeth." dice Marcos seguendo l'altro ragazzo, che probabilmente gli stava facendo da guida, e salutandomi con la mano.

"Ciao." esclamo io poi mi rigiro verso la direzione che devo prendere e resto lì, ferma, per qualche secondo, a fissare il vuoto.

Riesco a ricompormi solo quando ricordo che sono nella mia nuova scuola e devo andare in classe così riprendo a camminare.

Proprio come mi ha detto la preside sulla destra si trova un'aula, la targhetta sopra la porta dice "41 1ªO" così busso. Subito dall'altra parte sento "avanti", apro la porta ed entro.

"Buongiorno, tu dovresti essere Elizabeth Rossi, giusto?" mi chiede un uomo sulla quarantina che deve essere il professore e io mi limito ad annuire.

È calvo ma con la barba nera, gli occhiali e un'aria che è al contempo sia seria, filosofica e severa, ma anche dolce e gentile.

"Ragazzi lei è la vostra nuova compagna di classe. Elizabeth vieni, perché non ti presenti?" chiudo la porta dietro di me, che era ancora aperta, e mi posiziono al centro della classe.

"Buongiorno, mi chiamo Elizabeth, ma potete chiamarmi Beth, ho 14 anni e- e... cosa?! Ho sette fratelli? Non mi pare il caso. Sono orfana o sono quasi morta due volte? Non voglio raccontare la mia storia ma soprattutto non voglio amici per compassione. Sono per metà italiana? Nah mi farebbero tutti domande sull'Italia. Forse la musica -mi piace cantare, suonare, danzare e tutto ciò che riguarda la musica." concludo.

"Null'altro?- mi chiede il professore e io scuro la testa -D'accordo io sono João Ferreira, l'insegnante di portoghese. Vai a sederti vicino a Clara, terza fila, l'unico posto libero- faccio come mi ha detto, mi siedo e 'svuoto' lo zaino, ovvero tolgo i due quaderni, l'astuccio e il diario -Bene ora riprendiamo la lezione."

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Il restante dell'ora e quella successiva le passa a fare un lungo monologo sulla grammatica ma non so esattamente su cosa. L'ora successiva, quella di scienze, mi sono presentata, di nuovo, e, anche se ci ho provato, non sono riuscita a concentrarmi, come le ora precedenti d'altronde, non so nemmeno di che argomento si parlava. L'unico pensiero fisso nella mia testa era Marcos, i suoi splendidi occhi azzurri, il suo sorriso perfetto. Credo di essermi presa una cotta!

Suona la campanella della ricreazione e tutti si alzano e escono dall'aula e io ovviamente li seguo, ma appena esco dalla porta non so proprio da che parte andare così resto lì ferma finché non vedo una testa riccia che si avvicina e in essa riconosco Bia.

I miei sette fratelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora