⁕Capitolo 36⁕

1K 40 15
                                    

La giornata con lui e le mie amiche si è rivelata fantastica, si sono conosciuti e si trovano bene insieme. Il pomeriggio è trascorso fra chiacchiere e risate e devo ammettere che reincontrare Sabrina e Benedicta è stato magnifico, mi erano mancate come l'aria.

A casa la situazione è ancora tesa: sto solo con Edgar, agli altri a malapena rispondo, anche perché so che è una cosa che odiano. Possiamo dire che sto applicando la mia piccola vendetta. In compenso sono molto più libera. Sanno di aver sbagliato, sanno che ho ragione e, nonostante i loro sguardi tristi ad ogni mio silenzio, non mi dicono nulla. Spesso quando devo fare qualcosa li avviso per messaggio qualche secondo prima e fin'ora non ho ricevuto risposte negative, non che le ascolterei d'altronde. È arrivato il momento di prendere in mano le redini della mia vita.

In questi giorni sto poco e nulla a casa. Sono andata a pranzo da Marcos e ho conosciuto per bene i suoi genitori, sono davvero fantastici. Sono gentili, dolci, simpatici. Chissà, forse anche i miei erano così.

La mia espressione si addolcisce mentre un piccolo sorriso rammaricato fa piegare spontaneamente gli angoli delle mie labbra all'insù. Poggio la testa sul pugno chiuso. Non ricordo nulla di loro, neppure i volti, ma l'effetto che mi fanno è sempre lo stesso.

"Sei la copia di mamma" mi dicono sempre i miei fratelli, o anche "hai indubbiamente il talento di papà" e ancora "e il suo stesso carattere, sei così dolce e buona".

A detta loro io sono il “mix perfetto” dei nostri genitori: lo stesso identico aspetto di mamma con il carattere di papà . A volte mi guardo allo specchio, chiudo gli occhi e li immagino dietro di me sperando che, quando li riapro, questa non sia più solo una fantasia e che possa vederli davvero. Un po' come lo specchio delle brame di Harry Potter ma il mio non funziona mai.

A volte vedo i miei fratelli che, mentre guardano vecchie foto di famiglia, si immergono nei ricordi o che, dopo un avvenimento, iniziano a narrare di cose simili successe prima, la maggior parte delle volte proprio con i nostri genitori, ma a me non succede mai. Io non ho ricordi, in molte delle foto di famiglia non ci sono e tutto ciò che mi viene in mente quando si nomina la parola "genitori" è la voce dolce e delicata di mia madre.

"Bambina mia! Non aver paura andrà tutto bene. Sii sempre forte e coraggiosa come ora"

Quella frase si ripete nella mia testa come un ciclo vizioso portando solo brutti pensieri. Tutto quel che so di quel giorno, come di tutti gli altri, soprattutto prima della loro morte, mi è stato raccontato. Io non voglio fare la vittima, ma a volte mi sento un po' esclusa, sapere che tutti loro hanno degli splendidi ricordi di loro, mentre io ho solo quella frase. Preferirei non averne proprio di ricordi.

So che non dovrei pensarlo ma a volte, quando sento i miei fratelli parlare così malinconici di mamma e papà, a me viene in mente che quel giorno non dovevano morire loro ma io. In fondo un po' è anche colpa mia, certo non posso compararmi a quell'idiota che guidava ubriaco ma forse, se fossi nata anche solo un giorno dopo, o se non fossi nata proprio, loro sarebbero ancora qui.

Edward ed Ethan non sarebbero stati costretti a crescere troppo in fretta, Edison avrebbe ancora il padre che tanto ammirava, Erik la madre che ha fatto nascere in lui la passione per la psicologia, Edgar e i gemelli sarebbero cresciuti con i loro genitori.

Scuoto leggermente la testa per tornare alla realtà e ricacciare dentro quelle due lacrimucce che minacciavano di uscire. Porto la mia concentrazione sul tema di portoghese. Lo rileggo velocemente. L'ho finito e non me ne ero neanche accorta, e non è neanche male.

Prendo il telefono e subito gli scrivo

Amore, io ho finito
Ci vediamo?❤️

I miei sette fratelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora