38. Questioni in sospeso

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𝙵𝚒𝚛𝚎𝚗𝚣𝚎, 𝚘𝚜𝚙𝚎𝚍𝚊𝚕𝚎 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚗𝚝𝚊 𝙼𝚊𝚛𝚒𝚊 𝙽𝚞𝚘𝚟𝚊.


«Eccoci. Potete cambiarvi qui, ho messo le divise e i camici di due medici che oggi non sono di turno, così non corriamo il rischio di incontrarli» suggerì la dottoressa Rosa, indicando uno sgabuzzino.

«La ringrazio. Faremo molto presto» promise Fang, entrando nello stanzino e aspettando Sara per chiudere la porta.

La luce del tramonto entrava lieve da una finestrella in alto, e, anche col semibuio, i due riuscirono a trovare gli indumenti di cui aveva parlato la dottoressa.

«Mi giro. Stai tranquilla, non guarderò» promise Fang, voltandosi e dando la schiena a Sara.

L'ispanica sorrise lievemente. «Se proprio insisti».

Lo trovava davvero carino. Nessun uomo l'aveva mai trattata con così tanta cortesia quanto Fang. Non le aveva mai mancato di rispetto e non si era mai approfittato di lei durante il soggiorno in casa sua, e non lo stava facendo nemmeno in una situazione del genere.

Dopo aver indossato l'uniforme azzurra, Sara provò una strana sensazione nell'infilare il camice bianco.
Era il suo sogno da una vita. Sentirsi chiamare "dottoressa", salvare i suoi pazienti e curarli, ricevere tante lodi e ringraziamenti da parte di tutti...
Ma, invece, nella realtà che stava vivendo, lei le vite le aveva rubate, e aveva ferito gravemente molte persone. Non si meritava di indossare un indumento così importante, anche se soltanto per una missione...

«Sei pronta?» le chiese Fang, rimanendo girato.

Sara strizzò le palpebre e strinse i denti. «Prontissima» rispose, agganciando il cartellino di riconoscimento della dottoressa Fernandez.

«Il bianco ti dona» la complimentò Fang, che si era concesso di sbirciare con la coda dell'occhio dopo aver ricevuto conferma che fosse vestita.

Sara inarcò le sopracciglia. «G-Gracias...» balbettò.

«Pensi che qualcuno degli uomini di Xavier, se si sono infiltrati tra i medici come noi, ti riconoscerà?» domandò la guardia del corpo.

«Non... penso. Ho tinto i capelli e oggi non sono truccata... Nessuna di loro mi ha mai vista al naturale...» rise imbarazzata l'ispanica. «Mi sento quasi nuda... mi sono tolta il novanta per cento della personalità».

«Sei una donna piena di personalità, Sara» la contradisse subito Fang. «Non sono il trucco e il colore di capelli a definirti. Sei tu che li definisci e dai loro personalità. Non il contrario».

La donna fu colta impreparata. Ciò che le era stato detto le aveva scaldato il cuore, sentiva la sua anima vibrare di gioia e danzare euforica nel petto. 

«Fang...» lo chiamò col batticuore.

L'uomo abbassò lo sguardo. «Dimmi».

Sara si alzò in punta di piedi e gli prese delicatamente il viso, esitando un attimo prima di baciarlo. Ma quando posò le labbra sulle sue, lui la abbracciò e le mise le sue grandi mani sulla schiena, senza troppa foga, con calma, ma con tanto calore. Quel bacio aveva un sapore di dolcezza e serenità, esattamente ciò che mancava nella sua vita ora.

Forse era stato il bacio più bello, il più desiderato e il più innocente che avesse mai dato. E questa volta non le sembrava una cosa sbagliata da fare. Affatto.

«Pensavo di non piacerti...» sussurrò Sara sulla sua bocca.

«Non ho mai detto che non mi piaci» replicò Fang, riprendendo a baciarla, dolce e gentile come prima. «Ma purtroppo dobbiamo andare... fuori ci aspetta la dottoressa...» mormorò, appoggiando la fronte a quella di Sara, con suo grande rammarico.

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